La concimazione del vigneto è una pratica essenziale per ottenere produzioni soddisfacenti di uva, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Ad ogni vendemmia infatti l'agricoltore asporta dal campo le uve e lo stesso vale per i residui di potatura (se non vengono lasciati al suolo). A lungo andare quindi il terreno si impoverisce e la pianta non è più in grado di produrre uva in maniera ottimale.

 

Apportare nutrienti al suolo, e quindi alle viti, è dunque necessario per ricostituire quello stock di elementi essenziali al corretto sviluppo delle piante. Ma quali sono i nutrienti di cui la vite ha bisogno? Quanto concime occorre distribuire? In quale modo e in quale periodo? In questo articolo analizzeremo punto per punto tutti i fattori che determinano una corretta concimazione del vigneto.

 

 

Di quali elementi nutritivi ha bisogno la vite?

Per avere una crescita ottimale la vite ha bisogno di un ampio numero di elementi nutritivi che convenzionalmente sono distinti tra macroelementi, di cui la pianta ha necessità in quantitativi abbondanti, e microelementi, che invece servono nell'ordine di grammi ad ettaro.

 

Tra i macronutrienti troviamo: l'azoto (N), il fosforo (P), il potassio (K), il calcio (Ca), il magnesio (Mg) e lo zolfo (S). Mentre tra i micronutrienti troviamo: ferro (Fe), manganese (Mn), molibdeno (Mo), zinco (Zn), rame (Cu) e boro (B).

 

Attraverso la concimazione il viticoltore apporta solamente alcuni di questi elementi, come azoto, fosforo e potassio, in quanto la maggior parte dei nutrienti è già presente nel terreno in quantità sufficienti a soddisfare il fabbisogno delle piante. Solo in situazioni particolari il viticoltore utilizza concimi contenenti microelementi, solitamente applicandoli per via fogliare.

 

Di quali elementi nutritivi ha bisogno la vite?

Di quali elementi nutritivi ha bisogno la vite?

(Fonte foto: © fotolesnik - Adobe Stock)

 

Vediamo ora quali sono i principali nutrienti di cui la vite ha bisogno.

 

Azoto

È l'elemento base grazie al quale la pianta può crescere ed è il primo fattore che influenza la resa produttiva. Carenze di azoto causano basse produzioni, crescita stentata, anticipo della maturazione e della caduta fogliare, scarsa qualità del mosto. Ma un eccesso di azoto può portare ad un ritardo delle fasi fenologiche, minor resistenza ai funghi e agli stress ambientali, maggiori consumi idrici e scarsa qualità dell'uva.

 

Fosoforo

È essenziale per il metabolismo energetico delle piante e per lo sviluppo dell'apparato radicale, nonché per la fioritura e l'allegagione. Se l'azoto si disperde facilmente nell'ambiente (per lisciviazione e volatilizzazione), il fosforo è invece un elemento piuttosto stabile e quindi può essere apportato anche con solo una, due applicazioni l'anno.

 

Potassio

Rappresenta circa l'1% della sostanza secca ed è importante per la sintesi e il trasporto dei carboidrati, nonché per gli scambi idrici e la formazione degli antociani. È un elemento piuttosto stabile nel terreno, il suo assorbimento è però influenzato negativamente dalla presenza elevata di magnesio.

 

Calcio

È un elemento abbondante nei suoli e perciò di solito non viene apportato con la concimazione. Ha un ruolo importante nella costruzione delle pareti cellulari e in molte reazioni enzimatiche. È fondamentale per avere uve di qualità, ma un suo eccesso contrasta l'assorbimento del ferro.

 

Magnesio

È alla base della clorofilla e ha un ruolo importante nella costruzione delle pareti cellulari. Se presente massicciamente nei suoli riduce l'assorbimento del potassio.

 

Per avere una crescita ottimale la vite ha bisogno di un ampio numero di elementi nutritivi

Per avere una crescita ottimale la vite ha bisogno di un ampio numero di elementi nutritivi

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

A questi elementi principali se ne aggiungono di minori, solitamente presenti a sufficienza nei suoli, che però l'agricoltore può essere interessato ad apportare attraverso la concimazione fogliare per ottenere specifici risultati o sopperire a particolari carenze.

 

Ad esempio il boro, che ha un ruolo importante nella fase di fioritura e allegagione, può essere applicato per via fogliare prima dell'antesi per potenziare la capacità riproduttiva delle viti e avere quindi una maggiore allegagione, soprattutto in quei vitigni scarsamente fertili.

