Per consentire al mondo di raggiungere l'autosufficienza alimentare occorre aiutare innanzitutto l'Africa, continente dalle immense potenzialità agroalimentari per terre arabili, varietà di condizioni microclimatiche, colture praticabili e con una popolazione in larga prevalenza giovane, ma attanagliato da molteplici problemi: debito estero, carenza di tecnologie avanzate ed appropriate per produrre e conservare le derrate agricole, siccità e impoverimento dei suoli, fattori questi ultimi due peggiorati dal cambiamento climatico.

 

Questa l'opzione analizzata ieri, 26 settembre 2024, a Siracusa durante la prima giornata del G7 Agricoltura a Presidenza Italiana, lì dove il nostro Paese ha posto come modello il Piano Mattei: lo sviluppo di accordi bilaterali con i Paesi dell'Africa con un approccio alla cooperazione non predatorio, ma anche non caritativo, in una logica di pari opportunità per gli attori pubblici e privati dei progetti.

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Ma l'operazione di rendere la variegata agricoltura africana più avanzata, in grado di battere fame e povertà ed evolversi fino a diventare commercialmente competitiva è costosa e dagli esiti non necessariamente neutrali sui principali mercati delle commodity agricole.

 

Per questo motivo i sindacati agricoli dei Paesi più avanzati hanno posto ieri a Siracusa una serie di condizioni per lo sviluppo di sane relazioni commerciali con i Paesi del continente africano, senza peraltro mai citarli espressamente, per evitare di stritolare definitivamente la già sofferente agricoltura di Europa, Nord America e Giappone. E alcuni Paesi africani hanno anche posto condizioni chiare sull'accesso alla cooperazione internazionale che avrà come partner imprese agricole e industriali europee, americane e nipponiche: revisione dei tassi di interesse sul debito estero, accordi di tipo multilaterale, con il protagonismo delle principali organizzazioni internazionali e senza l'egemonia di singoli Paesi.

 

Con queste premesse si è così materializzata subito, al di là dei convenevoli diplomatici, l'oggettiva difficoltà di trovare alla fine di questa tre giorni un contenuto stringente e vincolante che porti i Paesi del G7, ma in prospettiva anche del G20, a marciare uniti per lo sviluppo dell'Africa, con l'obiettivo di avere qualcosa di concreto da offrire quando i Paesi Africani si incontreranno a gennaio 2024 in Uganda, per stendere quella che sarà la Dichiarazione di Kampala, ovvero la nuova road map per lo sviluppo rurale del continente da declinare in chiave agroecologica. Ma ecco i tratti salienti della giornata di ieri.

 

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Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (a destra) riceve il suo omologo della Mauritania (a sinistra)

(Fonte: Dario Del Bene - AgroNotizie®)

 

Le raccomandazioni delle organizzazioni agricole del G7

Nella cornice suggestiva dell'isola di Ortigia, cuore pulsante del centro storico di Siracusa alle 9:30 di ieri si è tenuto il primo G7 delle organizzazioni dei produttori agricoli. Riuniti in una sala dell'Ortea Palace i presidenti di otto organizzazioni di sette Paesi, per l'Italia erano presenti Ettore Prandini di Coldiretti e Cristiano Fini della Cia - Agricoltori Italiani, hanno definito e firmato la Dichiarazione di Ortigia. In cinque pagine la dichiarazione parte da una premessa essenziale: la crisi alimentare mondiale è sempre più vicina e va sicuramente evitata.

 

Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao, Rapporto Sofi, 2024), ad oggi, tra i 713 e i 757 milioni di persone soffrono ancora la fame. Allo stesso modo, circa 2,8 miliardi di persone, più di un terzo delle persone nel mondo, non possono permettersi una dieta sana ed equilibrata.

