I funghi possono parassitizzare altri funghi. È questo il concetto alla base del micoparassitismo, un fenomeno naturale che può essere sfruttato nell'ambito del controllo biologico delle malattie delle piante. Funziona così: un fungo micoparassita può assorbire nutrienti dai suoi ospiti fungini attraverso le proprie estremità ifali o invadere direttamente il micelio dell'ospite, per nutrirsi e crescere.
Si pensi ai funghi parassiti delle piante e al fatto che con questa tecnica alcuni di questi si possano contrastare biologicamente andando a creare una interazione trofica data dalla pianta, dal fungo parassita della pianta e dall'iperparassita.
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Un esempio particolarmente efficiente e funzionale è quello del fungo Ampelomyces spp., micoparassita dell'oidio della vite, una delle tre malattie più importanti insieme a peronospora e botrite. Ed è proprio su questa interazione che si è concentrata la lezione del corso di alta formazione Biosolution Academy tenuta da Sara Elisabetta Legler, responsabile settore vite per Horta Srl, e da Massimo Benuzzi, technical director BIOGARD®, divisione di CBC (Europe) Srl, l'azienda che si dedica allo sviluppo di mezzi di controllo biologico e altri input di origine naturale e che commercializza l'unico prodotto fitosanitario attualmente registrato contenente un ceppo di Ampelomyces quisqualis.
Chi è Ampelomyces spp.?
È un fungo ascomicete appartenente alla famiglia dei Phaeosphaeriaceae, descritto erroneamente più di 150 anni fa come un organo riproduttivo dell'oidio. Nel 1852 fu separata la specie A. quisqualis dall'oidio e nel 1930 fu descritta l'interazione tra l'ospite e il micoparassita. Subito dopo cominciarono le prime prove di lotta biologica e con la comparsa, negli anni '80, di ceppi di oidio resistenti ai fungicidi fu stimolata ancora di più la ricerca.
Ampelomyces spp. vive a spese di più di 500 specie di funghi appartenenti all'ordine Erysiphales, gli oidii. Reprime la sporulazione del micelio dell'ospite e uccide tutte le cellule parassitizzate, causandone una graduale degenerazione senza alcuna produzione di tossine. L'antagonista parassitizza sia il micelio presente a livello fogliare e del grappolo, sia le forme svernanti dell'oidio (micelio e casmoteci) con conseguente abbassamento dell'inoculo per l'annata successiva.
Nell'ambito del controllo biologico è importante tenere a mente che Ampelomyces spp. è un parassita obbligatorio che non ha l'obiettivo di eliminare il suo ospite perché può sopravvivere solo in presenza di questo. Inoltre, studi recenti che hanno cercato di comprendere la diffusione del micoparassita in natura e l'associazione con diverse specie di oidii, hanno dimostrato che nonostante gli oidii siano tutti specie specifici e che quindi possono attaccare solo una determinata pianta, al contrario uno stesso ceppo di Ampelomyces spp. può infettare diverse specie di oidio.
Ampelomyces quisqualis vs Erysiphae necator
Erysiphae necator è l'agente causale dell'oidio della vite, detto anche mal bianco perché uno dei sintomi principali è la comparsa di macchie di colore bianco-grigiastre, con l'aspetto di muffa polverulenta, sulle foglie e sui grappoli della vite, tra la primavera e l'estate.
L'oidio può superare la stagione invernale, e quindi svernare, come micelio nelle gemme infette della pianta o come casmotecio, cioè un corpo fruttifero che contiene spore sessuate (ascospore). Nei nostri areali la principale fonte di inoculo primario sono i casmoteci che svernano all'interno del ritidoma. I casmoteci rilasciano le ascospore nella primavera successiva in occasione di eventi piovosi e se le condizioni di temperatura e umidità successive sono favorevoli le ascospore sono in grado di causare le prime infezioni. Successivamente si crea il micelio, che è rappresentato dalla muffa bianca; la colonia cresce e si formano i conidifori e i conidi (inoculo secondario). I conidi, trasportati dal vento, determinano poi le infezioni secondarie e lo scoppio epidemico della malattia.
L'interesse sempre maggiore verso gli agenti di controllo biologico per il controllo della malattia delle piante si è concentrato molto sul micoparassita Ampelomyces spp..
Questo è presente in natura e vive solo dove c'è oidio. In presenza di colonie del patogeno, i conidi germinano, penetrano e crescono all'interno delle ife dell'oidio. È anche in grado di penetrare all'interno dei conidi, dove sviluppa i propri picnidi e i propri conidi secondari. Quando il vento disperde gli organi riproduttivi dell'oidio, insieme ci sono frammenti di Ampelomyces spp. che vengono dispersi anch'essi nell'ambiente così le nuove colonie che si formeranno saranno già parassitizzate.