 

Quali sono i fattori che influenzano l'assorbimento dei nutrienti?

Al fine di calcolare la corretta quantità di nutrienti da apportare alla coltura è importante sapere anche quali sono i fattori che possono influenzarne l'assorbimento. Il terreno infatti può essere ricco di un dato nutriente, ma per diverse ragioni questo può non essere disponibile per la pianta.

 

Tessitura del terreno

Terreni sciolti, come quelli sabbiosi, tendono a perdere più velocemente i nutrienti e dunque richiedono una nutrizione più frazionata. Terreni argillosi o limosi, invece, conservano acqua e nutrienti, tuttavia tendono a trattenere P e K, limitandone l'assorbimento. Infine suoli saturi di acqua causano asfissia radicale che determina un mancato assorbimento dei nutrienti.

 

La tessitura del terreno

La tessitura del terreno

(Fonte foto: Fertilgest®)

 

Acidità del suolo

A pH neutro gli elementi nutritivi sono facilmente assorbibili, a pH acido o basico invece vengono privilegiati alcuni elementi a discapito di altri. Questo può portare l'agricoltore a correggere il terreno con ammendanti o a scegliere portainnesti specifici.

 

Contenuto in sostanza organica

Il livello ottimale dovrebbe essere intorno al 2%, ma spesso è più basso dell'1%. La sostanza organica migliora le caratteristiche fisiche del terreno e facilita l'assorbimento dei nutrienti.

 

Precipitazioni

La presenza di acqua piovana (o irrigua) nel terreno è fondamentale per il corretto assorbimento dei nutrienti. In assenza di acqua i concimi azotati, ma non solo, non si disciolgono e non sono assorbiti dalle radici.

 

Portainnesto

La genetica del portainnesto determina il volume di terreno esplorato e dunque la capacità della pianta di reperire nutrienti. Inoltre alcuni portinnesti favoriscono l'assorbimento selettivo di alcuni elementi a discapito di altri. Ad esempio i portinnesti che hanno maggiore capacità di assorbire il potassio sono poco selettivi nei confronti del magnesio e sono anche quelli che aumentano l'incidenza del disseccamento del rachide nei vitigni sensibili.

 

Inerbimento

Un terreno inerbito, benché porti con sé notevoli pregi, richiede anche un apporto di acqua e nutrienti superiore, almeno nei primi anni di crescita. La presenza di leguminose può invece essere una fonte di N per le piante.

 

Un vigneto inerbito

Un vigneto inerbito

(Fonte foto: © Arpad - Adobe Stock)

 

Le diverse tipologie di concimazione: di fondo, di allevamento e di produzione

Di norma la concimazione del vigneto viene distinta in tre tipologie: di fondo, di allevamento e di produzione.

La concimazione di fondo viene fatta al momento della messa a dimora del nuovo impianto e ha come obiettivo quello di fornire alle piante lo stock di quei nutrienti scarsamente mobili (come fosforo e potassio) che serviranno poi negli anni successivi.

 

La concimazione di allevamento mira a sostenere la crescita armoniosa della vite nei primi due, tre anni di vita. Mentre la concimazione di produzione, come suggerisce il nome, ha l'obiettivo di sostenere la vite nel suo sforzo produttivo.

 

Per determinare la consistenza della concimazione di fondo solitamente viene effettuata una analisi del terreno al fine di comprenderne la struttura fisica (terreno sabbioso, limoso o argilloso), il contenuto di elementi nutritivi e di sostanza organica, nonché il pH e la capacità di scambio cationico. Bisogna inoltre considerare la coltura precedente (se ad esempio è erba medica occorre una pesante concimazione potassica), nonché la tipologia di portainnesto e la varietà di vite.

 

Durante l'aratura si interrano in profondità concimi organici e minerali, in grado di migliorare le caratteristiche del suolo e di rendere disponibili per le radici fosforo, potassio e magnesio per tutta la vita dell'impianto. Questi elementi, infatti, sono poco mobili e non raggiungerebbero gli strati più profondi con la sola concimazione di copertura.

 

Di solito si procede quindi con lo spargimento di letame bovino, se disponibile, che apporta sostanza organica. La dose è molto variabile, da 30 a 60 tonnellate/ettaro. Si apporterà anche fosforo (50-250 chilogrammi/ettaro di anidride solforosa P2O5) e potassio (200-500 chilogrammi/ettaro di K2O). Non serve invece usare concimi azotati, in quanto si perderebbero velocemente nel terreno.

