Tutti gli alberi da frutto sono caratterizzati da una alternanza, più o meno marcata, delle produzioni. L'olivo (Olea europaea) è una specie che risente particolarmente di questo fenomeno, come sanno bene gli olivicoltori. Le piante un anno producono molto (anno di carica) e l'anno successivo invece sui rami ci sono poche olive (anno di scarica).

 

Ma quali sono i meccanismi che portano all'alternanza e, soprattutto, come può essere contrastata? Per capire meglio questo fenomeno abbiamo intervistato Amelia Salimonti, ricercatrice del Centro Crea di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura di Rende (Cs).

 

"L'alternanza di produzione è caratteristica di molte specie da frutto e nelle piante di olivo risulta particolarmente accentuata, tuttavia varia molto nella sua entità da cultivar a cultivar. Ci sono varietà, come l'Arbequina, che sono poco alternanti, mentre altre, come la Carolea, che invece sono molto alternanti", sottolinea Amelia Salimonti.

 

"Ad oggi sappiamo che l'alternanza è una caratteristica che trova la sua origine nella genetica delle piante, ma sappiamo anche che molti fattori ambientali e agronomici la possono influenzare".

 

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La biologia fiorale dell'olivo

Prima di vedere quali sono i fattori che influenzano l'alternanza è bene fare un passo indietro per ricapitolare quali sono le tre fasi che caratterizzano la biologia fiorale dell'olivo: induzione a fiore, iniziazione e differenziazione fiorale.

 

L'induzione a fiore è un momento cruciale per la produttività dell'olivo, poiché la pianta determina quali gemme porteranno frutto e quali invece genereranno solamente vegetazione. L'induzione a fiore avviene in estate, nel periodo antecedente alla fase fenologica di indurimento del nocciolo e quindi, di solito, nel mese di luglio.

 

"Osservando una pianta è impossibile sapere quali gemme, l'anno successivo, saranno gemme fiorali e quindi porteranno frutto, ma analizzandole dal punto di vista molecolare possono essere individuati dei marcatori, cioè dei geni target, che permettono di riconoscere le due diverse tipologie di gemme", sottolinea Amelia Salimonti.

 

La seconda fase è quella di iniziazione fiorale e avviene in inverno, nel periodo più freddo dell'anno, solitamente fra dicembre e gennaio. L'olivo, come tutte le specie arboree, ha infatti bisogno di un certo numero di ore di freddo (con temperature sotto i 9°C) per poi poter fiorire in primavera. Le basse temperature inducono una serie di attività metaboliche necessarie alla successiva rottura della dormienza delle gemme fiorali.

 

La terza fase è quella di differenziazione fiorale e avviene intorno al mese di marzo, quando si formano le strutture fiorali, quindi diventa evidente il passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva a livello di quelle gemme laterali che sono state "indotte" nel precedente mese di luglio.

 

Alternanza di produzione dell'olivo, le cause

Posto che l'alternanza è un fenomeno dettato dalla genetica delle piante e che quindi non è eliminabile, è altrettanto evidente come l'andamento climatico possa influenzare la predisposizione innata di una cultivar ad una maggiore alternanza di produzione.

 

Ad esempio stress ambientali possono influenzare la differenziazione fiorale. Come anche inverni particolarmente miti, come quelli degli ultimi anni, possono ritardare l'iniziazione e la rottura della dormienza.

 

"Uno studio che abbiamo pubblicato recentemente ha inoltre confermato che lasciare sugli alberi le olive è controproducente, poiché nei noccioli vengono prodotti dei fitormoni che inibiscono la fioritura l'anno successivo", sottolinea la ricercatrice.

 

Alternanza dell'olivo, come gestirla in cinque passi

L'alternanza di produzione dell'olivo è un fenomeno conosciuto da sempre, contro il quale gli olivicoltori lottano anno dopo anno, al fine di ottenere produzioni omogenee durante le stagioni.

 

Prima di vedere i cinque approcci agronomici che possono attenuare l'alternanza, è bene ricordare che si tratta di un fenomeno naturale, iscritto nel Dna delle piante, e che dunque non è possibile eliminare del tutto.

 

Vediamo ora i cinque consigli per contrastare l'alternanza:

  • Prediligere cultivar che sono geneticamente meno soggette all'alternanza, come ad esempio Leccino o Arbequina. Inoltre è sempre bene avere in uno stesso campo cultivar differenti, sia per migliorare l'impollinazione, sia per risentire meno delle fluttuazioni di produzione.
  • Effettuare una potatura regolare ed equilibrata tutti gli anni. È sbagliato astenersi dal potare le piante negli anni di scarica, sperando di "rifarsi" l'anno successivo, poiché in questo modo si accentua solo il fenomeno dell'alternanza.
  • Raccogliere le olive tutti gli anni, anche se sono poche sugli alberi. Questo non solo induce la pianta ad una migliore fruttificazione la primavera successiva, ma impedisce alla mosca dell'olivo di moltiplicarsi sulle drupe abbandonate.
  • Evitare alla pianta stress abiotici eccessivi. L'olivo è una specie che sopporta bene il caldo e la scarsità di acqua, ma se le condizioni ambientali sono particolarmente sfidanti, l'organismo entra in uno stato di stress che si ripercuote poi sui fenomeni biologici che sono alla base della fioritura. Se possibile, occorre quindi prevedere delle irrigazioni nei momenti di criticità o anche la copertura con le polveri di roccia (caolino o zeoliti).
  • Effettuare una concimazione equilibrata. In particolare è bene concimare l'oliveto con azoto in autunno, dopo la raccolta delle olive, in modo da consentire alle piante di ricostituire lo stock di fattori nutrizionali poi alla ripresa vegetativa la primavera successiva, al fine anche di supportare la nuova produzione. Si può anche optare per concimazioni per via fogliare con boro e azoto qualche settimana prima della fioritura, in modo da migliorare l'antesi e l'allegagione.