Il Movimento dei Trattori di questo inverno 2025 non si è diviso, ha invece trovato la sua unità nel Consiglio Unitario della Mobilitazione degli Agricoltori e Pescatori Italiani contro la crisi - che ha messo insieme un rassemblement di associazioni agricole che vanno dal Coordinamento Agricoltori e Pescatori Italiani a Riscatto Agricolo - e ha tenuto una conferenza stampa il 20 febbraio 2025 a Roma nella Sala stampa della Camera dei Deputati, da dove ha chiesto a gran voce al Governo e alle giunte regionali di dichiarare lo stato di crisi per il settore agricolo, in special modo per le medie e piccole aziende. E ha indetto una manifestazione di protesta da tenersi a Roma - comune agricolo più vasto d'Italia e al tempo stessa capitale europea con la più grande superficie agraria utile - nel Campidoglio il 19 marzo 2025, in attesa di una risposta attiva e reale della politica.

 

In conferenza stampa si è dato conto delle mobilitazioni degli agricoltori in corso in Italia dal 28 gennaio per denunciare la crisi delle piccole e medie aziende produttive, delle aree rurali, delle marinerie. Le aziende negli ultimi tempi sono state tartassate da fitopatie, malattie degli animali, siccità, eventi meteo estremi, pratiche commerciali sleali, importazione di derrate agricole a basso costo da Paesi terzi che determinano un oggettivo dumping sociale e ambientale. Con la conseguenza di presentare sempre più spesso conti correnti in rosso e difficoltà oggettive a fare fronte ai costi di conduzione e degli investimenti.

 

Gianni Fabbris, segretario generale di Altragricoltura, ha coordinato i lavori ed in apertura ha detto: "Oggi pomeriggio presentiamo un documento a tutte le forze politiche sulla crisi. Il nostro agroalimentare esporta, ma poi ci sono le imprese agricole che si impoveriscono e chiudono. Ci stiamo trasformando in un Paese piattaforma che commercializza ormai derrate alimentari prodotte altrove. Perché se 40 anni fa ad agricoltori e pescatori andava un terzo del valore aggiunto delle filiere, oggi vanno le briciole, il sistema così non regge, perché chiudono le aziende e si lasciano sguarniti i territori".

 

Sulle ragioni del movimento che chiede a Governo e regioni di dichiarare lo stato di crisi dell'agricoltura Fabbris ha detto: "C'è un mondo vecchio che sta morendo, c'è un nuovo mondo che sta venendo avanti, vogliamo guardare al futuro o vogliamo difendere il passato? Oggi siamo qui per dire apriamo il confronto. Il Governo per ora non ci risponde, chiediamo allora con una lettera formale alle forze politiche di ascoltarci".

 

Fabbris, che ha inviato una lettera al ministro Francesco Lollobrigida già il 3 febbraio scorso a nome del Consiglio Unitario della Mobilitazione, non ha ancora ricevuto una risposta. E ora prova a farsi ascoltare dai gruppi politici di Montecitorio e Palazzo Madama.

 

Sulle manifestazioni in atto, Fabbris ha affermato "Ora ci sono oltre 100 trattori che sfilano a Ferrara e un presidio fortissimo a Corso Sempione a Milano sotto la sede della Rai. Per denunciare l'oscuramento della Rai rispetto alle manifestazioni del movimento. A Pesaro qualche giorno fa si è tenuta una manifestazione notturna di 150 trattori, ma la Rai non ne parla".

 

E ancora: "Non è che c'è un ordine di servizio di non parlare della crisi?" si chiede Fabbris, che sottolinea: "Se non avremo risposte dalla politica alzeremo il tiro delle nostre proposte".

 

Daniela Rossi di Riscatto Agricolo Lombardia ha fatto il punto sulle iniziative già svolte. Ricorda gli incontri con i sindaci dei comuni rurali, dai quali stanno pervenendo le delibere di sostegno alla protesta degli agricoltori, ma anche lo sciopero lumaca dei trattori sull'Autostrada del Sole tra Napoli e Caserta del 3 febbraio scorso e chiede un'operazione verità su made in Italy. "Servono atti straordinari per tamponare la crisi attuale delle aziende" ha affermato l'imprenditrice, che sottolinea: "Saremo anche noi il 19 marzo in Campidoglio a Roma per manifestare contro la crisi".

 

Antonello Nudo, di Uniagri Avellino, parla di una "mobilitazione diversa", perché "in vent'anni il 50% delle aziende hanno chiuso, il 75% in zone di collina e di montagna, questa è la crisi che porta lo spopolamento delle aree interne. Ci si chiede perché i giovani vanno via, ma la domanda dovrebbe essere, per quale motivo dovrebbero restare. Nei piccoli centri manca tutto: dall'ufficio postale alla farmacia. Ci sono comuni dove mancano i soldi per manutenere le infrastrutture essenziali. Oggi chiediamo un sostegno concreto ai nostri sindaci per sostenere la nostra lotta per la richiesta dello stato di crisi. Secondo noi è uno strumento attraverso il quale il Governo e le regioni possono attivare misure d'emergenza, per evitare chiusure di altre aziende".

 

Stefano Gianmatteo, agricoltore laziale del Coordinamento Unitario, dice: "La crisi l'abbiamo affrontata per la prima volta nel 2009, da allora ad oggi la situazione si è aggravata, perché siamo all'abbandono dei terreni e delle aziende. La politica non si è resa conto ancora di questo. Urge una moratoria su mutui e Inps, rischiamo di andare tutti con le aziende all'asta. Occorre poi fare fronte a fitopatie a malattie degli animali".

 

Interviene anche Maurizio Gambini, sindaco di Urbino, che ringrazia gli agricoltori ai quali porte un messaggio di solidarietà, poi è la volta di Francesco Aiello, sindaco di Vittoria e presidente dell'Associazione dei Comuni Rurali: "Nei territori c'è il mondo agricolo, senza imprese non ci sono i territori. Le aziende soggette a concorrenza sleale da parte dei Paesi terzi dove si possono utilizzare prodotti fitosanitari da noi vietati e in più con costo del lavoro inferiore e di molto, caso Egitto, dieci volte di meno, mentre le norme di salvaguardia non sono più attivabili, occorre fare presto per salvarle".

 

In una nota del Coordinamento Unitario per la mobilitazione del 21 febbraio scorso, si dà conto della risposta positiva di alcuni parlamentari: forse qualcosa si muove.