All'interno di questo contesto l'azienda Caviro rappresenta un importante interlocutore. Grazie a Tavernello, l'azienda di Faenza (Ra) è il primo marchio di vino italiano nel mondo e la prima azienda in Italia nella Gdo (8,3% a valore e 14,2% a volume). Produce 5.200.000 quintali di uva grazie ai suoi 12 mila viticoltori, il 10,1% dell'uva prodotta sul mercato italiano. Vende 183 milioni di litri di vino per un fatturato totale di 314 milioni di euro, di cui 190 milioni solo per la produzione di vino.
AgroNotizie ha intervistato Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, per parlare di obiettivi e futuro della viticoltura e del vino.
Cosa rappresenta Caviro oggi per l'Italia e per il mercato vitivinicolo?
"Un obiettivo del mio mandato era mantenere la leadership e credo che i numeri dimostrino il raggiungimento di questo risultato. Siamo una delle aziende di riferimento nel settore mondiale del vino.
Non dobbiamo però abbassare la guardia perchè i pericoli ci sono sempre e sono tanti. Basta pensare alle ultime tre difficili campagne viticole dal punto di vista climatico ed alla difficile situazione dei consumi legata a problemi strutturali. Anche se il 2014 è stato quindi un anno complicato a causa anche di un andamento climatico anomalo possiamo tutto sommato ritenerci contenti, in quanto abbiamo mantenuto le posizioni, abbiamo prodotto un buon bilancio ed una buona redittualità ai nostri azionisti, cioè ai soci viticoltori che noi dirigenti rappresentiamo".
Quali sono le prospettive per il comparto vitivinicolo in Italia?
“A livello generale possiamo dire che l'export avrà un ruolo strategico, grazie alla globalizzazione dei mercati e all'incremento dei consumi in nuovi ed interessanti Paesi che finora conoscevano poco il vino. Dobbiamo presidiare efficacemente tutti i mercati, sia come territorialità sia come fasce di consumo. Un gruppo come Caviro in questo scenario deve essere protagonista. Per farlo è necessario strutturarci ed organizzarci adeguatamente, creando tra l'altro le giuste dimensioni aggregative”.
Tavernello, il vino più venduto in Italia, continua ad innovare i suoi vini, anche nelle specialità in bottiglia, nate da vitigni famosi
Come si sta muovendo Caviro per raggiungere questi obiettivi?
"Oggi l’azienda ha raggiunto posizioni di leadership non solo in campo vinicolo, dove è appunto il primo produttore italiano di vino 'daily', ma anche nel settore distilleria dove è co-leader mondiale nella produzione di acido tartarico naturale.
Inoltre se nel brick non abbiamo rivali, dobbiamo crescere molto nel vetro, dove esiste tra l'altro un mercato fortemente frammentato. Stiamo investendo molto in questa direzione, sia nel comparto 'daily' che nel comparto dei vini di fascia più elevata. L'inserimento tra i nostri prodotti di consumo più quotidiano come Tavernello frizzante in bottiglia e dello spumante Duca del Valentino vanno in questa direzione.
Oltre alla compagine sociale storica, in meno di due anni Caviro ha costituito un portafoglio di marchi superpremium con prodotti che dal Veneto, alla Toscana, alla Puglia, sono considerati fra i migliori ambasciatori dell’Italia sui mercati mondiali (Dalle Vigne, Cantina di Montalcino, Cesari e Torre Vento). La capacità enologica e di marketing delle cantine superpremium è oggi integrata dalla capacità di presidio e dagli investimenti sui diversi mercati che Caviro garantisce a supporto dei propri partner internazionali".
Siamo nell'anno dell'Expo, come Caviro ha deciso di parteciparvi?
"L'Expo è un evento che vale la pena giocarselo e bene, sia come Cavirio ma anche come sistema Paese. Abbiamo deciso di parteciparvi fornendo il vino all'interno del salone Cibus per tutta la durata della manifestazione. E' una buona occasione da sfruttare e sicuramente il tema che rappresenta l'Expo ci tocca da vicino. Abbiamo sicuramente qualche cosa di interessante da dire. Inoltre inviteremo tutti i nostri clienti esteri e tutti i nostri soci, per far capire che esperienza sia bere i nostri vini".