La protagonista del bilancio fitosanitario dell'olivo dell'ultimo biennio è stata la mosca che, nonostante nelle aree in cui l'olivicoltura è maggiormente diffusa non abbia creato particolari problemi, è stata al centro dell'attenzione dei produttori per la ridefinizione delle strategie di difesa, dopo la revoca del dimetoato. Questo quanto emerso nel corso del convegno sul bilancio fitosanitario 2020 e 2021 dell'olivo, che si è tenuto giovedì 27 gennaio 2022, via webinar.
Nel corso dell'incontro, organizzato da Aipp, Giornate Fitopatologiche e Regioni, sono stati presentati i bilanci fitosanitari da parte della Provincia Autonoma di Trento (relatore Michele Morten), e delle Regioni Friuli Venezia Giulia (relatori Gianluca Gori e Marco Stocco), Veneto (relatori Enzo Gambin e Sergio Carraro), Lombardia e Liguria (relatrice Luana Giordano), Toscana (relatore Massimo Gragnani), Marche (relatore Alberto Alesi), Abruzzo (relatore Domenico D'Ascenzo), Puglia (relatrice Anna Percoco), Basilicata (relatore Arturo Caponero), Calabria (relatore Vincenzo Maione) e Sardegna (relatore Antonio Montinaro). Nicola Mori, dell'Università di Verona, ha tenuto una relazione sulla situazione della mosca delle olive nell'Italia Centro Settentrionale, mentre Antonio Guario, esperto fitosanitario, lo ha fatto per le Regioni Centro Meridionali.
Salvatore Giacinto Germinara, dell'Università di Foggia, ha tenuto una relazione sulle recenti acquisizioni della ricerca sulla difesa delle olive dalla mosca; le conclusioni sono state tenute da Domenico Bosco, dell'Università di Torino, per quel che riguarda i fitofagi, mentre Donato Boscia, del Cnr-Ipsp di Bari, lo ha fatto per quel che riguarda le malattie.
La perdita del dimetoato ha quindi favorito l'intensificazione degli studi sulla mosca delle olive che è stata praticamente assente nell'Italia Meridionale e Centrale, mentre ha creato problemi di una certa importanza, specie nel 2021, in Liguria e nell'Italia settentrionale, con eccezione del Friuli Venezia Giulia. Sono quindi stati confermati come determinanti i fattori climatici che sfavoriscono lo sviluppo delle mosche:
- le temperature miti invernali e la presenza di olive non raccolte favoriscono le popolazioni invernali sostenendo lo sviluppo delle popolazioni primaverili estive; infatti, secondo recenti studi, le basse temperature nel periodo invernale agiscono da fattore limitante per il fitofago, (Petacchi et. al. 2014), condizionando l'entità delle generazioni successive.
- le alte temperature estive influiscono sulla mortalità dei primi stadi di sviluppo della mosca abbassando sia il livello di infestazione che il livello delle popolazioni estivo-autunnali; nei periodi estivi, in cui si registrano frequenti innalzamenti delle temperature superiori ai 35 °C e valori di umidità relativa molto bassi si riscontra un arresto delle infestazioni.
A questi elementi va peraltro aggiunto un nuovo fattore che si è particolarmente evidenziato nel Nord Italia, dove, in annate con poche olive, come nel 2021, la sola presenza di poche mosche può arrecare forti danni anche in presenza di fattori climatici che non le favorirebbero.
Molta attenzione è comunque state riposta nella ridefinizione delle strategie di difesa e in questo contesto ad integrazione dell'uso di prodotti larvicidi, quale l'acetamiprid, hanno preso un ruolo molto importante l'applicazione di soluzioni a basso impatto con adulticidi e deterrenti delle ovodeposizione che sono consistiti in mezzi fisici, quali trappole per cattura massale e Attract & kill, mezzi chimici, quali rame e caolino ed esche attrattive attivate con insetticidi, e soluzioni con mezzi microbiologici, quali Beauveria bassiana. Grande attenzione è stata anche posta nell'importante ruolo che nell'ecosistema oliveto rivestono insetti utili, quali il Pnigalio mediterraneus, e particolare alcuni parassitoidi come Eurytoma martellii, Eupelmus urozonus e Psyttalia (=Opius) concolor.
