Nuovi sviluppi per il cancro batterico dell'actinidia in Italia, malattia che ha colpito in modo grave il kiwi, il cui agente è stato identificato come Pseudomonas syringae pv. actinidiae.

In base ad una ricerca che verrà pubblicata nelle prossime settimane sulla rivista scientifica internazionale Canadian Journal of Plant Pathology, il Gruppo di lavoro coordinato dal professor Balestra del Dipartimento di protezione delle piante dell'Università della Tuscia, ha valutato la capacità di diversi approcci molecolari basati sulla PCR per generare delle impronte genetiche (genetic fingerprinting) efficaci nel distinguere le diverse popolazioni del batterio.

Come spiega il professor Balestra, sono stati generati profili di amplificazione tramite i metodi rep-PCR, IS50-PCR e RAPD, a partire dal DNA di una vasta collezione di ceppi italiani, coreani e giapponesi.

Successivamente sono state analizzate le relazioni genetiche tra questi ceppi e ceppi di patovar affini. Grazie a questa tecnica i ceppi italiani sono risultati tra loro identici mentre sono state evidenziate alcune differenze sostanziali tra i ceppi italiani e quelli provenienti da Giappone e Corea.

Le altre patovar hanno formato dei gruppi a sé stanti e, tra esse, la pativa theae è risultata sempre la più simile al patogeno in oggetto. In generale, i risultati ottenuti con i tre diversi metodi sono in ottimo accordo tra loro, sebbene il metodo RAPD abbia mostrato in termini assoluti, la maggior capacità di distinguere tra le diverse popolazioni del patogeno e pertanto, questi risultati, risultano di particolare supporto per approfondire e chiarire importanti aspetti inerenti l’agente causale del cancro del kiwi.