Microorganismi utili, consociazioni e tecniche di agricoltura conservativa, sono questi gli strumenti di fondo su cui si basa il progetto di ricerca internazionale ProSmallAgriMed, per migliorare la fertilità, la produttività e la resilienza dell'agricoltura mediterranea alle prese con le problematiche del cambiamento climatico.

 

Un progetto rivolto in particolare alle aziende medio piccole che operano nelle zone aride e semi aride del nostro mare, con l'obiettivo di migliorare la produzione di cibo e la redditività degli agricoltori.

 

Per farci spiegare nel dettaglio cosa verrà fatto in questo progetto, abbiamo intervistato Sergio Saia, professore di agronomia e coltivazioni erbacee dell'Università di Pisa.

 

Professor Saia, cosa è e come nasce il progetto ProSmallAgriMed? E anche cosa significa questo nome.
"Il nome nasce dal titolo in inglese "Promoting soil fertility, yield and income in smallholder agriculture of semiarid and arid Mediterranean regions by management of beneficial soil microbiota, conservation agriculture and intercropping", che riassume in breve l'obiettivo del progetto, ossia promuovere la fertilità del suolo, la produzione e il profitto dei piccoli agricoltori delle aree mediterranee aride e semiaride attraverso la gestione dei microrganismi benefici del suolo, dell'agricoltura conservativa e della consociazione, in particolare tra una coltura aridoresistente, il fico d'india, e diverse colture erbacee (cereali e leguminose) e ortive. In particolare, tutte le colture verranno studiate per molteplici usi, sia per l'alimentazione umana, sia per quella animale e per possibili usi industriali e farmaceutici.

 

Il progetto (i cui riferimenti possono esser trovati al seguente link) nasce appunto dall'esigenza di promuovere la capacità dei piccoli agricoltori di queste aree di scalare la catena del valore aggiunto con sistemi colturali che possano coniugare sostenibilità, resilienza e plasticità. Tali obiettivi vengono perseguiti non solamente mettendo a punto i sistemi descritti, ma studiando anche gli aspetti economici della loro implementazione e favorendo l'impianto di sistemi di produzione di microrganismi benefici da riutilizzare in loco o anche da poter utilizzare in altri contesti. I microrganismi degli ambienti aridi, infatti, potrebbero giocare un ruolo determinante nel favorire la resa dei paesi mediterranei alla luce del cambio climatico. Le consociazioni studiate consentiranno di ottenere prodotti in momenti diversi dell'anno e di destinare questi a diversi usi in funzione delle esigenze e anche, ovviamente, della convenienza economica.

 

Si tratta quindi di sistemi produttivi polifunzionali. Infine, dal momento che sia la vita dei microrganismi benefici del suolo, sia la sua fertilità sono fortemente danneggiati dalle lavorazioni (che, oltretutto, hanno un impatto ambientale e un dispendio economico ed energetico elevatissimo), nel progetto studieremo anche gli effetti della gestione conservativa del suolo. L'incremento della quantità in sostanza organica grazie alla riduzione o alla eliminazione delle lavorazioni favorirà la capacità di invaso idrico del suolo e ridurrà le perdite per evaporazione, il che è fondamentale sia per favorire la resa e il profitto negli ambienti aridi e semiaridi, sia in ambienti relativamente umidi (come ad esempio il Centro Nord Italia, il Sud della Francia e alcuni areali spagnoli) alla luce del cambio climatico".

 

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Il professore Sergio Saia dell'Università di Pisa


ProSmallAgriMed è un progetto di ricerca internazionale, quali sono i paesi che partecipano?
"Al progetto partecipano 12 unità più un partner associato. Le unità fanno capo all'Italia, Francia, Tunisia, Algeria e Marocco e includono sia enti pubblici di ricerca, sia aziende private che operano nei settori agricoli e biotecnologici, con particolare attenzione allo sviluppo dell'imprenditoria femminile. Il coordinatore del progetto è il professore Guido Lingua dell'Università del Piemonte Orientale e gli altri partner includono l'Università di Palermo, il Crea, l'Université Badji-Mokhtar Annaba, Anvredet/project Plantabiotek e Tchimbo in Algeria, Supagro - Démarche intégrée pour l'obtention d'aliments de qualità, Supagro - Marchés, Organisations, Institutions et Stratégies d'Acteurs e Qualiplante in Francia, l'Université Sidi Mohamed Ben Abdellah in Marocco e l'Institut National Agronomique de Tunisie in Tunisia. Inoltre, io partecipo al progetto come professore dell'Università di Pisa associato al Crea e figuro nel board di gestione scientifica delle attività".