 

Azienda Milillo di Rutigliano, settembre 2001: scasso del terreno per un nuovo vigneto

Azienda Milillo di Rutigliano, settembre 2001: scasso del terreno per un nuovo vigneto

(Fonte foto: Mario Colapietra)

 

La concimazione di allevamento ha l'obiettivo di sostenere lo sviluppo della pianta, ma non deve essere eccessiva per non "scoraggiare" la vite dallo sviluppare un apparato radicale profondo. Solitamente vengono dati 20-30 chilogrammi/ettaro di azoto il primo anno, in primavera, e 40-50 chilogrammi/ettaro ad anno nel biennio successivo.

 

Il piano di concimazione del vigneto: il calcolo della quantità

Abbiamo visto quali sono gli elementi nutritivi di cui la vite ha bisogno e quali sono i fattori che influenzano il loro assorbimento. Ma quanto concime occorre dare ad un vigneto in produzione? Per calcolarlo bisogna prendere in considerazione due elementi fondamentali: l'obiettivo aziendale e la produttività del vigneto.

 

La concimazione è influenzata moltissimo da che cosa il viticoltore vuole ottenere. Nella tabella qui sotto possiamo vedere valori di concimazione a seconda della tipologia di vino che si vuole produrre. Ad esempio il potassio è un elemento che influenza l'acidità del vino. Il viticoltore dovrà dunque modulare la concimazione potassica a seconda che si intenda produrre uno spumante metodo classico o un vino rosso da invecchiamento.

 

La concimazione del vigneto deve essere calibrata sugli obiettivi enologici

La concimazione del vigneto deve essere calibrata sugli obiettivi enologici
(Fonte foto: Mauro Schippa, ICL)

 

L'obiettivo enologico deve dunque guidare la scelta e per questo motivo serve che ci sia un confronto diretto e costante tra il viticoltore e l'enologo consulente, proprio o della cantina di riferimento.

 

L'altro elemento da tenere in considerazione è la quantità di materiale vegetale asportato dal vigneto durante l'anno. In primis con la vendemmia, ma anche la potatura, se i sarmenti vengono allontanati. Fatte queste premesse l'agricoltore dovrebbe stilare un piano di concimazione che tenga conto degli obiettivi aziendali, degli asporti e della produttività attesa. Nonché di altri fattori che possono influenzare la concimazione, come la tessitura del terreno, la presenta di cotico erboso, eccetera.

 

I calcoli non sono tuttavia banali e se invece si vuole avere una idea di massima dei volumi da impiegare, si possono prendere a riferimento i Disciplinari di Produzione Integrata redatti dalle regioni, nei quali sono riportate delle tabelle esplicative di facile fruizione.

 

Facciamo un esempio prendendo il Disciplinare dell'Emilia Romagna. Su un vigneto in cui si prevede una produzione di 16-24 tonnellate di uva ad ettaro si contempla una dose standard di azoto pari a 80 chilogrammi/ettaro. Sono previsti poi dei decrementi o degli incrementi sulla base di determinate condizioni. Ad esempio, se si sono distribuiti ammendanti l'anno precedente si diminuirà la dose, che sarà invece aumentata nel caso in cui il suolo sia inerbito o in caso di scarsa dotazione di sostanza organica del terreno.

 

Vite da vino - alta produzione - concimazione azoto

Vite da vino - alta produzione - concimazione azoto

(Fonte foto: Regione Emilia Romagna)

 

Lo stesso ragionamento si fa con il fosforo e il potassio. Sempre lo stesso campo, con una produzione attesa di 16-24 tonnellate/ettaro, avrà bisogno da 40 a 160 chilogrammi/ettaro di P2O5 (anidride fosforica) a seconda della dotazione del terreno (rilevabile nelle analisi). E anche in questo caso ci saranno incrementi e decrementi.

 

E anche per il potassio il ragionamento è identico. Si va da 70 a 180 chilogrammi/ettaro di K2O (ossido di potassio) a seconda della dotazione del terreno, con elementi di decremento e incremento.


Vite - alta produzione - concimazione fosforo e potassio

Vite - alta produzione - concimazione fosforo e potassio

(Fonte foto: Regione Emilia Romgana)


Un calendario di concimazione del vigneto: concimazione autunnale e primaverile

Calcolate le quantità di concime da applicare al vigneto resta da capire in quali momenti deve avvenire la distribuzione in campo. Su questo fronte occorre tenere in considerazioni alcuni fattori, come ad esempio lo slittamento tra il periodo di assorbimento e il reale utilizzo dei nutrienti, nonché le caratteristiche ambientali che possono influenzare l'assorbimento.

