Sei anni per autorizzare un prodotto nuovo
Proprio il tema della sicurezza degli agrofarmaci, elemento di dibattito spesso presente su giornali e in televisione, è stato affrontato da Rita Bradascio, regulatory affairs leader di Corteva Italia, che ha illustrato il complesso e lungo iter autorizzativo che ogni sostanza attiva e formulato deve affrontare prima di poter essere commercializzato. Una analisi volta a escludere che vi siano rischi per la salute dell'uomo o dell'ambiente.Per quanto riguarda le sostanze attive le aziende devono presentare corposi dossier (compilati secondo il Reg. Eu 283/2013) che diverse agenzie europee (come Commissione, Esfa, Eppo e Echa) analizzano attentamente. L'autorizzazione della sostanza attiva, se concessa, non è poi sempre uguale, ma varia sulla base del rischio. Si può andare da quindici anni, per le molecole a basso rischio, fino a sette anni, per i prodotti candidati alla sostituzione.
Successivamente ogni formulato, e cioè il prodotto che si trova in commercio, deve completare una procedura nazionale per poter essere immesso sul mercato. Anche in questo caso la normativa (Reg. Eu 284/2013) richiede la stesura di un dossier che viene poi analizzato dagli organi nazionali competenti. Il tutto può richiedere oltre sei anni (tre+tre) di lavoro e milioni di euro di investimento.
"Il meccanismo europeo di autorizzazione delle sostanze attive e degli agrofarmaci ci dà sicurezza e tranquillità", sottolinea Rita Bradascio. "È tuttavia di fondamentale importanza rispettare le disposizioni in etichette che sono la sintesi di anni di ricerca scientifica e che se rispettate rendono il prodotto sicuro".
Occorre infatti distinguere tra i concetti di rischio e di pericolo. Il pericolo è una caratteristica intrinseca di un prodotto, ma solo se si verificano determinate condizioni si trasforma in un rischio. Operando nei limiti dell'etichetta si può essere tranquilli di lavorare in sicurezza. Per fare un paragone: il detergente della lavastoviglie è un prodotto pericoloso per la salute, ma solo se viene ingerito.
Tutela della natura (e delle api)
Durante il processo di autorizzazione delle sostanze attive prima e dei formulati poi, le autorità competenti valutano che non vi siano rischi oltre che per l'uomo anche per l'ambiente in generale, compresi gli insetti impollinatori, che oggi si trovano in difficoltà a livello globale.Per studiare gli effetti degli agrofarmaci sugli animali e gli insetti pronubi vengono effettuati specifici test in laboratorio, in condizioni di semi-campo e campo. I dati raccolti vengono poi utilizzati per introdurre quelle limitazioni necessarie a minimizzare il rischio per le api e gli altri insetti impollinatori. Limitazioni poi riportate in etichetta. Si va dal divieto di applicazione durante la fioritura, all'applicazione solo in post-fioritura o nelle prime ore del mattino o alla sera, quando gli insetti sono poco attivi. Obbligo di impiego in serre chiuse oppure solo con ugelli anti-deriva.
"Il prodotto non viene autorizzato se non si ritiene che le misure di mitigazione in etichetta possano ridurre il rischio per le api ad un livello accettabile", sottolinea Enzo Tescari, principal biologist insetticidi/fumiganti di Corteva Italia.
Insomma, il rispetto delle indicazioni in etichetta è il miglior elemento di garanzia a tutela sia dell'operatore che dell'ambiente. Ma rappresenta anche una garanzia nei confronti dell'opinione pubblica che oggi è sempre più scettica sulla possibilità di coniugare sostenibilità e agricoltura intensiva.
Agrofarmaci: potremmo farne senza?
D'altronde come spiegato da Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma, se da domani non utilizzassimo più mezzi di difesa la produttività delle colture crollerebbe. Come riportato nella tabella sottostante colture come il mais avrebbero una contrazione dell'87%, 84% per il riso e 81% per il pomodoro da industria. Per coniugare produttività e sostenibilità negli anni si è diffuso il modello di produzione integrata (obbligatoria e volontaria) che nel caso delle mele in Trentino Alto-Adige (che conta la metà dei meleti italiani) vede il 91% in integrato e il 9% in biologico."L'Italia non è indietro rispetto all'adozione di pratiche di difesa sostenibile", ha spiegato Di Tullio. E basta guardare alle slide per capire che nel corso degli ultimi dieci anni l'utilizzo di agrofarmaci ha visto una contrazione, a dispetto di quanto ha percepito l'opinione pubblica. Inoltre su 951 sostanze attive, ben 547 non sono state approvate e quindi non sono in commercio, 377 sono autorizzate e 27 sono in valutazione.
Per sensibilizzare gli operatori sulla necessità di adottare tutte le migliori pratiche per minimizzare il rischio di contaminazioni Corteva ha messo in campo vari progetti come ad esempio MirAlBersaglio, un progetto che ha coinvolto aziende agricole in tutta Italia e che aveva come obiettivo quello di spiegare agli operatori l'importanza di utilizzare ugelli anti-deriva per ridurre il rischio di contaminazione dei corpi idrici superficiali con una sostanza attiva insetticida, il clorpirifos.
Sostenibilità delle produzioni: una richiesta (anche) del mercato
L'agricoltore ha dunque l'arduo compito di assicurare produzioni abbondanti e di qualità per rispondere alle esigenze di una industria di trasformazione e di un consumatore sempre più esigente. Ma al contempo è ritenuto anche responsabile della salvaguardia dell'ambiente in cui tutti viviamo. A fronte di questi impegni manca spesso una remunerazione economica adeguata.Per aiutare gli agricoltori a produrre ciò che vuole il consumatore Corteva ha lanciato CoNNEXT, un programma che supporta le aziende agricole ad esempio attraverso strumenti tecnici (come sistemi di monitoraggio delle colture o studio dei residui) e la definizione di un piano di difesa specifico per il singolo cliente. Tutto il necessario insomma per avere produzioni abbondanti che rispondano agli standard di mercato.
Matteo Piombino, food chain manager di Corteva, ha inoltre illustrato il progetto Food chain probability project, che ha come obiettivo quello di aumentare le conoscenze sul comportamento residuale degli agrofarmaci utilizzati in campo. Le aziende che aderiscono inviano i risultati delle analisi effettuate di routine su campioni di prodotto inviato alla Gdo e Corteva le incrocia con le informazioni in suo possesso per identificare quali sono i fattori che influenzano l'Lmr (Limiti massimi di residui). In questo modo si potranno ottenere indicazioni statistiche sulla probabilità di trovare un Lmr sotto o sopra la soglia massima consentita.