Cosa verrà studiato nel dettaglio e dove?
"Gli aspetti approfonditi dal progetto saranno diversi e riguardano gli aspetti ambientali, economici ed agronomici degli ambienti aridi e delle coltivazioni a base di fico d'india e verrà inoltre messo a punto un sistema facilmente applicabile per la produzione degli inoculi locali di microrganismi benefici.


Gli aspetti ambientali riguardano lo studio della qualità del suolo e della sua funzionalità microbiologica. Dai suoli in studio verranno prelevati i microrganismi, studiati e isolati e riprodotti in vivo e, ove possibile, in vitro. Verrà inoltre studiata l'efficienza produttiva delle consociazioni tra fico d'india per la produzione di frutto e di diverse colture tra cui cereali, leguminose e porro o cipolla. Le erbacee e il fico d'india verranno anche studiate per il loro valore foraggero, dal momento che l'integrazione degli animali allevati è fondamentale in agricoltura per favorire la circolarità degli elementi. I frutti del fico d'india verranno studiati anche per contenuto in composti secondari importanti nell'industria farmaceutica.

 

Per quanto riguarda le prove di campo, queste verranno fatte in Tunisia, Algeria, Marocco e anche in SIcilia.
Infine, dal momento che le soluzioni proposte implicano comunque che gli agricoltori vengano aggiornati sulla gestione della complessità a scala di sistema, il progetto prevede anche la divulgazione ai produttori di quegli ambienti e la costruzione online di documenti divulgativi destinati sia ad agricoltori, sia al grande pubblico".


Quanto durerà questo progetto?
"Il progetto dura 3 anni. È formalmente iniziato nel maggio 2021 e la fine prevista è a maggio 2024, ma visti i problemi logistici dovuti alla pandemia da coronavirus, non è esclusa una possibile proroga del progetto".


Quali sono gli obiettivi a breve e medio termine?
"Nel breve termine, vogliamo fornire una risposta sulla produttività di quegli ambienti. In particolare, il Nord Africa ha spesso forti carenze in foraggi, la cui coltivazione esclusiva in colture in purezza richiede elevate disponibilità idriche, come è stato notato anche dall'opinione pubblica recentemente a causa degli eventi di siccità. Tuttavia la piovosità degli ambienti mediterranei, sia nel Nord Africa, sia nelle aree del Sud Europa è contenuta. E quest'anno abbiamo assistito, come già nel 2003, anche a forti carenze idriche nel Nord Italia. In questi contesti l'agricoltura conservativa consente di aumentare la disponibilità idrica sin dal primo anno di applicazione. Inoltre consente anche un notevole risparmio di carburante che, all'atto della concezione del progetto, pur avendo costi ben più bassi degli attuali, già incideva molto sulla spesa complessiva.

 

Gli obiettivi che perseguiamo nel medio termine sono quelli di stimolare la capacità degli agricoltori di aggiornarsi, di creare reti di agricoltori e altri attori della filiera e scalare la catena del reddito. Lo stesso teaser della fondazione Prima (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area - Partnership per la Ricerca e l'Innovazione nell'Area Mediterranea, un programma di ricerca, sviluppo e innovazione supportato dal framework di Horizon 2020) sono quelli di rendere le società dell'area mediterranea più resilienti, prospere e inclusive, promuovendo l'integrazione. Tali aspetti vengono perseguiti in primis con una integrazione culturale e dei saperi in modo che tutti possano beneficiare del sapere comune e trarre vantaggio dalle disponibilità di tutti. Il progetto ProSmallAgriMed favorirà, oltre la gestione agronomica dei sistemi mediterranei, proprio tali aspetti di divulgazioni in diverse lingue, tra cui inglese, francese, arabo, spagnolo e ovviamente italiano".