 

Bisogna dunque prevedere una concimazione autunnale, da effettuarsi in fase di maturazione del legno, indicativamente nei mesi di settembre-ottobre, che ha lo scopo di dare nutrimento alla pianta dopo la produzione, al fine di ricreare le scorte di metaboliti utili alla ripresa vegetativa in primavera.

 

Come si vede nello schema qui sotto, c'è un picco nel consumo di azoto nella fase di germogliamento, ma in questa fase fenologica la pianta non assorbe nutrienti dal terreno e dunque viaggia con le scorte che ha immagazzinato l'anno precedente. Lo stesso vale per il magnesio, lo zolfo e il manganese.

 

Assorbimento dei nutrienti

Assorbimento dei nutrienti

(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)

 

Circa un terzo dell'azoto deve dunque essere dato in autunno, con un concime di pronto utilizzo che sostenga lo sviluppo vegetale. Ma in questo periodo devono essere anche dati i concimi organo minerali, in quanto a più lento rilascio e dunque utili a fornire nutrienti in primavera. In autunno possono essere dati anche i concimi fosforici e potassici, poiché non soggetti ai rischi di lisciviazione.

 

Momento cruciale per la concimazione è la primavera, in quanto la vite deve ricostituire la sua intera chioma e gettare le basi per la produzione di uva. Si considera dunque di applicare un terzo della frazione azotata prima della fioritura e un terzo successivamente.

 

Durante la stagione è poi indispensabile monitorare attentamente la vigna, intervenendo con concimazioni ad hoc nel caso ci siano i segni di microcarenze. Oppure si può intervenire con concimi specifici per perseguire obiettivi aziendali particolari, come abbiamo visto nel caso del boro.

 

Durante l'estate si tende a non concimare la vigna. A meno che non si disponga di un impianto di fertirrigazione, le condizioni ambientali non permetterebbero infatti la scioglimento dei concimi e l'assimilazione. Inoltre durante l'estate, nonostante si verifichi la maturazione delle uve, il consumo di nutrienti è discendente.

 

Non bisogna infatti dimenticare che la vite è una pianta che esprime il meglio di sé, in termini di caratteristiche organolettiche e polifenoliche, quando in un leggero stato di stress. A meno che l'obiettivo aziendale non sia produrre elevati volumi, la concimazione deve dunque essere moderata per stimolare la pianta a perseguire la qualità.

 

Concimi biologici e convenzionali per il vigneto

Sul mercato esiste oggi una moltitudine di concimi dedicati al vigneto tra i quali talvolta è difficile destreggiarsi. Dobbiamo prima di tutto distinguere tra concimi minerali, organici e organo minerali. Ricordando che solo quelli organici sono ammessi in agricoltura biologica.

 

Tra i concimi minerali la parte del leone la fanno i concimi azotati, tra cui troviamo il nitrato d'ammonio, il nitrato di calcio, il solfato ammonico e l'urea. Il primo è un concime prontamente assimilabile che tuttavia è soggetto alla lisciviazione. Il nitrato di calcio ha il pregio di apportare calcio alla coltura, oltre all'azoto.

 

L'urea è un concime con azoto organico di sintesi che al suolo viene degradato in azoto ammoniacale dalla flora batterica e quindi assimilato dalla coltura. La velocità con cui operano i batteri è direttamente proporzionale alla temperatura ambientale. È molto usato grazie al basso costo e all'alto tenore di azoto.

 

Sul mercato oggi esiste una moltitudine di concimi dedicati al vigneto

Sul mercato oggi esiste una moltitudine di concimi dedicati al vigneto

(Fonte foto: © Gyula Gyukli - Adobe Stock)

 

Tra i concimi fosforici ricordiamo il perfosfato semplice, mentre tra quelli potassici il solfato di potassio e il cloruro di potassio. Il secondo è sconsigliato nei suoli salini. Ad ogni modo di solito in autunno e primavera vengono usati concimi NPK, che contengono quindi tutti e tre i macroelementi in proporzioni variabili.

 

A questi si devono aggiungere poi i concimi azotati a lento rilascio o con inibitori dell'ureasi. Si tratta di prodotti che permettono di fornire alla pianta l'azoto di cui ha bisogno per un lasso di tempi più lungo, consentendo quindi una nutrizione più equilibrata e minori interventi di campo.

