I produttori di grano italiani sono preoccupati dall'andamento dei prezzi dei cereali sulle principali piazze internazionali. Oggi il grano duro a Foggia è quotato a 360 euro la tonnellata, contro i 550 euro di un anno fa. Mentre per il grano tenero, sulla Borsa di Bologna, si è passati da 400 euro la tonnellata a 290.

 

Per capire i motivi di tale discesa e soprattutto fare una previsione sul futuro abbiamo interpellato Valentina Pellati di Pellati Informa, analista che si occupa proprio di valutare le dinamiche di mercato delle commodity agricole.

 

Calo del prezzo del grano, le cause

Sono almeno tre i fattori che hanno causato la discesa delle quotazioni di grano, sia tenero che duro.

 

Il primo fattore è che a livello globale il 2022 è stato un anno moderatamente buono per la produzione di frumento. L'Unione Europea ha raccolto 134 milioni di tonnellate (erano 138 nel 2021), mentre il Canada è tornato ai suoi livelli produttivi usuali, intorno a 34 milioni di tonnellate (nel 2021 era sceso a 22 milioni). Anche gli Usa sono andati bene e l'Australia ha avuto un boom di produzione, toccando quota 39 milioni di tonnellate.

 

Come in ogni mercato, quando l'offerta è elevata e non c'è percezione di scarsità futura i prezzi tendono ad abbassarsi.

 

Il secondo fattore riguarda la Russia. Non solo perché il Paese ha avuto una raccolta molto elevata lo scorso anno, pari a 92 milioni di tonnellate, ma soprattutto perché ha rinnovato gli accordi sull'export del grano dall'Ucraina. La guerra scoppiata lo scorso febbraio aveva infatti fatto temere che Kiev non avrebbe potuto inviare fuori confine le sue produzioni.

Leggi anche Grano, l'accordo sull'export è salvo (per ora)

Questo inizialmente aveva fatto impennare i prezzi del grano tenero prima della scorsa estate. Poi però gli accordi raggiunti per la creazione di corridoi di esportazione hanno fatto rilassare le borse merci, da qui un secondo fattore di discesa dei prezzi.

 

Al terzo punto troviamo la decisione dell'Unione Europea di importare a dazio zero il grano dall'Ucraina. Dobbiamo infatti pensare che l'Ue è storicamente un esportatore di grano (mentre l'Italia è un importatore, sia di duro che di tenero). Ma i dazi zero hanno causato l'afflusso di frumento a buon mercato che ha inondato il mercato interno.

 

I grossisti hanno fatto ingenti acquisti e il frumento ucraino è così andato in concorrenza con quello europeo, fatto che solitamente non accade.

 

Questi tre fattori sono, secondo Valentina Pellati, alla base delle attuali quotazioni del grano sulle principali borse merci. Va ricordato poi che le produzioni italiane di frumento, sia duro che tenero, sono talmente esigue (meno dell'1% a livello globale) da essere ininfluenti sulla formazione dei prezzi.

Leggi anche Quanto dipendiamo a tavola da Russia e Ucraina?

Prezzo del grano, quali quotazioni per la campagna 2023?

Andiamo ora alle quotazioni per l'attuale campagna agraria. Analizzando la situazione attuale si possono individuare due elementi rialzisti, uno ribassista e un elemento di incertezza.

 

Basse scorte (elemento rialzista). Attualmente le scorte di grano tenero dei maggiori Paesi esportatori si aggirano intorno a 64 milioni di tonnellate, che sono piuttosto basse. Questo porta il mercato a temere per l'approvvigionamento e dunque è un elemento che tende a far alzare i prezzi.

 

Guerra Russia Ucraina (elemento rialzista). Attualmente il grano ucraino lascia il Paese con una certa facilità, ma l'acuirsi della guerra in Ucraina o la decisione del Governo russo di bloccare l'export (alquanto improbabile) potrebbero generare nuove tensioni di mercato.

 

Intenzioni di semina (elemento ribassista). Visti i prezzi del grano dello scorso anno tutti gli agricoltori hanno puntato sul frumento. E infatti le intenzioni di semina parlano di superfici in aumento nei due emisferi. Questo è dovuto anche alla crisi del mais causata dalla carenza di acqua. L'aumento delle superfici dovrebbe portare ad un raccolto abbondante nel 2023 e quindi ad una discesa dei prezzi.

 

Andamento meteo (incognita). Il meteo è la vera incognita da valutare nei prossimi mesi. Se le condizioni saranno favorevoli nei principali areali di produzione, i raccolti saranno abbondanti e dunque inevitabilmente i prezzi scenderanno. Se invece assisteremo ad una annata magra, come il 2021, allora i prezzi saliranno.

 

Dobbiamo dunque attendere l'estate per conoscere la situazione in Europa, mentre per i mercati nordamericani ed Est europei ci vorrà un po' più di tempo (in Canada si raccoglie in agosto). "Vista la situazione mi aspetterei dei prezzi stabili o leggermente al ribasso nei prossimi mesi, ma tutto dipenderà dal raccolto di grano nei principali areali", sottolinea Valentina Pellati.

 

Prezzo del grano duro, incognita Canada

Le riflessioni fatte fino ad adesso valgono anche per il grano duro, che segue dinamiche simili a quello tenero. Ma occorre fare un passo ulteriore. Il Canada è infatti il principale produttore di grano duro a livello globale, coprendo il 60% circa del commercio internazionale, pari a 8 miliardi di tonnellate.

 

Per i produttori di grano duro italiani la vera incognita è il Canada dunque. Se le sue produzioni saranno abbondanti i prezzi scenderanno, se invece il clima causerà scarsi raccolti è prevedibile che i prezzi saliranno. D'altronde sono stati proprio i cattivi raccolti del 2021 ad aver causato l'impennata dei prezzi del 2022.

Leggi anche Grano duro, i prezzi all'ingrosso in Italia tornano stabili