Tra gli altri fitofagi grande attenzione verso quelli tradizionali della coltura come la tignola, l'oziorrinco, la cocciniglia mezzo grano di pepe, il fleotribio, lo ilesimo, la margaronia, il cotonello dell'olivo e il rodilegno. Per questo sono stati oggetto di particolari monitoraggi, ma
complessivamente non hanno mostrato nessun problema, se non in contesti molto limitati.
Un ragionamento a parte meritano invece la cecidomia, la cimice asiatica e, sotto diversi aspetti, le sputacchine.
La cecidomia, segnalata in crescita dalla fine della prima metà del decennio scorso, ha creato diversi problemi in Veneto, Lombardia, Liguria, Marche, Toscana e Abruzzo. Grande attenzione è stata posta nella messa a punto delle strategie di difesa che sono state per lo più caratterizzate dall'impiego di acetamiprid in corrispondenza del picco di volo degli adulti, tra fine aprile e inizio di maggio.
Grande preoccupazione per la cimice asiatica nell'Italia Centro Nord. Segnalati negli ultimi anni danni preoccupanti anche alle olive e per questo sono stati condotti diversi studi per la messa a punto di sistemi di monitoraggio e di adeguate strategie di difesa e per la valutazione degli effetti provocati, da olive colpite dalla cimice, sulle caratteristiche dell'olio.
Da vari studi sembra che la cimice abbia una coresponsabilità nei fenomeni di cascola delle drupe. In questo senso studi condotti in Trentino hanno evidenziato che l'attività trofica dei giovani e degli adulti di Halyomorpha halys causano la caduta sulle drupe, dall'allegagione fino a indurimento dell'endocarpo (nocciolo). Successivamente, a endocarpo indurito, il danno sulle olive sarebbe insignificante.
Le sputacchine sono invece state oggetto di particolari monitoraggi in tutta Italia e di analisi di laboratorio che in tutti i contesti territoriali, con l'eccezione della Puglia, sono risultate non portatrici di Xylella.
Grande preoccupazione invece per la Xylella che, nell'ambito di un progetto nazionale coordinato da Crea DC e cofinanziato dall'Unione Europea, è stata oggetto di un diffuso monitoraggio. Al di là della situazione in Puglia, la Xylella è stata ritrovata solo in Toscana e, nel 2021, nel Lazio, con un ceppo (Xylella fastidiosa Sub.sp Multiplex - Sequence type ST87) che peraltro non è attivo nei confronti dell'olivo. Diversa la situazione nelle Puglia dove la Xylella si sta progressivamente diffondendo, ma dove è oggetto di un diffuso e capillare monitoraggio che la tiene sotto controllo e che garantisce costantemente il controllo e la verifica della sanità dell'importante settore vivaistico attivo in Regione e che ne garantisce il rispetto degli standard fitosanitari richiesti a livello comunitario attraverso il passaporto delle piante.
Per quel che riguarda le altre malattie nell'ultimo biennio le strategie di difesa adottate hanno consentito di tenere la situazione sotto controllo, peraltro qualche problema è stato segnalato principalmente nel nord Italia, per la rogna (in Trentino, Veneto, Lombardia e Liguria) e l'occhio di pavone (in Friuli Venezia Giulia, Trentino e Sardegna). Nessun problema per quel che riguarda le altre avversità tradizionali della coltura quali fumaggini, cercosporiosi, lebbra, carie e verticilliosi. Una certa attenzione è stata posta nel Nord alla cascola anomala dei frutti che è dipesa dal Neofusicoccum parvum, responsabile dei cancri su rami e branche, e dalla Botryosphaeria dothidea, per la cascola verde.
Le relazioni presentate nel corso del convegno sull'olivo sono disponibili sui siti dell'Aipp e delle Giornate Fitopatologiche, come pure la registrazione dell'incontro, mentre una sintesi delle relazioni verrà presentata alle prossime Giornate Fitopatologiche che si terranno nel 2022 tra il 21 e il 24 giugno a San Lazzaro di Savena (Bologna).
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Fonte: Agronotizie