A parte il nome, su questo insetto c’è però poco da scherzare. Ormai presente nella maggior parte delle regioni italiane infesta infatti numerose colture. Una peculiarità delle femmine di questo dittero è che non necessitano di fessure per deporre le uova, bensì riescono a perforare la superficie dei frutti, i quali vanno incontro a disfacimento in pochi giorni.
Buone notizie giungono però dal Mondo della ricerca. Secondo Claudio Ioratti, dello Iasma di Trento, oltre agli usuali insetticidi attualmente impiegati, ovvero spinetoram, deltametrina, fosmet e dimetoato, in futuro si potrà forse impiegare con successo anche alcuni insetti utili.
Secondo alcune ricerche congiunte della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige con l’Università dell’Oregon, si potrebbero infatti utilizzare con profitto degli insetti antagonisti di Drosophila suzukii, ovvero Leptopilina heterotoma Thomson (Hymenoptera Figitidae), Pachycrepoideus vindemiae Rondani (Hymenoptera Pteromalidae) e Trichopria drosophilae Perkins (Hymenoptera Diapriidae). Il primo è un parassitoide larvale mentre il secondo e il terzo sono parassitoidi pupali.
I risultati di alcune ricerche preliminari sono stati già presentati al “VIII Workshop on Integrated Soft Fruit Production” (IOBC/WPRS), tenutosi a Pergine Valsugana, in Provincia di Trento, fra il 26 e il 28 maggio scorsi. Non resta che attendere quindi ulteriori sviluppi di queste nuove vie di contenimento del pericoloso dittero. Un insetto dal nome forse un po’ buffo, ma dagli esiti letali per i frutti.
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