Le superfici a pesche e nettarine in Italia dal 2006 al 2011 sono calate del 5%, passando dai 93.506 ettari del 2006 agli 88.580 ettari del 2001. Nello specifico le pesche sono passate dai 60.957 ettari del 2006 ai 57.588 ettari del 2001, mentre le nettarine sono passate dai 32.459 ettari del 2006 ai 30.992 ettari del 2011 (Dati Istat).

Questo trend negativo delle superfici coltivate a pesco in Italia è legato sicuramente alle difficoltà dei produttori del settore frutticolo in generale e peschicolo in particolare, il quale va però contestualizzato all’interno di un problema che interessa la frutticoltura mediterranea: calo dei consumi causato dalla crisi economica e cambio delle esigenze e dei gusti del consumatore.

 

Nord e sud, situazione in controtendenza

Analizzando in modo diversificato le aree geografiche è possibile notare un’andamento diverso: -13% al nord e -21% al centro, mentre è +3% al sud. Al nord si è passati a 41.149 ettari di pesche e nettarine del 2006 ai 36.114 ettari del 2011, al centro dai 6.910 ettari del 2006 ai 5.434 del 2011, al sud dai 45.447 ettari del 2006 ai 47.032 del 2011.
Le motivazioni di questo dissimile andamento sono diverse, una tra tutte potrebbe essere legata alla maggiore gamma di prodotto disponibile negli ambienti meridionali rispetto a quelli settentrionali, così come evidenziato dall’analisi delle Liste varietali 2011 del Progetto Mipaaf+Regioni denominato 'Liste di orientamento varietale'.
In quest’ottica può essere citata l’attività di miglioramento genetico californiano e spagnolo che ha costituito varietà di pesche e nettarine a basso fabbisogno in freddo e di qualità organolettiche elevate che consentono una produzione anticipata sia in coltura protetta (da metà aprile) che in pieno campo (dall’inizio di maggio). 

 

Cambiano le esigenze del consumatore

Negli ultimi anni il consumatore ha profondamento modificato i propri bisogni e le proprie esigenze. I breeder di tutto il mondo hanno quindi deciso di seguire queste tendenza, in modo tale da creare frutti adatti a questo mercato e tali da soddisfare anche le esigenze economiche dei produttori.
In quest’ottica le pesche e le nettarine hanno diversificato sempre di più le loro categorie commerciali: abbiamo pesche a frutto tradizionale con diverse tipologie di sapore (dolce, equilibrato e acidulo), a frutto piatto, a polpa sangiugna, con sovraccolore rosso esteso su tutta la superficie, completamente deantocianiche, a polpa stony hard (dura e croccante) accanto alle più tradizionali fondenti e non fondenti. Tutto questo crea un elemento interessante dal punto di vista commerciale che deve però essere attentamente valutato dai produttori e dai tecnici nella fase di scelta e di creazione dell'impianto.

 

Crescono le pesche piatte

Oggi le pesche a frutto piatto sono sempre più presenti nei supermercati e sempre più richieste dai consumatori. Le pesche piatte (platipesche, saturnine o tabacchiere) rappresentano una tipologia di pesco a frutto di forma schiacciata, d’elevate caratteristiche organolettiche, facilità di consumo, facilità d'imballo e quindi di trasporto e commercializzazione. Il successo però che stanno riscuotendo è anche legato ad un processo d'innovazione varietale e di miglioramento genetico che negli ultimi anni si è sviluppato.
In questo modo si sono costituite varietà che migliorano le precedenti in alcune caratteristiche che ne limitavano la diffusione: la costante presenza di spaccature alla base del frutto con perdita di succo, il distacco alla raccolta di parti di buccia e di polpa per mezzo del peduncolo e spesso la modesta produttività.