Il fico d'India sta diventando un'attività sempre più attraente nella frutticoltura mediterranea, un po' per motivi climatici, ma anche per il recente successo del frutto sui banchi della grande distribuzione organizzata. Il limite di questa coltivazione risiede nella ristretta stagionalità dei frutti - che la pianta in natura porta a maturazione tra agosto e settembre - ma che può essere prolungata fino ai primi di dicembre con la tecnica della scozzolatura.


Tempo fa ci eravamo imbattuti nella scozzolatura parziale applicata da Ettore Boi, agricoltore,  69 anni, con azienda da tre ettari ad Ussana, in Sardegna, una tecnica sommariamente descritta in questo articolo del 2021 e che finiva con il portare la fruttificazione delle piante praticamente per 12 mesi all'anno.

 

Nell'intervista che segue abbiamo sentito nuovamente Boi, che precisa meglio la tecnica da lui sviluppata ed utilizzata, e che si profila del tutto diversa quella applicata da tempo in Sicilia. Il segreto dell'agricoltore di Ussana sembrerebbe così risiedere non solo nel parziale taglio dei frutti e dei fiori a giugno su singole palette, ma anche nel risparmiare, sulla medesima pianta, le palette più giovani, che finiscono col dare i frutti più tardivi: anche fino a maggio, chiudendo il ciclo della scozzolatura del giugno precedente.

 

Boi, a più di anno dal nostro primo incontro, una domanda è d'obbligo: le sue 350 piante di fico d'India continuano a dare frutti tutto l'anno?
"Sì certo, ma sarebbe più corretto dire che riesco a concludere due raccolti completi nell'arco di un anno, potendo distribuire i due raccolti nel tempo, in modo da coprire una domanda anche invernale e - lo voglio dire - con frutti che assumono un sapore anche diverso nella stagione fredda".


Veniamo alla tecnica della scozzolatura, grazie alla quale lei ottiene il prolungamento nel tempo dell'attività di produzione delle piante, ce la può spiegare?
"Guardi, direi di andare per gradi, così da farci capire una buona volta, perché forse la volta scorsa o mi ero spiegato male o forse non ha compreso con esattezza quanto dicevo, se è d'accordo ovviamente".


Andiamo per gradi. Un fico d'India di norma fruttifica ad agosto, giusto?
"Certo, è quello che accade in natura più o meno alle nostre latitudini: i frutti si raccolgono tra agosto e settembre, ma questo lo sanno fare tutti. Gli 'agostani', va detto, sono ritenuti i più pregiati, ma è possibile allungare il periodo di raccolta su questa cactacea".


Bene, come si fa a portare la produzione fin verso novembre, o come talvolta capita, fino ai primi di dicembre?
"In tal caso si attua la scozzolatura alla siciliana, che per altro utilizzo anche io su una parte della piantagione: le piante vengono sottoposte nel mese di giugno al taglio delle palette giovani e dei fiori e dei frutti nascenti sulle pale più mature. La pianta meccanicamente ricaccia, si difende, e porta su i così detti 'bastardoni' che vanno raccolti da settembre a novembre. E queste piante poi non danno altri frutti fino alla stagione successiva".


Boi, ma lei con la sua scozzolatura ottiene frutti sempre: ci spiega come la fa?
"La mia scozzolatura è parziale: a giugno scelgo le piante dove applicarla una ad una. Poi scelgo le palette dove farla, puntando a quelle che hanno una maggiore distanza tra loro, in modo da tenere in debita considerazione la loro maggiore grandezza futura. E sulla stessa paletta tolgo solo parte dei frutti, ne lascio sempre una parte. E ho un criterio: lascio su i frutti più belli, mentre tolgo solo quelli meno formati. Quindi ottengo su una stessa pala che ci saranno degli 'agostani' e dei 'bastardoni', che andranno raccolti entro novembre. Nella scozzolatura parziale poi tolgo solo una parte dei fiori: lascio su quelli più belli e tra loro distanti, per dare alla pianta la possibilità di fare frutti più grandi, lì dove tolgo il fiore tolgo anche il frutto sottostante: su queste palette i frutti rimanenti saranno i più tardivi nel raccolto. Infine, c'è anche una cosa che non faccio in verità".


Quale cosa non fa che andrebbe invece normalmente fatta nella scozzolatura?
"Non taglio le pale giovani, che per di più portano fichi che a giugno sono solo sul punto di nascere e devo dire che questi fichi possono essere raccolti anche fino a maggio, anche se saranno un po' in meno, perché le foglie giovani son più piccole".

 

In sintesi, sa dirmi cosa avviene nel suo appezzamento in termini di risultato?
"Ah guardi, io so di non sapere, sa chi lo diceva? Socrate. Ed io sono un po' filosofo. Però posso dire che alle piante dedico tutta la mia passione e il mio amore, soprattutto io non taglio le piante: lascio a loro la possibilità di accrescersi e di prendere forza, ovvero di alimentarsi, sfruttando la fotosintesi delle foglie più giovani, che risparmio a giugno durante la pratica della scozzolatura parziale. Mi prendo cura indirettamente anche delle pale che devono ancora nascere, perché siano vigorose e forti. Le piante da me ricevono e mi ripagano, ecco".

 

Ne parla come se avessero un'intelligenza tale da comprendere cosa dice e fa, sbaglio?
"No, non sbaglia: le piante sono esseri sensibili e intelligenti, ha letto qualcosa di Stefano Mancuso? Io sì, e credo che il professor Mancuso non scriva cose in grado di sorprendermi, perché fanno parte della mia esperienza quotidiana".


Boi, lei ha studiato a fondo il fico d'India e lo dimostra: quali possibilità offre il fico d'India oggi ad un agricoltore?
"Tante, ma non scriva che è una pianta facile: va capita e amata. Se la si lascia fruttificare in pochi giorni ci si deve accontentare, perché chiaramente si porteranno i frutti sul mercato quando c'è molta domanda, ma anche quando l'offerta è più abbondante e quindi c'è più concorrenza e prezzi tendenzialmente più bassi. Distribuire nel tempo l'offerta può significare intercettare una domanda magari meno profonda, ma molto esigente, capace di apprezzare un frutto che in inverno cambia sapore. Poi va detto che esistono almeno 300 cultivar diverse di questa pianta e con differenti stagionalità: occorrerebbe fare ricerche anche ai nostri climi per capire come fare a sfruttarle. Ovviamente poi ci sono i mille altri usi possibili della pianta, ma qui apriremmo un altro discorso".

 

Cosa è per lei il fico d'India?

"Sul fico d'India posso dire una cosa semplice e vera: è una pianta che trae le sue origini in Messico, nella civiltà azteca era ritenuta fondamentale per la vita, e ancora oggi nella bandiera messicana c'è un'aquila, il bene, che preda un serpente, il male, che si trova sulla roccia dove c'è il fico d'India. Questa simbologia dice tutto: il fico d'India è la vita che va difesa".