L'agricoltura italiana è una delle più complesse al mondo. Basti pensare che lungo tutto lo Stivale vengono coltivate centoventidue differenti specie, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi Ue si attesta sotto la soglia dei cento, con Stati come l'Irlanda che arrivano a quarantaquattro e la Danimarca a cinquanta. Mentre sull'isola di Malta le specie coltivate sono appena quattro.

 

La biodiversità agricola italiana è specchio di un territorio estremamente mutevole, che passa dai paesaggi montuosi delle Alpi alle pianure, come quella Padana o del Tavoliere, fino alle coste insulari di Pantelleria e delle isole minori.

 

Se tuttavia alcune specie la fanno da padrona, come il grano, il mais o il riso, tra le colture minori (quelle sotto i 10mila ettari di estensione) c'è un certo fermento. Siamo andati a controllare i dati pubblicati dall'Osservatorio Agrofarma, sulla base di quelli Istat, per capire quali sono le colture minori in crescita e che quindi rappresentano una interessante forma di diversificazione per quegli agricoltori che intendono sperimentare colture nuove.

 

Quelle più diffuse in Italia tra il 2020 e il 2022 sono, in ordine crescente, le seguenti: pistacchio, lenticchia, pisello da granella, pomodoro da mensa in serra, fava fresca, indivia, peperone, melanzana, fichi d'India e carota.

 

Mentre se si guarda alle specie che hanno visto una crescita più veloce (confrontando la superficie media 2013-2015 con 2020-2022) troviamo, in ordine crescente, ribes rosso, arachide, nespolo, spinacio in serra, lino, canapa, porro in pieno campo, melograno, pisello proteico e cece.

 

Evoluzioni delle superfici (2013-2021)

Evoluzioni delle superfici (2013-2021)

(Fonte foto: Elaborazione Areté per Osservatorio Agrofarma su dati Istat)

 

Colture minori, c'è chi scende e c'è chi sale

Andando a guardare i dati più nel dettaglio, salta agli occhi come il fico d'India copra una estensione di quasi 9mila ettari in Italia, superando prodotti come la melanzana e il peperone, che pure sono molto più consumati. Questo probabilmente è dovuto al fatto che il fico d'India è coltivato (almeno nell'areale di San Cono), con metodi tradizionali e sesti d'impianto molto ampi, che ne abbassano la produttività ad ettaro.

 

Tra le colture con estensione medio alta la lenticchia e il pisello da granella sono invece le due colture che dal 2013 al 2021 hanno visto incrementare più velocemente le superfici coltivate. Il pisello da granella è cresciuto del 108%, arrivando a circa 7mila ettari, mentre la lenticchia è arrivata a quasi 6mila ettari, con un +116%. È interessante il caso del cece, che nel giro di neppure dieci anni ha quasi raddoppiato le superfici (+177%), sfiorando i 17mila ettari, mentre il pisello proteico è cresciuto del 188%, arrivando a 12mila ettari. Segno che il comparto delle proteine vegetali è in forte crescita.

 

Sempre tra le colture minori, ma con estensioni rilevanti, a registrare trend negativi sono invece il peperone e la fava fresca, con un -16%, l'indivia con un -10%, la carota e la melanzana con un -5%.

 

Nicchie di mercato

Se quelle viste fino ad ora sono colture che vantano superfici elevate, seppur piccole rispetto ad altre colture, come il grano, ci sono anche delle vere e proprie nicchie, con coltivazioni di poche centinaia di ettari. Un esempio è il ribes rosso, cresciuto del 170% (ma comunque coltivato su meno di mille ettari). L'arachide ha registrato un sorprendente +6.222% e di questo fenomeno ce ne eravamo occupati in un precedente articolo, visto che si è ripresa una filiera che era praticamente scomparsa.

 

Anche il nespolo ha registrato una crescita elevata, pari al 160% dal 2013 al 2022, come anche lo spinacio in serra (+210%). Sorprende poi il lino, che ha praticamente quintuplicato le superfici (+452), spinto dalla richiesta di semi per il settore alimentare. Buone anche le performance della canapa (di cui parleremo in seguito) che ha fatto registrare un + 217%.

 

Se il porro ha segnato un +185%, la vera sorpresa è il melograno, a +856%.

 

Quattro trend da tenere sott'occhio

Il pistacchio è una pianta coltivata su una superficie inferiore ai 4mila ettari, ma che riesce a generare un valore per gli agricoltori pari a 50 milioni di euro. I prezzi sono cresciuti costantemente negli anni, passando dai 9,5 euro al chilogrammo del 2013 ai 12 euro del 2021. Numeri che hanno portato alcuni malfattori ad importare prodotto estero, soprattutto iraniano, spacciandolo per made in Italy. D'altronde negli ultimi dieci anni il consumo annuo di frutta secca in Italia è raddoppiato, arrivando a 3 chilogrammi pro capite. Tanto che su colture tradizionali, come il mandorlo, ci sono interessanti investimenti.

 

Grafico: focus sul pistacchio

Focus sul pistacchio

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)

 

Un altro trend da tenere sott'occhio è quello delle proteine vegetali, che soddisfano la domanda di una crescente platea della popolazione vegana o vegetariana. Dal 2014 al 2022 la produzione di lenticchie è più che raddoppiata, con prezzi all'origine che sono cresciuti considerevolmente nel tempo (da 0,8 euro/chilogrammo del 2022 ai 2 euro del 2022). E anche il cece, come abbiamo scritto, è cresciuto del 177%, superando quota 16mila ettari.

 

C'è poi il capitolo superfood, dove il melograno è un principe, entrando in molti preparati che si trovano ormai facilmente nei banchi della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo). In quattro anni, dal 2018 al 2022, la produzione è passata da 13 a 26mila tonnellate. Al contempo però sono calati i prezzi di mercato, che negli ultimi cinque anni si sono contratti del 28%, proprio a causa di un maggiore volume prodotto.

 

Altro caso interessante è quello relativo alla canapa, una coltura dai molteplici utilizzi che oggi viene coltivata in Italia con specie che non presentano concentrazioni di THC degne di nota. La produzione è stata molto altalenante, passando dai 200 ettari del 2014 ad un picco di 800 ettari nel 2019, per poi scendere a 487 ettari nel 2022, con alti e bassi anno su anno.

 

Si tratta infatti di una coltura che benché sia presente in Italia da secoli, offra innegabili vantaggi ambientali e abbia differenti usi (fibre, semi, infiorescenze, eccetera), soffre della mancanza di una filiera che trasformi le produzioni e di una normativa poco chiara, che soprattutto sulla canapa light tende ad utilizzare l'accostamento alla droga come argomento di campagna elettorale.

 

Focus sulla canapa

Focus sulla canapa

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)