Allo scopo di ridurre gli impatti ambientali, il progetto ha studiato la dinamica dei nitrati e il miglioramento della qualità dei suoli attraverso l'uso di sostanza organica e tecniche di agricoltura conservativa. Quella seguita si è dimostrata una strada nuova e percorribile per avere buone produzioni senza impattare sulla qualità delle acque e dei suoli, con miglioramenti della gestione agronomica e la riduzione delle lavorazioni meccaniche del suolo.
Il progetto ha coinvolto due aziende agricole a indirizzo cerealicolo, caratterizzate da terreni di medio impasto rappresentativi delle principali tipologie pedologiche della provincia di Ferrara, ricadenti in zone dichiarate vulnerabili ai nitrati di origine agricola.
L'ipotesi di partenza è che aumentando la sostanza organica nei suoli aumenta la capacità dei terreni di prevenire le perdite di nitrati verso la falda e le acque superficiali, per effetto dell'incremento dell'attività microbica; il processo di denitrificazione operato dai batteri, cioè il passaggio da azoto nitrato ad azoto molecolare, che essendo gassoso passa dal suolo all'atmosfera, avviene senza inquinare le falde e le acque superficiali. Le prove in laboratorio e in campo hanno confermato la bontà di questa ipotesi e hanno permesso di formulare indicazioni pratiche in merito alle tempistiche di fertilizzazione azotata.
Entrambe le aziende agricole partner del progetto hanno ospitato una prova agronomica dedicata al confronto tra diverse tipologie di conduzione dei terreni agricoli: due trattamenti di agricoltura convenzionali, a partire dall'aratura e due trattamenti di agricoltura conservativa (uno con minima lavorazione, l'altro con la non lavorazione convenzionale e la semina su sodo). Nei tre anni di prove si sono succedute come colture frumento tenero-mais-frumento tenero.
Già dai primi anni della conversione dal sistema convenzionale al conservativo si sono ottenute buone rese sia per il mais che per il frumento, pari a circa 7-9 tonnellate/ettaro per granella di frumento e 13-17 tonnellate/ettaro per il mais. Per contro, si è evidenziato che nei sistemi arativi dove vengono rispettati i valori di fertilizzazione con le massime applicazioni standard e si asportano i residui delle coltivazioni si va incontro a perdite di azoto. Nei sistemi conservativi, invece, lasciando i residui colturali o effettuando delle cover crop opportunamente fertilizzate per stimolarne la produttività, si può mantenere e aumentare la sostanza organica nel corso degli anni.
Per quanto riguarda l'impatto e la sostenibilità ambientale si è valutata l'impronta del carbonio, mentre dal punto di vista agronomico è stata fatta un'analisi sull'efficienza dell'azoto. In tutte le tesi che hanno utilizzato compost l'impronta carbonica è stata inferiore rispetto alle tesi senza ammendanti, indipendentemente dalla gestione agronomica. Per quanto riguarda l'efficienza dell'azoto, si è evidenziato un suo aumento su sodo.
Altro aspetto valutato è stata la sostenibilità economica. Anche se i dati sono risultati diversi tra le prove e le due aziende per i differenti costi delle lavorazioni e la variabilità delle rese, le tesi con minori lavorazioni combinate con la propria sostanza organica hanno prodotto i risultati economici migliori.
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Fonte: Agronotizie