Lo scandalo delle lasagne alla carne di cavallo ha riacceso il dibattito sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari e delle carni in particolare. Torna così alla ribalta la discussa e incomprensibile bocciatura delle etichette facoltative per le carni bovine decisa nei mesi scorsi dal Parlamento europeo, con pochissimi voti di scarto. E il contestato no, come ricordano i lettori di Agronotizie, venne proprio dagli eurodeputati italiani. Che in seguito sembra siano tornati sulle loro decisioni, ma ormai la “frittata” era fatta. Ora si tenta di rimediare grazie anche alla disponibilità del presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Mantenendo fede ad un impegno preso con gli allevatori di bovini da carne italiani, il presidente De Castro ha organizzato una riunione con il presidente della commissione Envi (Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare), il tedesco Matthias Groote e con la relatrice del provvedimento all’esame del Trilogo, la francese Sophie Auconie, assieme al direttore del Consorzio L’Italia Zootecnica, Giuliano Marchesin. Argomento al centro dell’attenzione il provvedimento in itinere per l’abolizione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine. Un sistema, questo delle etichette facoltative, che al contrario risponde alle attese dei consumatori. Per il 71% dei cittadini europei, come ricorda la Cia citando i dati di Eurobarometro, è di interesse prioritario l'indicazione in etichetta dell'origine. Questa percentuale sale in Italia al 92% dove i consumatori chiedono a gran voce etichette trasparenti dalle quali risulti la provenienza delle materie prime.
Un ripensamento è possibile
Ora la partita passa al “Trilogo”, punto di incontro preliminare fra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, dove si discuterà anche di etichettatura. A questo proposito Sophie Auconie si è detta contraria all'abolizione di questa “formula” di etichettatura e la stessa posizione è stata espressa da Matthias Groote. Il presidente De Castro ha ipotizzato che il provvedimento, pur già approvato dal Parlamento, possa essere riesaminato anche alla luce dei recenti episodi di frode sui prodotti a base di carne. Apertura ad un ripensamento della decisione del Parlamento è stata poi espressa dal commissario alla Salute, Tonio Borg. Nel corso di un incontro con Marchesin, che ha parlato anche a nome dei colleghi francesi, irlandesi e spagnoli, Borg ha dato la sua disponibilità a discutere l'argomento in occasione del Trilogo.
Controlli al via
Intanto la Commissione europea ha dato il via ai controlli destinati a verificare con l'esame del Dna l'eventuale presenza di carni non citate in etichetta. Gli accertamenti saranno eseguiti su circa 2500 campioni in tutta la Ue e l'impegno finanziario sarà coperto per tre quarti da Bruxelles. La presenza di carne di cavallo apre poi la possibilità di ulteriori problemi per l'eventuale impiego di farmaci non ammessi per gli animali destinati al consumo, ma utilizzati in campo agonistico (i cavalli da corsa non possono essere destinati alla catena alimentare). E' il caso di un medicinale veterinario a base di fenilbutazone, un potente farmaco ad azione analgesica e antinfiammatoria. I dati dell'indagine saranno resi noti con una prima relazione entro il 15 aprile. Ma nel caso di campioni positivi i risultati dovranno essere comunicati immediatamente da parte dei singoli Stati membri. Ma verosimilmente le carni di cavallo finite nella catena alimentare non provengono da animali da corsa, bensì dai tanti cavalli “randagi” che affollano alcuni Paesi del Nord Est europeo e le cui carni sono molto deprezzate. Cosa che ha indotto commercianti dai pochi scrupoli ad utilizzarle impropriamente, pur di aumentare i loro guadagni. Resta in ogni caso la gravità della frode. Che serva almeno per un ripensamento sulle politiche di trasparenza commerciale. E per mettere il silenziatore alle lobby che a questa trasparenza si oppongono.