Dai 18.500 ettari del 2022 ai 30mila del 2023 fino ai 31mila del 2024 (Istat), di cui oltre novemila nel Nordest. Questa la progressione del colza in Italia, coltura influenzata probabilmente dai nuovi orientamenti della Pac in termini di misure e pagamenti.
Ottima coltura da rotazione, il colza apporta diversi benefici al terreno e all'ecosistema agricolo in generale, favorendo anche il foraggiamento degli impollinatori. Non particolarmente elevate però le rese medie, attestatesi intorno ai 28,5 quintali per ettaro nel 2022, scendendo a 27,2 nel 2023 salvo risalire fino a 29,3 nell'anno in corso.
Quanto a ricavi, nel giugno 2024 il colza veniva quotato al Matif (Marché À Terme International de France) fra i 460 e i 470 euro alla tonnellata. Tradotto in Plv sulla base delle rese medie italiane dell'anno in corso si crea una forbice di ricavi fra i 1.350 e i 1.380 euro per ettaro. Bene ma non benissimo quindi, ma a questi denari andranno aggiunti anche i 110 euro per ettaro previsti dalla Comunità europea per chi abbia adottato la misura BCAA 4 relativa alle rotazioni.
Colza: flessibile e alternativo
Un vantaggio da non trascurare del colza risiede nell'estrema flessibilità quanto a epoche di semina. In una fase storica afflitta da elevati gradi incertezza climatica (generale) e metereologica (puntuale), si può guardare con interesse a una coltura seminabile da fine estate a inizio autunno. A seconda degli areali, l'importante è raggiungere lo stadio di rosetta prima che subentrino i rigori invernali.
Anche nei mesi freddi, però, le radici della coltura esplorano comunque il terreno captandone i nutrienti, in special modo l'azoto. Attività lenta, ridotta ma constate che consiglia quindi di prevedere una buona dotazione nel terreno già al momento della semina. A questa seguiranno poi le più opportune integrazioni azotate da somministrare tra febbraio e marzo.
La concimazione in presemina del colza
Per quanto detto sopra, è bene prevedere già a fine estate una prima somministrazione nutrizionale, meglio se in chiave organica od organominerale. In tal modo, oltre all'azoto si somministrano diversi elementi necessari al primo sviluppo della coltura, il tutto in forme più difficilmente dilavabili dalle piogge tipicamente autunnali. Inoltre, la componente organica migliora la struttura della rizosfera, favorendo la proliferazione radicale e migliorando la capacità del terreno di trattenere l'acqua.
Quanto a prodotti, sul mercato si possono trovare concimi organici che contengono dal 30 al 40% di sostanza organica, presente soprattutto in forma di acidi umici e fulvici.
Molte soluzioni contengono parimenti azoto, fosforo e potassio, ai quali è abbinato anche zolfo. Quest'ultimo elemento sarà poi fondamentale alla pianta per una sua crescita ottimale, sostenendola al meglio in primavera durante la successiva fase di fioritura e maturazione, momento nel quale aumenterà anche il contenuto di olio nei semi.
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Fonte: AgroNotizie®