Continua la serie di attacchi agli agrofarmaci, portati spesso tramite ricerche scientifiche usate poi dai media e nei social come randelli contro la fitoiatria.

Ultima della serie (si teme per poco) una ricerca giapponese dalla quale emergerebbe un vistoso effetto depauperante sulle popolazioni ittiche dei laghi nipponici causato dagli insetticidi neonicotinoidi. Iniziando a scricchiolare alcuni pilastri dell'argomento api, sul quale si potranno dare con pazienza ulteriori approfondimenti negli anni a venire, l'attenzione si sposta su altre forme di vita verso le quali questa famiglia chimica sarebbe dannosa. In questo caso lo zooplancton dei laghi.

Essendo questi microcrostacei acquatici ai primissimi gradini della catena alimentare acquatica, marina e lacustre, un loro calo potrebbe davvero causare a sua volta una diminuzione nelle popolazioni ittiche. E in effetti tali scenari si sono davvero verificati in alcuni laghi giapponesi. Peccato che leggendo bene i dati, i neonicotinoidi pare c'entrino dal poco al nulla. Ma andiamo con ordine.

Nel lago Shinji, prefettura di Shimane, un'equipe di ricercatori del Sol Levante avrebbe studiato i dati relativi allo zooplancton, alla qualità generale delle acque e alle rese annue di pesca dell'anguilla e di altri tipi di pesci. Secondo gli autori, l'uso di neonicotinoidi, iniziato nel 1993, avrebbe coinciso con una diminuzione dell'83% della biomassa media di zooplancton causando il crollo della pesca da 240 a sole 22 tonnellate. Non paghi di tali affermazioni, i ricercatori ipotizzano pure che tale situazione potrebbe essersi verificata anche in altri laghi al mondo, dato l'ampio utilizzo di questi insetticidi.

Circa gli altri laghi, finché non ci saranno ricerche ad hoc, non si esprime ovviamente alcuna ipotesi, al contrario di quanto fatto dai ricercatori nipponici. Su quanto accaduto nel lago Shinji, invece, qualcosa da dire c'è pur bene.
 

Serie storiche e brutte sorprese

I grafici possono essere una benedizione per le proprie tesi, oppure una maledizione. Basta vedere da quale punto del grafico si incomincia a leggere.

A un primo colpo d'occhio, in effetti, al crescere degli usi dei neonicotinoidi si osserverebbe un calo della popolazione planctonica, espressa come tonnellate di biomassa. Ciò a partire dal 1993. Quasi una correlazione perfetta, parrebbe, sebbene sia sempre d'uopo ricordare che "correlation is not causation", cioè che due varabili che calano o che crescono insieme non sempre sono legate l'una all'altra da uno specifico rapporto di concausalità.

Proseguendo infatti la lettura verso l'origine degli assi cartesiani, i dati aprono la via a scenari molto diversi. Il calo dello zooplancton si paleserebbe infatti già dai primi anni '80, raggiungendo valori molto bassi proprio all'inizio degli anni '90. Il calo successivo, su una popolazione già ridotta molto male, sarebbe poi continuato con un trend coerente con quello precedente, manifestatosi in anni in cui di neonicotinoidi non ne circolavano ancora.

I picchi massimi di zooplancoton, esprimibili come microgrammi per litro, sarebbero stati approssimativamente 650 nel 1982, 580 nel 1984, 500 nel 1985, 400 nel 1987, sui 350 nel 1989 e circa 250 nel 1992. Anche tutti gli altri punti nel grafico, riportati come "nuvola", mostrano un analogo trend in calo, fino appunto ai primi anni '90. Da lì in poi i dati restano sempre tutti molto bassi, mostrando solo una lieve impennata in corrispondenza del 2004.

Possono i neonicotinoidi aver dato il colpo di grazia a un ecosistema acquatico già di per sé in forte difficoltà da anni? Possibile, ma improbabile. In primis, fino al 1999 gli usi di neonicotinoidi nella Prefettura di Shimane sono stati assolutamente risibili, crescendo in modo significativo solo dal 1999 in poi. Dal 1993 al 1998, infatti, i chili utilizzati in tutta la Prefettura non hanno superato i 200, eppure la popolazione di zooplancton era già al tappeto da cinque anni. Nel 1999 sono quindi saliti intorno a 500 kg per poi progredire fino ai 2.500 kg del 2009. Gli usi massimi sono stati registrati nel 2012 e nel 2016, con circa quattro tonnellate, stabilizzandosi poi sulle tre tonnellate e mezza circa negli anni adiacenti. Ma per questi anni, ormai, di dati sullo zooplancton non ce ne sono più, dato che si fermano al 2005. Poco male, parrebbe, perché sotto quelli rilevati dal 1993 in poi difficilmente si poteva scendere.

Ciò che peraltro appare strano è che non siano praticamente mai state eseguite analisi delle acque del lago Shinji alla ricerca di neonicotinoidi tranne nel 2018, quando venne svolta un'unica analisi dalla quale pare oltretutto che le sostanze cercate siano state trovate tutte al di sotto dei rispettivi limiti di quantificabilità analitica. Cioè praticamente il nulla. E gli usi nel frattempo erano più che decuplicati rispetto ai primi anni 90, nei quali si può quindi presumere che anche analizzandole, quelle acque, di neonicotinoidi ne sarebbero saltati fuori zero.
 

Lago Shinji: una storia complessa

Se si studia la storia di quella prefettura si scopre che già un secolo fa quel lago ha iniziato a patire di impatti antropici, in primis dovuti alla costruzione di un canale che lo connetteva con il lago Nakaumi, caratterizzato da maggiore salinità. A metà degli anni '60 prese poi vita una florida area industriale che nel tempo i propri lasciti li ha pur garantiti. Nel 2011 alcune analisi dei sedimenti del lago Shinji hanno rivelato tracce variabili di piombo, cromo, arsenico e zinco, quest'ultimo responsabile di effetti sub-letali nei copepodi (microcrostacei acquatici), i quali patirebbero di una diminuzione di fertilità a causa della presenza eccessiva dell'elemento.

Come se non bastasse, lo sviluppo industriale e urbano dell'area ha portato con sé anche i temibili effetti dell'eutrofizzazione delle acque del lago. Ovvero quel processo di sviluppo abnorme di alghe favorito dalla presenza di elevate quantità di nutrienti nelle acque. Alla loro morte le alghe vengono degradate assorbendo ossigeno dall'acqua e provocando negli strati più profondi una quasi completa anossia con relativa produzione di acido sulfidrico. Due condizioni letali sia per il plancton, sia per i pesci.

In sostanza, la colpa dei malesseri del lago Shinji è sicuramente antropica. Ma magari i neonicotinoidi anche no.
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