Secondo Le Figaro, "rappresentando il 20% delle calorie consumate nel mondo, il grano resta, come 2mila anni fa, una delle leve della sovranità più potenti". Di sicuro gli ultimi quindici mesi sono stati vissuti in altalena per i prezzi del grano, con ripercussioni differenti in diverse aree del mondo, accomunate tutte dall'essere di fatto investite da fenomeni speculativi collegati all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
È noto che Ucraina e Russia rappresentano due dei principali esportatori di grano a livello mondiale. L'inagibilità dei porti - parziale o totale - ha rallentato l'export e creato squilibri. Da un lato, i Paesi della cintura nordafricana, esposti alle fragilità connesse ad una dieta alimentare fortemente orientata al consumo di cereali, che hanno vissuto mesi di incertezza e di discontinuità nell'approvvigionamento. Dall'altro, l'inflazione che ha colpito i beni alimentari in Europa.
I corridoi della solidarietà - Black Sea Grain Initiative - hanno funzionato a singhiozzo, per diversi motivi. Le rotte alternative attraverso l'Europa Orientale hanno forse garantito una maggiore celerità dei commerci, ma allo stesso tempo hanno penalizzato il blocco degli Stati membri formato da Polonia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia, che hanno accusato una depressione dei listini in parte ammortizzata dall'introduzione di un regolamento di esecuzione della Commissione Europea, finalizzato a stabilire "misure eccezionali e temporanee" riguardanti grano, mais, semi di colza e semi di girasole.
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Il provvedimento (una clausola di salvaguardia straordinaria) resterà in vigore fino al prossimo 5 giugno, ma potrà essere prorogato qualora la situazione eccezionale dovesse persistere. Dalla Commissione Europea sono stati stanziati - attingendo dal Fondo anticrisi della Pac - una cifra di 100 milioni di euro, che potrà essere aumentata discrezionalmente dagli Stati membri beneficiari del provvedimento fino al 200%.
Resta il nodo della proroga del corridoio sul Mar Nero, in scadenza il prossimo 18 maggio. La Russia minaccia di opporsi, adducendo che l'accordo di quasi un anno fa, che coinvolge l'Onu, la Russia, l'Ucraina e la Turchia non è stato all'altezza delle sue richieste, ma la sua motivazione più ampia è quella di utilizzare l'accordo come leva nella sua guerra economica con l'Occidente, ricostruiscono gli analisti.
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Più di 23 milioni di tonnellate di cereali ucraini sono transitati e sono stati venduti sul mercato europeo da quando l'Unione Europea ha adottato il regolamento che liberalizza temporaneamente il commercio con l'Ucraina.
Inoltre, spiega la rivista statunitense Geopolitical Futures, "l'Ue sta concedendo fondi all'Ucraina per modernizzare la produzione e adottare gli standard di qualità interni. Associando ufficialmente l'Ucraina al mercato unico comunitario, l'Ue sta limitando la capacità dell'Ucraina di vendere cereali - o qualsiasi altra cosa che non soddisfi gli elevati standard imposti dall'Ue – all'interno del blocco. L'adattamento al mercato europeo è un processo lungo, che richiede non solo finanziamenti ma anche risorse umane qualificate, che possono scarseggiare in tempo di guerra. Sapendo tutto questo, è probabile che i produttori ucraini vogliano vendere velocemente i loro cereali ai mercati più vicini, come quelli attraverso i quali transitano le merci".
Allo stesso tempo, "la Russia si trova in difficoltà simili a quelle dell'Europa. La produzione e le scorte di grano a livello globale sono state elevate l'anno scorso e il surplus deve essere venduto prima che i nuovi raccolti possano raggiungere i mercati. La Russia ha registrato un raccolto record nel 2022 ed è probabilmente nervosa per la notizia che tre dei maggiori commercianti di cereali del mondo - Cargill, Viterra e Louis Dreyfus Co. - smetteranno di operare in Russia a luglio". Uno spettro che potrebbe provocare rallentamenti sul piano commerciale, col rischio che "alcuni cereali russi potrebbero rimanere invenduti".
Non è tutto. Per l'eccesso di grano "gli agricoltori russi, come i loro omologhi europei, non hanno più la garanzia di un profitto decente. Il Cremlino vuole garantire che gli agricoltori non cessino l'attività e minaccino la stabilità sociale. Il crollo dei profitti riduce anche la capacità degli agricoltori russi di investire in sementi e altri materiali per la prossima stagione dei raccolti, minacciando potenzialmente l'approvvigionamento alimentare russo", scrive Antonia Colibasanu nella propria analisi.
I future
Dalla Borsa Merci di Chicago, intanto, è netta la convinzione che gli accordi sulla Black Sea Initiative saranno confermati anche dopo la data soglia del 18 maggio prossimo. I future relativi al contratto del mais con scadenza a luglio guadagnano 6 centesimi e un quarto, l'1,08%, a 5,86 dollari e un quarto al bushel. Il contratto del frumento con scadenza a luglio è in rialzo di 25 centesimi e un quarto, il 4,14%, a 6,34 dollari e mezzo al bushel.