Gli eventi alluvionali che hanno colpito in profondità nei giorni scorsi una delle aree più significative dell'agricoltura siciliana, nelle province di Catania e Siracusa, hanno comportato danni enormi, ma di difficile e ancora oggi forse prematura quantificazione. E per i quali il rischio maggiore è che si tenda presto a dimenticare quanto avvenuto. Nel mettere insieme le notizie salienti che hanno caratterizzato questo disastro colpisce la risoluta compostezza degli agricoltori siciliani nell'affrontare l'evento, sintetizzata nell'immagine di un singolo episodio, quello del tentativo di salvare i limoni della Igp del deposito consortile nelle campagne di Siracusa, una fotografia resa pubblica dal Distretto Agrumi Sicilia.

Un'immagine che è l'icona del coraggio di chi si ostina a voler coltivare la terra, nonostante un clima sempre più avverso e l'assenza di servizi credibili, la cui mancanza si avverte in circostanze forti, come il maltempo dei giorni appena trascorsi: in questa terra, i consorzi di bonifica sono commissariati da 30 anni e l'Autorità di Bacino è stata varata solo nel 2018. E ora in vaste aree il problema, paradossalmente, sarà quello dell'irrigazione: interi acquedotti irrigui sono stati divelti dalla furia delle acque. Dopo il disastro provocato dall'uragano mediterraneo Apollo l'agricoltura di Sicilia avrebbe bisogno della mano protettrice di una Demetra.


La scansione temporale degli eventi

La Sicilia orientale nell'ultima settimana è stata letteralmente devastata prima da un'imponente perturbazione africana, che dal 24 al 26 ottobre ha smaltito sull'Isola in tre giorni mediamente oltre 233 millimetri di pioggia, con picchi di piovosità nella provincia di Catania, rovesciando un terzo dell'acqua che dovrebbe cadere in un anno, poi, a decorrere da venerdì 29 ottobre l'uragano mediterraneo Apollo, che si è formato al largo delle acque tra Sicilia e Malta. Apollo si è accanito sulla provincia di Siracusa, con venti molto forti e piogge di minore intensità rispetto ai giorni precedenti ma nella prima, come nella seconda ondata di maltempo, i danni all'agricoltura sono stati ingentissimi e restano al momento di valore incalcolabile. Sul banco degli imputati, oltre ai fenomeni meteo, vi sono le condizioni del territorio: arso e impermeabilizzato dalla perdurante siccità e con una manutenzione scarsa, quando non inesistente.

Gli eventi tra il 24 e il 26 ottobre

Il 28 ottobre, quando ormai il disastro della provincia di Catania è compiuto e si prepara ad arrivare l'uragano Apollo, l'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue in una nota scrive: "In attesa della nuova ondata di maltempo annunciata sull'Italia meridionale, va registrato che sulla Sicilia, in tre giorni, si è già rovesciato circa un terzo dei 700 millimetri di pioggia che mediamente cadono in un anno sull'isola". Secondo la nota solo "a Lentini", nel siracusano, dove esonda il fiume San Leonardo, "i pluviometri hanno registrato 275,4 millimetri con una punta di 150 millimetri in una sola ora". Un dato che, come si vedrà più avanti, si presta ad una lettura non proprio univoca.

Inoltre, sui tre giorni si son verificate "punte di 1.200 millimetri sull'Etna" e "alla stazione pluviometrica di Linguaglossa Etna Nord sono stati segnalati 398,8 millimetri in una giornata". La nota dell'Anbi cita come fonte i dati del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano.

In pratica, al 28 ottobre, se Catania è già al disastro, con una scia di tre morti, centinaia di sfollati e danni a colture ingentissimi, il siracusano è stato già sottoposto a un primo consistente bombardamento di acqua.
"Dobbiamo essere consci che il rischio zero non esiste, ma l'uragano mediterraneo è un ulteriore segnale di aggravamento della crisi climatica in atto e che evidenzia sempre più l'inadeguatezza complessiva del nostro sistema di difesa del suolo" commenta il presidente dell'Anbi Francesco Vincenzi.

Da Catania il 27 ottobre, così Elena Albertini, vicepresidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp sui danni: "eccezionali condizioni di maltempo hanno investito in pieno la zona di produzione dell'Arancia Rossa di Sicilia, provocando danni non ancora quantificabili alla produzione e agli agrumeti. Dobbiamo aspettare la fine del ciclone prima di poter cominciare la conta dei danni, ma fin da ora possiamo dire che nelle zone vocate alla coltivazione dell'arancia rossa ci sarà bisogno di sostegni concreti e immediati da parte delle istituzioni per aiutare tutti gli imprenditori a rialzarsi e per far sì che catastrofi di tali dimensioni siano attenuate, in futuro, da una corretta gestione del territorio, delle opere idrauliche e degli invasi".

Da Roma il 28 ottobre giunge l'appello di Italia Ortofrutta, Unione Nazionale, che ha richiesto "alla Regione Siciliana - è scritto in una nota - "la costituzione di un tavolo di lavoro per costituire un'unica cabina di regia per definire un piano di intervento e richiedere alle istituzioni un'immediata convergenza sull'emergenza in atto e riconoscere lo stato di calamità naturale".

