La Xylella fastidiosa subsp. pauca è una delle cause del disseccamento degli olivi nel Sud della Puglia, ma non spiega la maggioranza dei casi di morte di questi giganti verdi. Anzi, suo ruolo potrebbe essere meno rilevante di quanto finora osservato. È questa la conclusione alla quale giunge lo studio "A decade of monitoring surveys for Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive groves in Apulia (Italy) reveals a low incidence of the bacterium in the demarcated areas", pubblicato su Journal of Phytopathology il 31 gennaio 2024 e che reca la firma del batteriologo vegetale del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria di Roma Marco Scortichini e della geografa Margherita Ciervo dell'Università degli Studi di Foggia.

 

E su tutto aleggia un'ipotesi ancora più eclatante: considerato che la Xylella fastidiosa sembra essere uno degli agenti causali coinvolti nel deperimento, le cause del disseccamento sarebbero da ricercarsi anche su altri fronti, forse nel cambiamento di clima che ha reso più aggressivi taluni funghi patogeni già presenti negli areali colpiti anche dal batterio, come il Neofusicoccum mediterraneum, già oggetto di studio per quanto riguarda taluni casi documentati di disseccamento di olivi nel Salento al quale Xylella è risultata però del tutto estranea.

 

Il nuovo studio "A decade of monitoring surveys for Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive groves in Apulia (Italy) reveals a low incidence of the bacterium in the demarcated areas" prende le mosse da un'analisi, basata sui dati ufficiali di Regione Puglia risultanti dall'attività di sorveglianza svolta nell'arco di un decennio.

 

I dati mostrano che l'incidenza di Xylella fastidiosa nelle zone di "contenimento" - l'ultimo lembo dell'area infetta, quello nel quale sono obbligatorie le azioni di contenimento - e "cuscinetto", la prima fascia dell'area indenne dove sono obbligatorie le azioni di eradicazione, è molto bassa, soprattutto durante le ultime tre campagne dal 2020-2021 al 2022-2023, quando il batterio è stato rilevato in un intervallo compreso tra lo 0,06% e lo 0,70% delle piante campionate: e nella maggior parte degli alberi campionati che mostravano sintomi di Codiro, il batterio non è stato rilevato, specie nelle ultime campagne di rilevamento.

 

Ma va detto che lo stesso studio di Scortichini e Ciervo pubblicato su Journal of Phytopathology propone anche una visione dinamica nel tempo di questo fenomeno: il tasso d'infezione da Xylella fastidiosa di piante con sintomi di disseccamento analizzate nei monitoraggi decresce anno dopo anno.

 

Infatti, nel monitoraggio 2014-2015 il rapporto tra piante analizzate infette e piante con evidenti sintomi di disseccamento era attestato al 69,56%, ma già nel 2016-2017 lo stesso tasso d'infezione crolla al 22,56%, per arrivare al 20,58% nel monitoraggio targato 2017-2018, quando la situazione sembra stabilizzarsi.

 

Invece il tasso d'infezione nel 2018-2019 perde altri 5 punti, calando al 15,33%, mentre nel 2019-2020 accenna ad una risalita toccando il 19%. Il rapporto tra piante analizzate risultate infette da Xylella fastidiosa e piante con evidenti sintomi di disseccamento cala ancora invece nel 2020-2021, posizionandosi al 12,04% per poi ruzzolare al 3,21% nel 2021-2022 ed infine non sono statisticamente rilevanti nel 2022-2023.

 

Costantemente basso è invece il tasso di infezione tra piante risultate infette e il totale delle piante analizzate, che però nelle ultime due campagne di rilevamento finisce con valori tra lo 0,06% e lo 0,70%.

 

Sulla base di questi dati e in base a modelli epidemiologici che hanno verificato il ruolo trascurabile degli olivi asintomatici nella diffusione del Codiro, come riportati nell'articolo "Estimating the epidemiology of emerging Xylella fastidiosa outbreaks in olives", pubblicato nel 2020 da Plant Pathology, gli autori arrivano a proporre di eliminare la norma che impone l'estirpazione di tutte le piante ospiti che circondano un albero positivo alla Xylella fastidiosa in un raggio di 50 metri. Tale azione - secondo gli autori dello studio - potrebbe salvare molti ulivi centenari e monumentali sani e il notevole paesaggio che contribuiscono a costruire.

 

Su tutto resta una domanda, se gli olivi che pure muoiono - e sono tanti i casi di disseccamento nelle aree cuscinetto e contenimento - di che cosa stanno morendo, dato che la Xylella sembra essere solo un comprimario? "Dai dati ufficiali si evince che vanno approfonditi gli studi epidemiologici sulle cause del disseccamento e che si prendano in considerazione anche altri microorganismi" suggerisce Scortichini.

 

In realtà questa analisi sui dati di Regione Puglia rilancia l'ipotesi Codiro - già avanzata da un'altra ricerca effettuata da un pool interdisciplinare del Crea, i cui risultati sono integralmente pubblicati su Pathogens (Patohogens 2022, 11, 53) nell'articolo "Neofusicoccum mediterraneum Is Involved in a Twig and Branch Dieback of Olive Trees Observed in Salento (Apulia, Italy)" ovvero "Neofusicoccum mediterraneum è coinvolto nel deperimento di rami e branche di olivi osservati nel Salento (Puglia, Italia)" e già ripreso da AgroNotizie®.

 

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