L'alta specializzazione ormai conseguita nell'allevamento bovino e soprattutto gli elevati e complessi fabbisogni degli animali allevati, richiedono la disponibilità di alimenti in grado non solo di soddisfare le esigenze ma anche e soprattutto di ottimizzare i processi digestivo metabolici.

Tra questi alimenti sicuramente risultano importanti gli insilati poiché, conseguentemente ai processi che avvengono per la loro conservazione, possono presentare caratteristiche che alterano i processi digestivi e in particolare quelli relativi all'attività ruminale con pesanti ricadute sulle performance riproduttive e produttive degli animali e sui risultati economici aziendali.

In tal senso già da tempo si è segnalata la necessità di evitare la presenza di acido butirrico e di contenere la concentrazione di azoto ammoniacale in quanto indicatori di attività più o meno intense dei clostridi, i quali oltre a sporulare, possono degradare la proteina con la formazione di principi altamente tossici per gli animali.

Oltre a questi principi chimici, rilievo assumono la presenza di muffe nella massa all'apertura dell'insilato o durante la fase di desilamento e il riscaldamento del fronte dovuto principalmente all'attività dei lieviti.

Recentemente inoltre è stata sottolineata la possibile presenza di sostanze quali l'acido micofenolico e la roquefortina, le quali possono ridurre anche del 30% l'attività dei batteri ruminali.

Da tutto questo ne deriva il bisogno di favorire i processi fermentativi utili per il conseguimento della qualità dell'insilato, intesa come stabilità della massa durante la conservazione e il desilamento e ridotte perdite di sostanza secca durante la conservazione.

Dalle numerose ed articolate sperimentazioni condotte in collaborazione con Kws Italia, finalizzate a definire le caratteristiche chimiche ante insilamento più opportune dei trinciati di mais e dei pastoni di granella e di pannocchia, è emerso che grande importanza assume la scelta della varietà.

Queste ricerche infatti condotte con un sistema NIRS portatile (Polispec NIR dotato di opportune curve di calibrazione) che consente il rilievo delle proprietà chimiche dei prodotti in campo immediatamente dopo la raccolta, hanno evidenziato che non tutte le varietà di mais presentano il giusto rapporto fra pianta e spiga utile a favorire i processi di fermentazione. Inoltre esistono forti differenze fra varietà nel mantenere nel tempo  opportune caratteristiche per l'insilamento.

A maggior dettaglio e specifica a riguardo, vi sono solo alcune varietà in grado di offrire buone garanzie di riuscita quantitativa dell'insilato in intervalli ampi di tempo di raccolta e che possono andare da una settimana prima a una dopo la maturazione cerosa.

E' evidente che questo costituisce una rilevante flessibilità per l'allevatore il quale molto spesso è condizionato, oltre che dall'andamento climatico, anche dalla disponibilità operativa dei contoterzisti.

Anche l'adattamento delle varietà alle condizioni pedoclimatiche delle aree di produzione per la buona riuscita dell'insilato, è differente fra cultivar. Vi sono infatti alcune varietà che seppur coltivate in area con limitate caratteristiche di fertilità e di disponibilità d'acqua, consentono di conseguire  buone qualità di insilati.

Analoghe considerazioni si possono fare con la produzione dei pastoni di granella e di pannocchia.

Nelle ricerche infatti condotte nel 2017, ove avevamo posto come fattori di studio le varietà (precoci e tardive), la percentuale di sostanza secca alla raccolta (60-70%) e le potenzialità pedoclimatiche delle aree di produzione, si è riscontrato un forte effetto delle varietà. Infatti i primi risultati hanno posto in evidenza che esistono varietà in grado di garantire buoni risultati in termini qualitativi, sia che siano destinate alla produzione di pastoni di granella o di pannocchia, sia che siano coltivate in ambienti più o meno stressanti per condizioni pedoclimatiche.

Da questi studi inoltre è emerso che per favorire una buona riuscita dell'insilamento è necessario raccogliere i pastoni di granella attorno al 60% di sostanza secca, mentre per quelli di pannocchia grande influenza ha il rapporto tutolo/granella in quanto può più o meno tamponare l'azione acidificante dei processi fermentativi.

L'insieme delle ricerche sinora condotte, che necessitano di ulteriori approfondimenti e conferme, sottolineano l'importanza delle scelte varietali non solo in termini produttivi ma anche per l'ottimizzazione della qualità degli insilati.
 
Iginio Andrighetto, Università Padova