 

Inoltre, si stima che la popolazione mondiale continuerà a crescere fino a 9,7 miliardi entro il 2050 (Un World Population Prospects, 2022). A questo proposito, si prevede che il cibo necessario per nutrire la popolazione mondiale dovrà aumentare di 1,7 volte nell'arco di quarant'anni, dal 2010 al 2050. Di conseguenza, potrebbe verificarsi una carenza alimentare globale.

 

Le strategie per evitare tale carenza sono complesse e senza esclusioni di colpi e sulla base di queste essenziali richieste rivolte dalle organizzazioni agricole direttamente ai Paesi del G7:

  • una dichiarazione a favore di una visione per l'agricoltura e per gli agricoltori che sostenga il valore del lavoro e della crescita economica;
  • uno sforzo coeso per superare la duplice sfida di garantire la produzione di cibo a sufficienza per nutrire una popolazione in crescita, riducendo allo stesso tempo le risorse e le emissioni necessarie per farlo;
  • un impegno congiunto in favore di politiche per la produzione alimentare sostenibile, che garantiscano redditività economica agli agricoltori, siano all'altezza delle sfide del cambiamento climatico e promuovano relazioni commerciali basate su questi principi.

Facile a dirsi, ma oggettivamente difficile a farsi, se nel documento prodotto dalle organizzazioni agricole trovano posto al tempo stesso raccomandazioni di segno molto diverso: si chiede sostegno per lo sviluppo di sistemi alimentari locali purché siano "sostenibili, resilienti, competitivi e produttivi, in grado di valorizzare il lavoro degli agricoltori, integrandolo in filiere eque che generino valore per tutti gli attori, dai produttori ai consumatori". Parole che, al netto dell'aggettivo "competitivi" sembrano prese a prestito da un testo di Via Campesina Internazionale.

 

Ma subito dopo, poco oltre la richiesta di mercati agricoli "solidi" per "rimanere competitivi a livello globale e sostenere le innovazioni necessarie per affrontare le sfide del futuro" vi è anche la richiesta di rilanciare gli accordi in sede multilaterale con la l'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), inteso come "forum efficace per stabilire regole commerciali e dirimere le controversie".

 

La chiave di volta del testo approvato dagli otto presidenti è in questa frase: "L'equilibrio tra sistemi alimentari locali resilienti, con filiere corte che sostengano comunità fiorenti da un lato, e filiere internazionali eque e trasparenti dall'altro è essenziale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sviluppo sostenibile, il cui successo sembra purtroppo lontano". Un punto di equilibrio che si raggiunge solo con ingenti investimenti che puntino all'innovazione e ad un nuovo patto con i consumatori. Ma anche a forme di controllo stringenti sui mercati agricoli, oggi preda spesso della speculazione più insensata, oltre che di concorrenza sleale.

 

G7 Agricoltura 2024 meeting Wto

Il 26 settembre 2024 si è tenuta la riunione di una rappresentanza delle organizzazioni agricole dei Paesi G7 della World Farmers' Organisation

(Fonte: Coldiretti)

 

Via Campesina, no al Wto

Ma tra le organizzazioni agricole c'è chi non ci sta. In una conferenza stampa, tenutasi ieri a Siracusa nella chiesa parrocchiale del quartiere popolare di Bosco Minniti dal coordinatore di Altragricoltura, Gianni Fabbris e dal presidente dell'Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare Nicola Digennaro - che in Italia incarnano il verbo di Via Campesina, il sindacato internazionale degli agricoltori, dei contadini e dei braccianti - viene un secco no agli accordi di libero scambio e al Wto, ritenuti responsabili del progressivo impoverimento dei sistemi alimentari locali, sempre più schiacciati da costi alle stelle e prezzi delle derrate agricole spesso volatili quando non drammaticamente calanti.