 

In vigneto è anche possibile utilizzare i concimi organici, prodotti derivati da materiali organici di origine vegetale o animale. Anche in questo caso ci sono tanti prodotti oggi sul mercato. Tra i concimi organici azotati ricordiamo la cornunghia, il sangue secco, la farina di carne e altri. Tra quelli che oltre a N contengono anche P ci sono il guano, la pollina, la farine di pesce e la farina di ossa.

 

Come e quando eseguire la concimazione fogliare?

La concimazione fogliare è una pratica molto efficace nell'apportare direttamente alla chioma nutrienti prontamente assimilabili ed utilizzabili. Viene dunque utilizzata per risolvere carenze di micronutrienti, dovute ad esempio a scarsa disponibilità nel terreno.

 

Oppure per apportare velocemente nutrienti di difficile traslocazione, come nel caso del calcio, che in certe condizioni può non raggiungere prontamente le aree interessate. O ancora per stimolare una risposta localizzata della pianta. Ad esempio concimazioni azotate fogliari autunnali portano un accumulo di nutrienti nelle gemme e quindi aiutano la ripresa vegetativa l'anno successivo.

 

Inoltre occorre ricordare che la concimazione fogliare è ideale quando le condizioni ambientali (carenza di pioggia) non rendono possibile l'uso di concimi al suolo. Tuttavia questa pratica non può essere intesa come sostitutiva della concimazione tradizionale.

 

Come si riconoscono le carenze nutritive della vite?

Un bravo viticoltore sa leggere le foglie della vite come se fossero un libro aperto. Si tratta tuttavia di un'arte che si apprende sul campo con anni e anni di pratica. Se non si vogliono effettuare analisi di laboratorio, il modo migliore per riconoscere carenze nutritive nelle piante è attraverso l'osservazione delle foglie, anche se i sintomi spesso possono essere confusi con attacchi di patogeni fungini o fitoplasmi, nonché fisiopatie.

 

Vediamo di seguito quali sono le principali carenze a cui può andare incontro una vite.

 

Carenza di azoto

Piuttosto rara, si manifesta con ingiallimenti delle foglie adulte e crescita stentata della pianta, nonché scarsa allegagione e maturazione dei frutti. Carenze di azoto si ripercuotono poi anche sull'attività dei lieviti nelle fasi di vinificazione.

 

Carenza di potassio

Si manifesta con ingiallimenti e disseccamenti dei margini fogliari e in estate con la "brunissure" (imbrunimenti che coprono i lembi delle foglie basali). Tale carenza si traduce in un rallentamento di maturazione degli acini e scarsa maturazione dei germogli, nonché in una scarsa tolleranza agli stress abiotici.

 

Spesso si riscontra su suoli argillosi o ricchi di Mg (magnesio) o troppo sciolti. Possono influire anche portinnesti scarsamente efficaci nell'assorbimento del potassio stesso.

 

Carenza di potassio

Carenza di potassio

(Fonte foto: Rutgers)

 

Carenza di magnesio

La sua espressione più pericolosa è il disseccamento del rachide, in quanto compromette la produzione del vigneto. Sulle foglie la carenza di magnesio porta all'ingiallimento delle venature distali delle foglie basali (su vitigni a bacca bianca) oppure al loro arrotolamento (vitigni a bacca scura).

 

Carenza di magnesio

Carenza di magnesio

(Fonte foto: Università del Montana)

 

Carenza di ferro

Causa la cosiddetta clorosi ferrica, che si manifesta con un ingiallimento delle foglie. Se non si interviene si ha colatura dei fiori, acinellatura e scarso accrescimento dei germogli. È più frequente nei suoli calcarei ed è aggravata dall'eccesso di concimazione azotata e da ripetute lavorazioni del suolo. Il metodo migliore per contrastare la clorosi ferrica è la scelta di portinnesti resistenti.

 

Sintomi da carenza di ferro

Sintomi da carenza di ferro

(Fonte foto: DJ's Growers)

 

Carenza di boro

Si manifesta con ingiallimenti o arrossamenti a mosaico delle foglie apicali che si corrugano e tendono ad accartocciarsi. I germogli presentano internodi raccorciati e compaiono necrosi sulla punta dei viticci. Carenze di boro causano colatura fiorale, scarsa allegagione e acinellatura.