Molti olivicoltori quest'anno si sono trovati spiazzati dall'impossibilità di utilizzare il dimetoato nelle strategie di difesa dell'olivo dalla mosca olearia (Bactrocera oleae). L'attuale annata agraria è infatti stata la prima in cui la famosa molecola larvicida non era disponibile. In Toscana però gli olivicoltori soci di Terre dell'Etruria hanno potuto contare sull'assistenza del consorzio e sulle sperimentazioni portate avanti negli anni passati con l'impiego del caolino e delle trappole di cattura massale.
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Occasione per fare il punto su queste nuove strategie è stato l'evento di presentazione della menzione Bolgheri dell'Olio Toscana Igp. Un evento che si è tenuto a Castagneto Carducci, comune in provincia di Livorno famoso per le produzioni vitivinicole, che ha visto la partecipazione del vicesindaco, Valerio di Pasquale, di Christian Sbardella, marketing and communication manager del Consorzio Olio Toscana Igp, nonché di Giampiero Cresti, direttore dell'Op Olivicoltori Toscani associati. Per Terre dell'Etruria erano presenti il presidente, Massimo Carlotti, e l'agronomo Paolo Granchi.
D'altronde oggi delle 48 denominazioni presenti in Italia (42 Dop e sei Igp) l'Olio Toscana Igp è una delle pochissime a spuntare prezzi superiori rispetto al normale olio extravergine di oliva. Segno che "Toscana" è un marchio riconosciuto in tutto il mondo e Bolgheri è sicuramente un altro brand che richiama le eccellenze di un territorio.
La difesa dell'olivo da Bactrocera oleae
Finché c'era il dimetoato gli agricoltori hanno sempre fatto coincidere il periodo di difesa dell'olivo dalla mosca con i mesi estivi e quelli autunnali, fino al momento della raccolta. Oggi si deve invece guardare all'annata nel suo complesso, passando da un tipo di approccio curativo (intervenire sulle larve) ad uno preventivo, che mira a tenere bassa la popolazione di adulti e quindi limitare l'ovideposizione.
Per fare questo, come spiegato dal professor Ruggero Petacchi, dell'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant'Anna di Pisa, è necessario guardare all'intero anno, soprattutto visto che i cambiamenti climatici hanno portato ad avere autunni estremamente miti.
Con temperature sopra i 12°C, piuttosto comuni in Toscana fino a novembre, la mosca continua a deporre le sue uova. Mentre alle larve bastano temperature superiori a 9°C per svilupparsi. In queste condizioni la popolazione di B. oleae aumenta anche considerevolmente a fine anno con ripercussioni negative sull'andamento dei voli nella primavera dell'anno successivo (come accaduto in questo 2021).
Se si vuole mantenere bassa la popolazione ad inizio stagione si deve dunque intervenire nell'autunno dell'anno precedente, controllando la mosca anche dopo la raccolta delle olive e avendo cura di lasciare in campo il numero più basso possibile di drupe, in modo da eliminare i siti di ovideposizione.
In primavera occorre poi intervenire precocemente nel controllo di Bactrocera oleae. Anche se questa prima generazione di fatto non arreca alcun danno alla produzione, la difesa serve ad evitare la crescita esponenziale della specie che andrà poi a deporre le uova sulle nuove olive.
La difesa dell'olivo da Bactrocera oleae
La difesa precoce dell'oliveto è stata portata avanti dai tecnici di Terre dell'Etruria grazie all'impiego di FlyPack, una trappola a cattura massale realizzata dalla ditta Serbios. Si tratta di un contenitore di colore giallo all'interno del quale è presente un attrattivo alimentare e un erogatore di feromoni. La mosca viene attirata all'interno della trappola dove viene a contatto con la parete superiore ricoperta di deltametrina, insetticida che provoca rapidamente la morte dell'insetto che poi cade nella parte inferiore del contenitore.
Una delle trappole che devono essere impiegate in oliveto per la cattura massale
Applicate in campo nel numero di cinquanta-75 unità per ettaro già nei mesi di aprile e maggio, queste trappole a cattura messale permettono di controllare la popolazione svernante. E avendo una vita di oltre 180 giorni offrono un certo grado di protezione fino a settembre.
