Tutto è cominciato a Melzo, un piccolo comune alle porte di Milano. Una zona prettamente industriale che tra i capannoni ha visto nascere una realtà agricola innovativa. Qui è nata infatti Agricola Moderna, una startup fondata da due giovani imprenditori, Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti, che aveva come obiettivo quello di produrre cibo con il vertical farming.
Cinque anni e migliaia di esperimenti dopo, quegli stessi ragazzi hanno siglato un accordo con il Fondo IPC Azimut, dedicato agli investimenti nel settore delle infrastrutture sociali con uno specifico approccio ESG, e uno con Intesa Sanpaolo, supportato dalla garanzia di Sace, per un investimento totale di 25 milioni di euro. Fondi che serviranno a costruire una innovativa vertical farm del comune di Agnadello, in provincia di Cremona.
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Pierluigi, raccontaci qualcosa di te e del tuo socio…
"Benjamin è un ingegnere meccanico ed è l'anima tech della startup. Io invece ho fatto esperienze diverse nell'ambito della ristorazione, della Gdo e dell'Horeca e sono più l'anima food. Abbiamo iniziato questa avventura nel 2018 un po' per gioco. Eravamo interessati entrambi alle potenzialità del vertical farming e così abbiamo realizzato un piccolo impianto pilota a Melzo per vedere che cosa riuscivamo a produrre".
Come è stata la prima esperienza?
"Abbiamo commesso tantissimi errori, come naturale che sia, ma essendo il nostro impianto di piccole dimensioni non ci siamo fatti troppo male. Gli errori, anzi, ci hanno permesso di migliorarci e di fare meglio. Tutte le esperienze fatte ci sono poi state utili per il progetto di Agnadello".
Ci puoi dare qualche numero del nuovo impianto?
"I finanziamenti ricevuti ci permetteranno di realizzare un nuovo stabilimento di circa 9mila m2, di cui 2mila destinati alla coltivazione verticale, per una superficie totale di coltivazione di 11mila m2. La produzione sarà di oltre 900 tonnellate di insalate all'anno, in media 2,5 al giorno".
Agricola Moderna è una startup fondata da due giovani imprenditori
(Fonte foto: Agricola Moderna)
Quali sono le peculiarità del vostro impianto?
"Ci dedicheremo alla produzione di insalate teen leaf e aromatiche pronte al consumo. Tutti i fattori produttivi saranno controllati attraverso sensori ed algoritmi e saranno calibrati per offrire le migliori condizioni di crescita alle colture. Inoltre, tutta l'energia che consumeremo proverrà da fonti rinnovabili e le operazioni saranno automatizzate il più possibile per ridurre l'impatto della manodopera".
Oggi chi sono i vostri clienti e dove volete arrivare?
"Vediamo a Carrefour e a Cortilia. Sono partner importanti che sicuramente manterremo, ma siamo aperti anche ad altre collaborazioni".
Quali sono i vostri prezzi di vendita?
"Noi oggi vendiamo al pubblico a 20 euro al chilogrammo, ma con il nuovo impianto abbiamo l'obiettivo di scendere sotto i 18 euro".
Abbiamo raccontato più volte come un aspetto critico del vertical farming sia il costo dell'energia, in quanto dall'illuminazione alla climatizzazione, la bolletta della luce può essere impegnativa. Come avete superato questo scoglio?
"La scelta di costruire l'impianto ad Agnadello è dovuta proprio alla presenza in zona di un importante produttore di energia elettrica da fonti rinnovabili con il quale stiamo stringendo un accordo di approvvigionamento. Questo ci permetterà di avere un maggior controllo sui costi energetici".
Ma basta questo per controllare la voce di costo energetica?
"Oltre a produrre insalate buone e sane, uno dei nostri principali obiettivi è quello di efficientare il più possibile i consumi energetici, in ogni aspetto del ciclo produttivo. Non bisogna dimenticare che la tecnologia sta facendo passi avanti enormi e, ad esempio, le luci a led oggi disponibili sono molto più efficienti di quelle presenti sul mercato solo qualche anno fa".
Perché avete puntato sull'indoor farming, approccio molto costoso dal punto di vista energetico, e non avete invece puntato sull'uso di serre tecnologiche, come ha fatto ad esempio Sfera Agricola?
"I nostri sono approcci differenti e uno non esclude l'altro. Abbiamo scelto l'indoor farming perché pensiamo che avere il controllo totale dell'ambiente di crescita ci permette di offrire un prodotto migliore al consumatore. Un prodotto non solo buono, ma anche esente da residui di agrofarmaci e completamente sostenibile, visto che usiamo pochissima acqua e l'energia elettrica viene da fonti rinnovabili".
Qual è l'elemento che vi distingue dagli altri player del settore, come ad esempio Planet Farms, arrivata sul mercato prima di voi?
"Benché si lavori entrambi nel campo del vertical farming, i nostri prodotti sono molto diversi. Noi ad esempio stiamo puntando sulle teen leaf, che offrono un grado di croccantezza e una shelf life superiori rispetto alle comuni insalate in busta che si trovano oggi sugli scaffali dei supermercati".
È bello vedere che è una startup italiana realizza qualcosa di così tecnologicamente avanzato nel nostro Paese. Tuttavia, negli ultimi mesi, nel mondo diverse vertical farm hanno chiuso i battenti o hanno ridimensionano le proprie ambizioni. Qual è la vostra ricetta per il successo?
"Il vertical farming è un settore pionieristico ed è dunque normale che non tutti gli attori che hanno mosso i primi passi rimangano sul mercato. Il fatto di aver iniziato con l'impianto pilota di Melzo ci è servito tantissimo per migliorarci e mettere a punto la tecnologia che ora applicheremo su grande scala ad Agnadello. Tuttavia, abbiamo osservato tutti altre realtà nel resto del mondo, che magari avevano capitali ingenti fin dagli esordi, e hanno investito su tecnologie che si sono rivelate poco efficienti. Ci auguriamo che gli anni di esperimenti ci abbiano aiutato a trovare la ricetta giusta per avere successo".
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