Italia Ortofrutta nel sottolineare la gravità dei danni soprattutto nella piana di Catania afferma: "È quanto mai prioritario che le istituzioni si impegnino da subito affinché si creino i presupposti per la ripartenza e la ricostruzione", tanto dichiara Gennaro Velardo, il presidente di Italia Ortofrutta, che aggiunge: "In quest'ottica Italia Ortofrutta si è da subito attivata affinché vengano riconosciuti i danni alle attività produttive del comparto ortofrutticolo e siano sollecitati i dovuti interventi da parte delle istituzioni".


Apollo colpisce tra il 29 ed il 30 ottobre

Il 30 ottobre è ormai chiaro che l'uragano Apollo ha sferrato il suo colpo di maglio, fatto di vento e acqua. Da Roma Confagricoltura considera che "Siracusa e Catania stanno fortemente subendo le conseguenze dell'uragano mediterraneo che, da giorni, imperversa nella Sicilia orientale. La situazione viene monitorata con attenzione, ma è impossibile - afferma Confagricoltura - fare almeno una prima conta dei danni perché si è ancora in piena allerta meteo".

La situazione è critica in tutta la provincia di Siracusa: "Si segnala la completa distruzione degli ortaggi autunnali annegati in pieno campo. Completamente distrutti o estirpati anche i nuovi impianti di agrumi e si segnalano danni a serre e strutture - continua la nota di Confagricoltura, che aggiunge "A Lentini la furia del tempo ha tirato fuori perfino le tubature d'irrigazione principale, da una profondità di quasi un metro. Numerose - sottolinea l'Organizzazione degli imprenditori agricoli - sono le zone rurali completamente isolate, devastate da acqua e fango".

Sono del resto quelle le ore in cui anche la città di Augusta, sede del polo petrolchimico di Siracusa, resterà isolata per molto tempo. Nella Piana di Catania si evidenziano, a Paternò, strade completamente sparite, forti allagamenti, distruzione di tettoie e muri di sostegno. A Palagonia l'esondazione del fiume Catalfaro ha completamente sepolto con acqua e fango i nuovi impianti di agrumi, mentre continuano la pioggia e il vento. Condizioni gravi si registrano a Scordia dove le aziende agricole si sono letteralmente trasformate in laghi.

Da Catania il 30 ottobre la presidente di Distretto Agrumi Sicilia, Federica Argentati, rimarca: "Attendiamo dalle autorità la conta reale dei danni di ogni singola azienda dove, oltre agli impianti, l'alluvione ha distrutto le strutture irrigue di agrumeti, frutteti e vivai. L'auspicio è che le difficoltà del singolo produttore siano adeguatamente prese in considerazione; mentre come Distretto Agrumi di Sicilia invitiamo la nostra Regione ad agire in maniera più efficace da un punto di vista tecnico e organizzativo e la nostra comunità a operare concretamente per contribuire a ridurre gli effetti catastrofici del cambiamento climatico".

Con quasi le stesse parole descrive sommariamente i danni il 30 ottobre la Coldiretti Sicilia, che sottolinea come "In una settimana si sono abbattuti sulla Sicilia ben venti eventi estremi tra tornado e bombe d'acqua sulla base dei dati dell'European Severe Weather Database elaborati dalla Coldiretti". Una raffica che "Ha colpito anche le infrastrutture aggravando lo stato delle reti viarie dove si creano voragini sempre più pericolose, Siracusa e Catania sono le province più colpite con le campagne coperte da acqua e fango per le intense precipitazioni che hanno provocato anche l'esondazione dei fiumi".


L'incuria amplifica i danni

Ma non è solo l'eccezionalità dell'evento a determinare tanti danni. Il 31 ottobre AgroNotizie sente Corrado Vigo, agronomo, testimone diretto dell'alluvione di Lentini, nel siracusano, dove è esondato il fiume San Leonardo, 500 chilometri quadrati di bacino idrografico, che scorre tra le province di Catania e Siracusa, con la maggior parte del territorio imbrifero ricadente in quest'ultima. A Lentini oltre 10mila ettari di agrumeto sono stati in varia misura raggiunti dall'acqua nella peggiore alluvione mai vista in questa zona.

"Eppure
- spiega Vigo - contrariamente a quanto detto dal Servizio Meteorologico Regionale, a Lentini sono caduti con la prima ondata solo 47 millimetri d'acqua, un evento tutt'altro che eccezionale. Questo a causa del fatto che l'Autorità prende in considerazione un altro idrometro, che in pratica misura le precipitazioni di Sigonella".

Secondo Vigo, profondo conoscitore del territorio "il vero problema non sono le precipitazioni, ma lo stato di manutenzione assente del territorio, a cominciare dall'alveo dei fiumi: il letto del San Leonardo è largo 80 metri, ma il letto di scorrimento è di soli 17 metri, manca il fondale che è pieno di detriti, quindi basta poca pioggia per produrre danni enormi, così come è stato. E a ogni evento i danni aumentano sempre di più, anche a prescindere dall'entità delle precipitazioni".

Non solo, oltre al danno c'è la beffa: "Per ogni ettaro di agrumeto si pagano in media 600 euro anno d'Imposta Comunale sugli Immobili - afferma Vigo - e se il fondo ricade anche nel piano di classifica del Consorzio di Bonifica, si aggiungono 500 euro di tributi consortili, questo significa che a fronte di una spesa che può arrivare a 1.100 euro per ogni ettaro di agrumeto, nessuno ha ripulito fiumi e canali".


Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione: è stato tolto l'appellativo Interdonato quando si parla del limone di Siracusa