L'esperienza del Trentino insegna che le trappole possono essere davvero efficaci purché la loro adozione sia a livello di comprensorio. Come anche indicato dal professor Petacchi, infatti, se è il singolo agricoltore ad utilizzare le trappole la difesa è scarsamente efficace poiché si ha un flusso di mosche proveniente dagli oliveti vicini o da quelli abbandonati che difficilmente può essere controllato dalle sole trappole. Per questo motivo Terre dell'Etruria ha consigliato ai suoi associati di utilizzare il caolino come repellente.
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Il caolino è una polvere di roccia che deve essere applicata in campo con una normale irroratrice e si va a depositare su foglie e frutti. La mosca viene disorientata dal colore bianco che assumono le drupe e dalla texture insolita. E quindi si allontana senza ovideporre.
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Il caolino ha anche altre interessanti proprietà: previene la cascola precoce, protegge i frutti dagli stress termici e dalle scottature solari. Tuttavia ha lo svantaggio di essere dilavato anche da piogge non particolarmente abbondanti. Per questo Serbios, che produce il caolino sotto il marchio Surround, consiglia l'applicazione in miscela con la lecitina di soia, un coadiuvante che garantisce una certa resistenza al dilavamento.
Nonostante una pioggia abbondante il caolino unito alla lecitina di soia è ancora parzialmente presente su foglie e frutti
La strategia di difesa con trappole e caolino
La difesa dell'olivo dalla mosca deve dunque essere intrapresa fin dall'autunno dell'anno precedente con l'utilizzo di trappole a cattura massale. Durante i mesi estivi, complici le elevate temperature e quindi l'elevata mortalità delle uova e delle larve di mosca, la difesa può essere affidata al caolino. Ad esempio in questo 2021 in Toscana si sono registrati ad agosto diversi giorni in cui la colonnina di mercurio ha superato per oltre quattro ore i 35°C.
A partire da settembre, quando le piogge si fanno più frequenti e la temperatura si abbassa, si può contare sull'efficacia residua delle trappole e si può intervenire con esche insetticide a base di spinosad oppure con trattamenti con acetamiprid, un insetticida che offre un certo controllo su adulti e larve di prima età. Si sconsiglia invece l'impiego del fosmet in quanto lascia residui nell'olio.
Per ora la difesa basata solo su trappole e caolino non è stata in grado di assicurare una presenza sotto soglia della mosca. Eppure garantisce un livello base di protezione che può poi essere integrato con interventi insetticidi di supporto.
(Fonte foto: Ruggero Petacchi)
Il ruolo della nutrizione
Un ruolo importante nel rendere un oliveto produttivo e slegato dalle logiche di alternanza lo gioca la nutrizione. Pietro Pizzo, di Organazoto, ha sottolineato l'importanza di una concimazione organica degli impianti.
I concimi organici dell'azienda, ottenuti da idrolisi fisica di proteine di origine animale (come cornunghia, farine di carne e ossa, pellame bovino, eccetera), sono infatti in grado di fornire azoto organico nel tempo, in quanto per rendere questo macroelemento biodisponibile alle piante serve l'intervento di microrganismi che degradano la sostanza organica nell'arco di alcuni mesi.
Non essendo soggetti né a dilavamento né a volatilizzazione, i concimi organici rappresentano per la pianta una fonte di azoto disponibile nel tempo. Con una temperatura del suolo superiore a 10°C le piante assorbono nutrienti e questo rende i concimi organici ideali per le concimazioni autunnali, quando l'olivo ha la necessità di reintegrare le proprie riserve nutritive indispensabili per avere una fioritura corretta la primavera successiva.
Scarica le relazioni dell'evento: "Aggiornamento tecnico sull'impiego di Flypack e Surround in Italia e Spagna" e "Andamento delle infestazioni della mosca delle olive nel 2021 in Toscana e recenti acquisizioni su biologia e ecologia dell'insetto".