Nel momento in cui scriviamo questo articolo il grano duro sulla piazza di Foggia è scambiato a 550 euro alla tonnellata, mentre quello tenero a Bologna viene acquistato per 350 euro/tonnellata. I cerealicoltori guardano con interesse e apprensione a queste quotazioni sperando che i prezzi si mantengano alti in modo da portare a casa un guadagno soddisfacente.
In molti tuttavia si chiedono quali sono i fattori che influenzano la formazione del prezzo di una materia prima, che sia grano, mais oppure urea. Per capirlo abbiamo intervistato Vitaliano Fiorillo, docente presso l'Università Bocconi di Milano.
"Il primo elemento da prendere in considerazione è il rapporto tra domanda e offerta. Quando un bene è scarso rispetto ad una domanda il suo prezzo tende a salire. Questo lo vediamo bene ad esempio con il gas di cui oggi, complice anche la guerra in Ucraina, c'è un grande bisogno che però i Paesi produttori non riescono a soddisfare appieno".
Effettivamente veniamo, soprattutto nel grano duro, da un'annata di scarse produzioni. Le riserve, i cosiddetti stock, non giocano però un ruolo di riequilibrio?
"Sì, ma a meno che non siano molto grandi non bastano a calmierare i prezzi. Bisogna considerare che nella formazione del prezzo un elemento fondamentale lo gioca l'aspettativa, ciò che gli operatori credono accadrà nel futuro".
Ci può fare un esempio?
"Pensiamo ad esempio al clima. Nessuno sa come saranno le prossime annate dal punto di vista meteorologico, eppure c'è la percezione comune che si stia andando verso un'era di stravolgimenti climatici con scarse precipitazioni e temperature alte. Questo influisce sulle aspettative degli operatori del settore per quanto riguarda la capacità degli agricoltori di produrre frumento".
E se poi le aspettative sono sbagliate?
"Qualcuno probabilmente pagherà per la valutazione sbagliata. Ma il prezzo del grano che viene fatto oggi è molto influenzato dalle previsioni future, siano esse legate al clima o alla guerra o all'inflazione".
L'aumento dei prezzi dei beni a consumo è un dato oggettivo però…
"L'inflazione in un Paese viene registrata andando a monitorare i prezzi al consumo e oggi viene stimata in Italia intorno all'8%. Ma non è affatto vero che oggi i beni che compriamo costano l'8% in più. È una stima che viene fatta su futuro. Sulla scorta di queste notizie però anche chi non ha subìto degli aumenti di costo oggi ritocca in alto i listini. Basta vedere come alcuni bar abbiano aumentato il prezzo della tazzina di caffè".
Molti agricoltori, quando i prezzi non rispecchiano le loro aspettative, puntano il dito contro gli speculatori. Che cos'è la speculazione?
"È un argomento abbastanza complesso, ma possiamo dire che lo speculatore è un investitore che non è interessato ad acquisire realmente un bene, ma opera nel brevissimo tempo per ottenere un guadagno di tipo finanziario su differenze di prezzo. Sono speculatori ad esempio quei soggetti che acquistano un'azione ad un prezzo e la rivendono immediatamente quando questa incrementa il suo valore, anche se di poco".
Qual è il ruolo degli speculatori nell'influenzare le quotazioni di prodotti come il grano o il mais?
"Per capirlo è necessario comprendere come funzionano i futures (per maggiori approfondimenti è possibile leggere questo e questo articolo, Ndr). Semplificando, i futures sono dei contratti in cui un agricoltore si impegna a vendere la propria produzione a fine stagione ad un prezzo che viene stabilito anticipatamente. Chi compra i futures si impegna altresì a pagare il corrispettivo e a ritirare la merce alla scadenza del contratto. Elemento centrale è il fatto di trovare un accordo tra chi compra e chi vende sul prezzo che avrà un determinato bene dopo un certo lasso di tempo. Sul mercato dei futures si formano dunque le aspettative sul futuro".
E questo come influisce sui prezzi nell'immediato?
"Gli operatori tengono sempre in considerazione ciò che accadrà nel futuro. Se ad esempio un mulino vede che il prezzo dei futures a sei mesi è più basso del prezzo spot, quella attuale, magari aspetterà ad acquistare".
Torniamo agli speculatori, quale ruolo hanno?
"Lo speculatore acquista futures non perché sia realmente intenzionato a ritirare il grano, ma semplicemente scommette di poter guadagnare sulla differenza di prezzo tra l'acquisto e la vendita. Se un numero elevato di speculatori ad esempio pensa che in futuro il prezzo del grano scenderà, offrirà dei prezzi bassi e questo influirà sulle quotazioni del grano".
Ma come possono gli speculatori influenzare il prezzo a cui un agricoltore di Foggia vende il proprio grano?
"Bisogna comprendere che il mercato del grano è internazionale e che le produzioni di piccoli Paesi, come l'Italia, hanno un impatto irrilevante sull'andamento dei prezzi, che invece risente molto dei livelli produttivi dei grandi Stati, come la Russia o gli Stati Uniti, oppure di dinamiche internazionali o dell'andamento climatico".
Gli speculatori sono un problema o una risorsa per l'equilibrio dei mercati?
"A livello teorico il loro ruolo è importante perché permette agli agricoltori o alle imprese di tutelarsi dal rischio, proprio attraverso i futures. In questo senso possono avere un ruolo sano, ma nel momento in cui la finanza, con le sue logiche, entra nell'economia reale, gli effetti possono essere nefasti, come abbiamo potuto sperimentare più volte nel passato".