 

I portavoce di Altragricoltura e Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare hanno annunciato che oggi si terrà a Siracusa una manifestazione funebre provocatoria, per commemorare le migliaia di imprese agricole stritolate dalla crisi di questi anni. Da via Nino Bixio a Riva Forte Gallo in Siracusa sfilerà un corteo composto da un carro funebre con sopra collocata una bara, preceduto da una banda di ottoni che accompagneranno il funerale con musica sacra e seguito da due mezzi agricoli. I partecipanti al corteo funebre sfileranno dietro uno striscione con la scritta "Te lo do io il made in Italy".
Un modo per sottolineare gli effetti nefasti della crisi dell'agricoltura e al tempo stesso di porre all'attenzione della politica e dell'opinione pubblica che occorre cambiare completamente approccio.

 

Per questo a partir da oggi pomeriggio - nel corso del Forum Fuori dal G7 Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare e Altragricoltura elaboreranno un documento alternativo a quello firmato da Coldiretti e Cia. A quanto pare chiederanno un nuovo modello di relazioni commerciali internazionali, realmente inclusivo, che protegga i sistemi agricoli e alimentari locali, il valore del lavoro di agricoltori e braccianti e tuteli l'accesso al cibo sano per tutti in nome dell'agroecologia, che sarà poi il tema - come si vedrà più avanti - della Dichiarazione di Kampala. Il documento di Bosco Minniti sarà reso noto sabato 28 settembre 2024, in contemporanea con la conferenza stampa di presentazione del documento del G7 Agricoltura a Ortigia.

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Il Forum per l'africa

Nel pomeriggio di ieri al Teatro Comunale di Siracusa in Ortigia, si è tenuto il Forum per l'Africa del G7 Agricoltura, al quale hanno partecipato in tutto ben 24 speaker: i ministri dell'Agricoltura dei Paesi G7, i ministri dell'Agricoltura di una rappresentanza di Paesi membri dell'Unione Africana, i commissari per l'Agricoltura di Unione Europea e Unione Africana, il viceministro per gli Affari Esteri italiano, Edmondo Cirielli, e gli alti rappresentanti di Fao, Ifad, Wfp, Ocse e Cgiar. La scelta del G7 a guida italiana è stata chiara: tendere la mano all'Africa sì, ma cominciando dai Paesi che hanno scelto la via di economie di mercato nel segno della democrazia interna, come ha peraltro ricordato nella sua introduzione il ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida.

 

Ortigia (Sr) è la location del G7 Agricoltura 2024

Il G7 Agricoltura 2024 si tiene a Ortigia (Sr)

(Fonte: Dario Del Bene - AgroNotizie®)

 

In questa sede dopo l'introduzione del ministro Lollobrigida, che ha sottolineato la necessità di allacciare con l'Africa "rapporti di cooperazione strategici" dato che sul continente vi è una sfida da raccogliere - solo gli 11 rappresentati presenti al vertice hanno alle spalle Paesi che messi insieme fanno il 65% delle terre coltivabili del continente -, ha preso la parola Josefa Sacko, commissaria per l'Agricoltura dell'Unione Africana: "Entro la fine del 2025 nessun Paese dell'Africa sarà in grado di raggiungere gli obiettivi dell'agenda post Malabo, nonostante i progressi fatti - ha detto la commissaria Sacko - l'obiettivo è riallineare le priorità per l'Africa, in vista del vertice di Kampala, che si terrà dal 9 all'11 gennaio prossimi".

 

Questo significa che negli ultimi vent'anni, nonostante le Dichiarazioni di Malabo e Maputo i Paesi africani non sono riusciti a mettere a disposizione dell'economia agricola quel 10% del Pil dedicato al programma Cadp, la Pac africana per intendersi. Il chiaro tentativo dei Paesi aderenti all'Unione Africana è quello di portare a casa, al termine del vertice di Siracusa, almeno una promessa di consistenti aiuti per sostenere i propri programmi di sviluppo rurale prima del vertice di Kampala.

 

La lista della spesa è lunga e ricca. Eccone solo alcuni esempi.

