La coltivazione di piccoli frutti in Piemonte si è diffusa negli anni '60 a partire dal cuneese fino ad estendersi alle province di Torino, Biella, Vercelli e Alessandria, sostituendo la raccolta di prodotto spontaneo.
Sfruttando le particolari condizioni pedoclimatiche locali si è potuta sviluppare, accanto alla tradizionale coltivazione del lampone, rovo e ribes, anche produzioni di mirtillo gigante americano; ciò ha permesso di ampliare l’offerta di prodotto e di posizionarsi ai vertici delle aree produttive italiane. L'estensione di coltivazioni di "piccoli frutti" in Piemonte è stimata su circa 245 ettari suddivisi tra
• mirtillo gigante americano (180 ettari c.a per una produzione media annua di 900 t) destinato sia al mercato interno che all’esportazione
• lampone unifero e rifiorente (40 ettari per una produzione media di 400 t)
• ribes e rovo inerme (15 ettari per una produzione di c.a 250 t) con produzioni indirizzate prevalentemente sul mercato interno nazionale.
Le attività di ricerca vengono condotte presso il Centro Sperimentale di Boves, gestito direttamente dal Creso (Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese); all’interno di questa struttura vengono attualmente valutate
• 62 cultivar di lampone unifero e rifiorente;
• 48 cultivar di mirtillo gigante americano;
• 15 cultivar di rovo inerme;
• 28 cultivar di ribes rosso e bianco;
• 32 cultivar di ribes nero;
• 24 cultivar di uva spina.
La collezione varietale presente presso il Centro è in continua fase di integrazione in relazione alle nuove introduzioni sul mercato di nuovi materiali genetici.
Grazie ai livelli di eccellenza produttiva raggiunta, alla marcata professionalità degli imprenditori agricoli, all'adozione di pratiche colturali rispettose dell'ambiente e alla continua ricerca di nuove cultivar e tecniche, i piccoli frutti sono sempre più apprezzati in tutta Italia. La domanda per questi prodotti, e di mirtillo gigante in particolare, è sempre in crescita: la vocazione pedoclimatica delle aree del Cuneese per questo tipo di coltura stanno facendo crescere l'interesse verso questo comparto in grado di fornire un'interessante integrazione al reddito delle medio-piccole aziende a conduzione familiare delle aree collinari e montane.
Purtroppo i mirtilli sono caratterizzati da alta deperibilità e da una raccolta concentrata in un breve periodo di tempo, aspetti che molto spesso ne ostacolano la diffusione ed il consumo. Bisogna dunque individuare idonee strategie post-raccolta per mantenere la qualità dei frutti. Il deterioramento dei frutti freschi durante il periodo di conservazione dipende in particolare da tre fattori: il genotipo della cultivar, la scelta del momento di raccolta e le tecniche post-raccolta applicate.
Per risolvere queste problematiche, il Creso ha testato nuovi prodotti biologici per il contenimento dei marciumi in post-raccolta, ottenendo buoni risultati. Sono stati inoltre impiegati prodotti innovativi a base di calcio per la fertilizzazione di mirtillo gigante e lampone rifiorente e ne è stato valutato l’effetto sull’evoluzione dei parametri qualitativi in post-raccolta. Anche in questo caso i risultati raggiunti sono stati buoni: i frutti trattati hanno mantenuto, in generale, un aspetto estetico e delle qualità organolettiche migliori di quelli non trattati.
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Fonte: Creso - Consorzio di ricerca sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese