Chi guarda una partita di calcio si concentra sui giocatori e presta poca attenzione al tappeto d'erba sotto i loro piedi. Ma se è vero che i match sono vinti dalle squadre, è anche vero che un buon campo da gioco è alla base di ogni partita. E fare campi in erba che rispondano alle necessità di team blasonati come Milan, Inter, Bayern Monaco o Benfica è un lavoro tutt'altro che semplice.

 

Per capire come nascono i terreni di gioco delle grandi squadre europee (ma non solo), siamo stati alle porte di Milano, a Cusago, dove hanno sede i vivai della ditta Rappo Srl, che ha messo a punto un sistema ibrido naturale-sintetico che coniuga il meglio dei due approcci.

 

Agli albori del calcio, infatti, i match si disputavano su campi d'erba naturale, che tuttavia avevano il problema di rovinarsi molto frequentemente e che richiedevano ingenti interventi di manutenzione e tempi di recupero lunghi. Negli Anni Sessanta furono progettati i primi campi sportivi in erba sintetica, che avevano il pregio di essere praticamente indistruttibili, ma il difetto di offrire performance di gioco poco naturali.

 

Da qui l'idea di adottare un approccio ibrido, che prevede l'utilizzo di una matrice plastica, che fornisce stabilità, protezione e supporto all'erba naturale, la quale viene seminata tra gli steli di quella sintetica. In questo modo si ottiene un campo che garantisce resistenza e durata, prestazioni tecniche elevate, nonché costi di installazione e di gestione contenuti.

 

Così nascono i campi da calcio ibridi

"Prima di tutto prepariamo il terreno del vivaio con una livellatrice laser, in modo che sia perfettamente in piano. Poi stendiamo il supporto primario, che è composto da una rete in plastica a cui sono ancorati dei fili d'erba sintetica, circa 70mila per metro quadrato, completamente riciclabili a fine vita", ci racconta Mark Major, responsabile tecnico dei campi sportivi Rappo.

 

"Dopo la posa del supporto primario procediamo alla stesura di uno strato di circa 3 centimetri di sabbia silicea, accuratamente selezionata per forma (tessitura) e pH. Successivamente seminiamo l'erba, componendo il mix a seconda della destinazione dei nostri campi. Ad esempio, per un campo in Italia usiamo un miscuglio composto da loietto e poa, ma se dobbiamo preparare un campo per la Norvegia cambieremo composizione perché si adatti alle condizioni di umidità, temperatura e irraggiamento solare dello stadio di destinazione".

 

Il time lapse della realizzazione del campo dello stadio di Genova Marassi

 

Lo strato di sabbia consente un drenaggio ottimale dell'acqua e una aerazione favorevole delle radici dell'erba, che in questo modo possono approfondirsi nel terreno e ancorarsi alla rete di plastica alla base. Quando un calciatore corre sul campo, l'erba sintetica protegge quella vera, la quale offre una performance di gioco il più naturale possibile.

 

"Per facilitare la crescita dell'erba in un substrato privo di sostanza organica come quello sabbioso, apportiamo vermicompost, oltre a zeoliti e biochar. Inoltre usiamo dei biostimolanti a base di consorzi microbici e di estratti vegetali, che hanno come obiettivo quello di nutrire le piante e rivitalizzare il terreno", ci racconta Camillo De Beni, agronomo che segue da vicino la crescita dell'erba.

 

Una sfida non da poco, perché come in agricoltura anche nel settore dei tappeti erbosi ci sono insetti e funghi che possono pregiudicare la buona riuscita della coltivazione. Un esempio è la Popillia japonica, il coleottero giapponese le cui larve si nutrono proprio delle radici delle graminacee. Un insetto che ha provocato seri danni a diversi campi sportivi, compreso l'ippodromo in erba naturale di San Siro.

 

Il supporto primario dopo la sabbiatura ma prima della semina

Il supporto primario dopo la sabbiatura ma prima della semina

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

C'è poi la malattia Gray Leaf Spot (GLS), causata da Pyricularia grisea, che colpisce l'erba, soprattutto in condizioni di elevata umidità, causando la comparsa di chiazze grigie e la morte delle piante. Si tratta di un fungo nuovo, di difficile gestione considerando anche le limitazioni all'uso degli agrofarmaci che hanno colpito il settore.

 

"Per gestire questo patogeno la prima cosa è selezionare varietà che siano geneticamente meno suscettibili, come ad esempio la varietà di loietto Process", continua De Beni. "Ci affidiamo a ditte sementiere che certificano la purezza delle varietà e lavorano per selezionare genotipi sempre più performanti e resistenti agli stress abiotici e biotici. Un punto di riferimento è sicuramente l'Ntep (National Turfgrass Evaluation Program, Ndr) statunitense, che ogni anno stila un elenco delle varietà tolleranti al GLS".

 

Per facilitare la crescita, in inverno il prato viene riscaldato tramite delle canaline interrate, dove scorre acqua calda. Stazioni meteo, sonde per l'umidità e irrigatori provvedono a monitorare i campi e a fornire acqua, mentre il substrato in sabbia e una leggera inclinazione evitano i ristagni.

 

Una volta terminato il tappeto erboso, è difficile distinguere l'erba sintetica da quella naturale

Una volta terminato il tappeto erboso, è difficile distinguere l'erba sintetica da quella naturale

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Passeggiando sull'erba ibrida dei vivai Rappo in effetti la sensazione è quella di calpestare un prato 100% naturale. La semina avviene due volte l'anno, a marzo e a ottobre, e una volta che le piante hanno accestito una macchina taglia, raccoglie il tappeto erboso e lo arrotola per poi essere spedito in giro per il mondo.

 

La tempestività è essenziale. Prima di tutto il prato deve essere nelle condizioni ottimali per viaggiare, ad esempio per quanto riguarda l'umidità e la temperatura. E una volta sui camion refrigerati deve raggiungere la destinazione il prima possibile, per poi essere steso all'interno dello stadio sul terreno precedentemente livellato.

 

"Questo sistema, denominato Lay&Play, consente di avere un campo pronto in pochi giorni. Ma è anche possibile stendere il supporto primario all'interno dello stadio e seminare successivamente l'erba. È un metodo talvolta più economico, anche se bisogna aspettare circa due mesi prima di poterlo utilizzare. Inoltre, la latitudine e la conformazione dello stadio possono rendere necessaria una illuminazione artificiale dell'erba", sottolinea Major.

 

Erba mista, un equilibrio precario

Ci sono voluti più di venti anni di tentativi e di fallimenti prima di raggiungere il delicato equilibrio tra componente naturale e sintetica. La storia di questa innovazione ha inizio a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, quando un giovane Fabio Rappo, morto pochi mesi fa all'età di sessantadue anni, convinse Silvio Berlusconi ad affidargli la cura del verde a Milano 3, il quartiere residenziale costruito dal cavaliere a Basiglio, zona Sud di Milano. Seguì poi la manutenzione degli spazi verdi di Mediaset, Mondadori e di tutte le altre aziende che il Berlusconi imprenditore acquistò o fondò negli anni. Fino ad arrivare al sancta sanctorum del calcio meneghino, lo stadio San Siro.

 

La posa del campo per il Real Madrid

La posa del campo per il Real Madrid

(Fonte foto: Rappo Srl)

 

"Dapprima realizzammo i campi in erba 100% naturale, poi sul finire degli Anni Novanta facemmo i primi esperimenti con l'ibrido naturale-sintetico, fino a trovare la formula perfetta che oggi ci permette di vincere anche all'estero".

 

Ma non è stato sempre tutto facile. "Mi ricordo che circa un anno dopo che avevamo in gestione San Siro venimmo convocati ad Arcore, dove incontrammo Berlusconi, Confalonieri e Galliani", ci racconta Mark Major, che partecipò all'incontro. "Non erano soddisfatti delle condizioni del campo, ma Fabio rassicurò il cavaliere e si impegnò a rifare tutto di tasca propria. Questa promessa rasserenò gli animi e se dopo tanti anni gestiamo ancora San Siro è perché ci sappiamo fare".

 

E in effetti, a guardare l'elenco degli stadi le puntine sono su quasi tutto il globo. Da quello del Dinamo Mosca ai quattro stadi della Liga Deportiva Alajuelense del Costa Rica. Dal Century Park Club di Shanghai, all'Ajax Amsterdam. Oltre allo stadio Malaz di Riad, in Arabia Saudita e ai numerosi impianti in Italia. E questa estate, durante il Campionato europeo di calcio, alcuni match saranno giocati su campi cresciuti in Italia.