E' l'obiettivo di Newcotiana, il progetto da 7,2 milioni di euro finanziato dall'Unione europea che mette insieme diciannove centri di ricerca da sette paesi Ue, più l'Australia. L'obiettivo è proprio quello di 'riprogrammare' la pianta di tabacco per produrre vaccini, anticorpi e cosmetici. "Utilizzeremo le tecniche di genome editing per modificare la composizione genetica del tabacco e della sua parente australiana, Nicotiana benthamiana", spiega ad AgroNotizie Giovanni Giuliano, ricercatore dell'Enea, ente coinvolto nel progetto. "Le piante anziché produrre nicotina sintetizzeranno molecole di interesse farmaceutico e cosmetico. Noi nello specifico lavoreremo su carotenoidi e alcaloidi piridinici".
I carotenoidi sono delle piccole molecole ad azione antiossidante, utili ad esempio per proteggere il fondo dell'occhio, mentre gli alcaloidi piridinici sono usati nelle cure palliative destinate ai malati di sclerosi multipla e Alzheimer.
Ma il tabacco è potenzialmente in grado di produrre veri e propri farmaci di tipo proteico. Come vaccini e sieri. Nel primo caso si produce una proteina del virus, innocua, per stimolare il sistema immunitario dell'uomo a creare anticorpi. Anticorpi che proteggeranno il paziente nel caso venisse in contatto con il vero virus. Nel caso del siero invece è la pianta che produce gli anticorpi che combattono il virus una volta che questo ha già contagiato un organismo.
"La Nicotiana benthamiana è già stata utilizzata per produrre alcuni tipi di molecole di interesse farmaceutico, come lo Zmapp", spiega Giuliano. "Si tratta di un siero sperimentale che è stato usato negli Usa per curare i malati di Ebola".
Ma perché proprio il tabacco? "Prima di tutto perché è una pianta che conosciamo molto bene ed è facile da coltivare in laboratorio. In secondo luogo è una coltura non alimentare e dunque non c'è il rischio che finisca nella filiera alimentare. Inoltre è molto efficiente nel produrre biomassa".
Le piante che usciranno dai laboratori dell'Enea e dei partner non saranno Ogm transgenici in quanto non conterranno geni di altre specie. Tuttavia la loro coltivazione in Europa non è, allo stato attuale, regolamentata in maniera precisa. Per questo è di fondamentale importanza il pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione europea, che dovrebbe indicare se gli organismi ottenuti con le nuove tecniche di genome editing siano o meno soggetti alla stessa legislazione che regola gli Ogm.
"Le Nbt generano mutazioni che sono indistinguibili da quelle che avvengono spontaneamente in natura", afferma Giuliano. "Solo che invece di affidarsi al caso i genetisti utilizzano tecniche, come il Crispr-Cas9, estremamente precise e veloci".
Partito nel 2018, il progetto Newcotiana dovrebbe produrre i primi risultati nel giro di tre anni. Ma le applicazioni in pieno campo dovranno attendere un lasso di tempo più lungo. "Nel caso le molecole sintetizzate dalle piante siano destinate a supplementi alimentari la normativa permetterebbe le coltivazioni in pieno campo. Nel caso invece di destinazioni farmaceutiche le coltivazioni dovranno essere in ambienti protetti, estremamente controllati, perché destinati ad essere somministrati a malati".
La Spagna, l'unico paese europeo in cui le estensioni di piante Ogm sono considerevoli, è sempre stata favorevole alle biotecnologie e oltre ad essere capofila del progetto si è già candidata per coltivare in pieno campo gli esemplari di tabacco modificati. Mentre l'Italia, complice anche l'incertezza politica, potrebbe perdere questa opportunità.