 

Dall'Uganda, il ministro dell'Agricoltura Bright Rwamirama riferisce che in linea con l'Agenda post Malabo "l'Uganada vuole stanziare risorse per la produttività per aumentare la produzione di colture ad alta resa per le quali bisogna saper gestire bene i terreni e per tanto bisogna avere partenariati con i Paesi del G7 per poter disporre di fertilizzanti e vaccini per una zootecnia avanzata, abbiamo investito in meccanizzazione e irrigazione, ma abbiamo bisogno di più fitofarmaci per garantire cibo abbondante e sicuro". Per il ministro Rwamirama, l'Uganda ha comunque investito già molto nei servizi "per fare in modo che il Cadp - la Pac africana - possa essere una guida per gli agricoltori".

 

Il lavoro da fare è ancora lungo visto che "Oltre il 30% della popolazione è sotto la soglia della povertà e vogliamo garantire microcrediti per gli agricoltori e necessitiamo di partnership con G7 per garantire sviluppo con strategia bottom up" come quella dei progetti Leader per le aree rurali nella Ue.

 

Altro esempio, la Costa d'Avorio: qui l'agricoltura rappresenta il 26% del Pil, è il Paese maggiore produttore di cacao al mondo e l'agricoltura cresce al ritmo del 6% all'anno. Ne parla André Fry Kouamé, capo di gabinetto del Ministero dell'Agricoltura: "La politica che abbiamo sviluppato negli ultimi 20 anni ha incrociato le crisi degli anni 2000, e abbiamo portato avanti un programma specifico nazionale che ha consentito sviluppo e crescita, tuttavia puntiamo ora ad una agricoltura spinta da investimenti in beni durevoli, come dighe e centri di stoccaggio".

 

È la seconda fase del programma che secondo il rappresentante ivoriano punta alla "ristrutturazione dell'agricoltura per arrivare ad una crescita del 9% all'anno del Pil di settore, che ponga al centro la commercializzazione dei prodotti, creando poli agricoli in tutto il Paese". Si dovrà agire in nove regioni agricole diverse, tutelando l'agricoltura del territorio.

 

"Il nostro è un approccio integrato - spiega ancora Fry Kouamé -  per raggiungere maggiore efficacia. Il programma ha l'obiettivo di diversificare le principali produzioni - farro, cacao e caffè - andando oltre con l'anacardio, tenendo conto dei mercati, ma anche producendo riso e altri cereali. Abbiamo aumentato la possibilità di trasformazione, entro il 2030 puntiamo a trasformare il 100% di cacao e il 30% di anacardio. Ma il cambiamento climatico e la scarsa meccanizzazione e infrastrutturazione incide negativamente". Le condizioni per essere partner insomma sono queste: dettiamo noi gli obiettivi di crescita.

 

Ma per fare tutto questo ci vogliono risorse, che pure non mancano e soprattutto c'è urgenza di intervenire. Per il direttore generale della Fao, il cinese Qu Dongyi "l'Africa ha bisogno dell'Europa: che l'Italia faccia da ponte. Occorre valorizzare i piccoli agricoltori. In Africa una persona su cinque soffre la fame, in totale 300 milioni di individui nel 2023. E il numero aumenterà di 10 milioni entro il 2030. È importante sviluppare il piano degli investimenti, senza innovazione non si va avanti".

 

Il segretario all'Agricoltura Usa, Thomas James Vilsack, ha invece ricordato che Washington ha avviato progetti agricoli per 1,2 miliardi di dollari in Africa e altri interventi sono già in programma. Pur sotto un vincolo però: "coerentemente con gli accordi Wto".

 

Janusz Czeslaw Wojciechowski, commissario all'Agricoltura uscente dell'Unione Europea, ha ricordato il budget a disposizione dell'Africa - contenuto nel Global Gateway Investment Package - frutto di un sistema di finanziamento misto targato Ue: 150 miliardi di euro tra investimenti in vari settori economici e aiuti nei settori pubblici della salute e dell'istruzione, da compiersi entro il 2030, basati su partenariati pubblico privati e contributi pubblici a sostegno dell'Agenda 2063 dell'Unione Africana.