Alcuni ceppi sono già stati sviluppati commercialmente come agenti di biocontrollo dell'oidio della vite e di altre specie di interesse commerciale. Attualmente in Italia l'unico prodotto disponibile è il biofungicida AQ10, che inizialmente è stato proposto dalla casa produttrice come anti oidico per trattamenti preventivi o curativi. Gli studi che hanno accompagnato queste prime fasi di commercializzazione hanno però messo in evidenza come in queste condizioni il prodotto spesso non funzionasse. Questi problemi sono stati sin da subito attribuiti al fatto che i mesi scelti per i trattamenti non fossero i più adatti: nei mesi tra fine primavera e inizio estate, infatti, A. quisqualis veniva influenzato negativamente dalla presenza in campo di residui di altri trattamenti chimici. Inoltre, questi mesi sono particolarmente favorevoli per la crescita e lo sviluppo rapido dell'oidio e non di A. quisqualis, che preferisce temperature più basse e miti e ha bisogno di più umidità.
È stato dimostrato, infatti, che il momento più opportuno per usare A. quisqualis contro l'oidio della vite è la fine dell'estate, quando tutti gli altri lavori di gestione delle malattie si sono conclusi e non vengono più utilizzati prodotti chimici e le condizioni ambientali sono più favorevoli per l'iperparassita.
In questo momento l'oidio, che sente le condizioni ambientali cambiare e si prepara all'inverno rallentando la crescita, smette di produrre conidi perché non ha più tempo per fare cicli secondari e si dedica alla produzione dei casmoteci, all'interno dei quali si sviluppa l'inoculo iniziale per la stagione successiva.
Questo posizionamento è particolarmente strategico: l'inoculo svernante determina il livello iniziale di malattia e quindi la difficoltà nella gestione del patogeno nell'annata successiva. Con questo trattamento, riducendo l'inoculo primario, si ha la possibilità di ritardare l'esplosione della malattia e di ridurre la gravità di attacco in primavera.
Il prodotto commerciale: AQ10
Il ceppo M-10 di A.quisqualis è stato isolato su Catha edulis in Israele nel 1984 e da allora è stato avviato lo sviluppo di un formulato commerciale. Dal 2000 l'azienda BIOGARD®, divisione di CBC (Europe) Srl, si occupa della sua produzione in Italia con il nome di AQ10.
La modalità d'azione è il mico/iperparassitismo e la parassitizzazione si divide nelle seguenti fasi: germinazione delle spore, penetrazione che avviene in meno di 24 ore, colonizzazione del micelio ospite, produzione di picnidi nelle ife, nei conidi e nei casmoteci immaturi dell'ospite entro 3-5 giorni, sporulazione e produzione di nuove spore.
Il prodotto è compatibile con insetticidi e acaricidi, infatti è miscibile in botte con molti di essi e al contrario non lo è con sapone, potassico e fungicidi.
Con 1 trattamento si possono distribuire circa 250 miliardi di spore di A.quiqsualis all'ettaro e a seconda delle fasi fenologiche i trattamenti vanno fatti a partire dal germogliamento fino ad inizio fioritura, poi alla chiusura del grappolo fino all'invaiatura e infine contro i casmoteci immaturi.
Ecco una lista dei più importanti vantaggi che il controllo dell'oidio con AQ10 può dare:
- non c'è nessun limite massimo di residui (Lmr) e nessun tempo di carenza;
- è ideale per il controllo dell'oidio in programmi di difesa integrata e biologica;
- è adatto all'inserimento in strategie di gestione della resistenza perchè aiuta a ridurre il rischio di sviluppo di ceppi di oidio resistenti ai fungicidi di sintesi;
- non è fitotossico;
- agisce a temperature più basse rispetto allo zolfo;
- non interferisce con i processi di fermentazione e vinificazione e non altera gli aromi;
- è innocuo per insetti utili e acari fitoseidi;
- è sicuro per l'uomo e l’ambiente ed è ammesso in agricoltura biologica.
Le colture sulle quali è registrato AQ10 a livello europeo sono la vite, il pomodoro, la rosa, le cucurbitacee e le fragole. Possono essere fatti trattamenti preventivi con 3-5 grammi per ettolitro nei periodi a rischio di infezione e trattamenti curativi con 5-7 grammi ad ettolitro quando si segnalano i primi sintomi di oidio. Si consiglia di eseguire almeno due trattamenti consecutivi a distanza di 6-8 giorni l'uno dall'altro e di trattare nelle prime ore del giorno o alla sera ad intervalli di 5-7 giorni.
Biosolution Academy è il corso per la formazione di esperti di alto livello nello sviluppo di alternative ai prodotti chimici di sintesi per la difesa delle piante dagli organismi dannosi (biosolution). È organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore e si rivolge a dipendenti di aziende che producono e commercializzano biosolution, agronomi, consulenti e studenti.
Obiettivo di Biosolution Academy è quello di formare una nuova figura professionale, che guarda alle biosolution con una conoscenza profonda e trasversale. L'Academy sarà organizzata tramite una didattica innovativa ed esperienziale, con la collaborazione delle aziende del settore, delle migliori competenze dalla ricerca universitaria e dal mondo professionale.
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