 

In questo quadro, a partire dal 2022, data di sottoscrizione della Dichiarazione per Una visione Comune per il 2030 tra Unione Europea e Unione Africana, nel settore agricolo e alimentare sono stati già finanziati 97 progetti per 438 milioni di euro. I vincoli posti in questo caso sono di segno diverso: gli investimenti finanziati devono rispondere sempre ai requisiti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica e al requisito ulteriore della capacità di sviluppare maggiore valore aggiunto nelle economie locali.

 

Il commissario Wojciechowski ha inoltre sottolineato come "I Paesi di destinazione della nostra azione volta a favorire la cooperazione sono decisivi nelle scelte volte a garantire una buona catena degli approvvigionamenti alimentari" elemento decisivo per battere la fame e il sottosviluppo.

 

Insomma i soldi ci sono e non sono pochi per il rilancio dell'agricoltura dell'Africa, ma sul tappeto c'è anche la questione delle condizioni alle quali vengono concessi aiuti e partenariati, tra queste c'è il rispetto dei pagamenti delle rate del debito estero.

 

Lo stand del Masaf a Ortigia

Lo stand del Masaf a Ortigia

(Fonte: Dario Del Bene - AgroNotizie®)

 

Su tanto il ministro dell'Agricoltura del Senegal, Mabouba Diagne non si è lasciato certo intimidire dal cerimoniale diplomatico: "Nel mio Paese l'agricoltura nel 2023 è cresciuta del 6% in termini di maggiore valore aggiunto sul 2022, ma abbiamo anche importato derrate alimentari per 1,2 miliardi di dollari Usa, perché per mancanza di magazzini di stoccaggio perdiamo annualmente il 30% della produzione lorda vendibile. Abbiamo quindi bisogno di sviluppare accordi di partenariato per accrescere questa nostra capacità, ma vogliamo sottoscrivere accordi multilaterali, non con singoli Paesi, e in più abbiamo la necessità di rinegoziare i tassi di interesse sul debito estero, altrimenti non sarà possibile ripagarlo o per far questo le nostre economie collasseranno".

 

Per Diagne serve quindi ridurre i tassi d'interesse perché in tutta l'Africa "Solo gli interessi sul debito sono pari a 2mila miliardi di dollari, non è sostenibile". Il ministro senegalese ha infine ricordato come il suo Paese stia soffrendo particolarmente per i cambiamenti climatici, che rendono essenziale l'arrivo di investimenti esteri anche privati, per il necessario apporto di innovazioni necessarie a rendere l'agricoltura più resiliente al clima: un grido di aiuto bello e buono.

 

Per i ministri dell'Agricoltura del G7 sciogliere questi nodi entro sabato 28 settembre prossimo sarà essenziale perché l'Unione Africana possa portare al prossimo vertice di Kampala un quadro di riferimento finanziario complessivo credibile. Anche perché - come ha ricordato Josefa Sacko, commissaria per l'Agricoltura dell'Unione Africana - la scommessa è anche quella di ridefinire le priorità della politica agricola dell'Unione Africana, in quella che sarà la Dichiarazione di Kampala, per rendere l'agricoltura africana resiliente al clima e sostenibile sul piano ambientale grazie alle pratiche dell'agroecologia. Una disciplina, quest'ultima, che - fuori dai canoni tutti occidentali e un po' manichei della conduzione aziendale in agricoltura solo biologica oppure solo integrata - utilizza invece i due regimi a seconda di quale sia più favorevole all'agricoltore rispetto alle colture praticate, in termini di maggior resa e qualità del prodotto. Una sfida e una pratica, forse, non solo per l'agricoltura dell'Africa.

 

Vista panoramica da Ortigia

Il G7 Agricoltura si tiene dal 26 al 28 settembre 2024 nella splendida cornice di Ortigia (Sr)

(Fonte: Dario Del Bene - AgroNotizie®)

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