Caro grano

Per il momento il grano duro italiano si presenta a quotazioni inferiori rispetto a quello canadese, che quota 60 euro al quintale.
Ma è presumibile che anche il prodotto italiano non mantenga a lungo quotazioni più basse, per allinearsi presto ai valori dei mercati internazionali.
A fare queste previsioni è Vincenzo Divella, amministratore delegato dell'omonimo pastificio, fra i maggiori in Italia, nell'intervista rilasciata a "La Verità" del 20 settembre.

L'impennata dei prezzi è in gran parte legata alla forte siccità che si è verificata in Canada e che ne ha dimezzato i raccolti.
Essendo il Canada il principale produttore al mondo e il mercato di riferimento per l'industria della pasta, la pressione sui prezzi è stata inevitabile.
L'Italia, ricorda Divella, importa ogni anno dai 20 ai 30 milioni di quintali di grano duro, in quanto la produzione interna copre solo i due terzi del fabbisogno dell'industria della pasta.
Il prodotto importato proviene prevalentemente da Canada, Australia e Usa.
Inevitabili poi, in questa fase di forte turbolenza dei mercati delle materie prime, alcune manovre speculative e un ritorno alla normalità non appare immediato, tanto che questa stagione di prezzi alti potrebbe protrarsi anche per altri due anni.
 

Il prezzo del latte

Il prezzo delle materie prime destinate all'alimentazione degli animali è schizzato verso l'alto.
Il mais è cresciuto del 50% e la soia dell'80%.
Un aumento dei costi insostenibile per molti allevatori, quelli di latte in particolare.
Solo gli allevatori che producono latte destinato alla trasformazione in formaggio riescono a ricavare qualche margine, come nel caso dei grandi formaggi a denominazione di origine, come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano.
Per tutte le altre destinazioni, che rappresentano circa la metà della produzione totale di latte in Italia, i prezzi si fermano a 36 centesimi al litro, dunque sotto i costi di produzione.

È questo il quadro del settore lattiero caseario tratteggiato da Micaela Cappellini sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 21 settembre.
Presto si riapriranno le trattative per la definizione del prezzo del latte alla stalla e da parte dell'industria di trasformazione, rappresentata da Assolatte, già fanno sapere che anche le imprese del settore si trovano a fare i conti con un'impennata dei costi di produzione.
Non sarà facile trovare un punto di incontro fra le due posizioni, quella degli allevatori e quella delle industrie del latte.
Tutti ora guardano alle trattative che si apriranno in Lombardia, da sempre punto di riferimento nazionale per la filiera del latte.
L'appuntamento è per il 30 settembre, quando si aprirà il tavolo convocato dal ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli per discutere della difficile situazione degli allevamenti da latte.
 

Alleanze anti-Prosek

La domanda di protezione per il vino croato Prošek, della quale si è a lungo discusso nei giorni scorsi, è approdata sulla Gazzetta ufficiale europea, dando così avvio alla procedura di riconoscimento.
La notizia è rimbalzata su molti quotidiani e fra questi "Il Sole 24 Ore" del 23 settembre, dove Micaela Cappellini ricorda che ora l'Italia ha 60 giorni di tempo per portare a Bruxelles le proprie obiezioni.
Il Prosek è un vino totalmente differente dal Prosecco, ma la similitudine fra i due nomi può facilmente confondere il consumatore.
Per questo motivo la proposta di riconoscimento da parte della Croazia è stata ritenuta irricevibile da parte dell'Italia, che sta muovendo tutte le pedine per contrastare questa la possibilità.

Al fianco dell'Italia si sono schierati numerosi paesi, come Francia, Spagna, Portogallo e Germania e le federazioni vini di questi paesi sono pronte a presentare le loro mozioni contrarie all'indicazione della Commissione.
Anche la regione Veneto, si legge nell'articolo, è al lavoro insieme ai tre consorzi di tutela del Prosecco per mettere in campo tutti gli strumenti per fare opposizione.
Il motivo di tanto allarme risiede nell'importanza economica che riveste la Dop del Prosecco italiano, con una produzione di 620 milioni di bottiglie, 370 milioni delle quali sono destinate all'esportazione.
Un mercato che fa gola a molti e già si vedono in commercio imitazioni dai nomi fantasiosi, come il Whitesecco austriaco o il Crisecco della Moldova.
 

Il cibo si condivide

Il cibo non è merce da scambiare ma una necessità di condividere.
Questo il messaggio del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in occasione del vertice sui sistemi alimentari.
Ambizioso l'obiettivo, quello di eliminare la fame entro il 2030.
Mentre tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana, due miliardi sono in sovrappeso e 462 milioni sono sottopeso, in altre parole soffrono la fame.
Intanto un terzo di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato.

È questo il quadro che Elena Molinari tratteggia sulle pagine di "Avvenire" del 24 settembre in un ampio servizio dedicato al primo vertice sui sistemi alimentari.
Ridurre lo spreco è pertanto importante, ma può rivelarsi insufficiente se non verranno riequilibrati il potere dei grandi produttori di cibo e dei distributori e venditori al dettaglio rispetto a quello degli agricoltori.
Le proposte emerse dal vertice, si legge in conclusione dell'articolo, sono già state giudicate insufficienti da numerose componenti della società civile, da accademici e movimenti sociali che hanno denunciato come l'agenda del summit sia stata condizionata da una "opaca rete di interessi aziendali".
 

Il bio che piace

La richiesta di una maggiore attenzione verso consumi consapevoli e sostenibili ha spinto l'Italia e le filiere produttive a investire maggiormente in agricoltura biologica.
Esordisce così l'articolo pubblicato da "Il Foglio" del 24 settembre, dove si fa un quadro dell'evoluzione delle produzioni biologiche, in particolare nel comparto enologico.
Si ricorda che sia la riforma della politica agricola comune (Pac), che entrerà in vigore nel 2022, insieme al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), sono fra le novità più interessanti volte a sostenere le produzioni agricole dedicate al biologico.
Un aiuto a questa filiera dell'agroalimentare verrà dato dalla legge sul nuovo "Piano strategico biologico italiano", in attesa di essere discusso alla Camera e che una volta approvato disciplinerà il settore della produzione agricola con metodo biologico, promuovendo e tutelando le eccellenze italiane di questo comparto.

Le normative in esame introdurranno fra l'altro il marchio biologico italiano, il cui obiettivo è quello di tutelare il consumatore nelle sue scelte, rendendolo consapevole che i prodotti che sta acquistando sono ottenuti da materie prime di origine italiana.
Si attende poi la definizione giuridica dei distretti biologici, attraverso i quali sarà possibile regolamentare l'organizzazione e la produzione del mercato, favorendo l'integrazione con altre attività economiche presenti nell'area del distretto.
 

Attenti al vino

Si chiamano "Global strategy on alcoholics" ed "European beating cancer plan".
Si tratta di documenti all'esame dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e degli uffici della Commissione europea.
L'obiettivo, come spiega Giorgio dell'Orefice sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 25 settembre, dovrebbe essere quello di distinguere in maniera chiara la differenza tra abuso di alcol e normale consumo.
Ma di questa separazione al momento non si vede traccia e aumenta il timore che venga eliminato ogni riferimento alla possibilità di un consumo moderato di vino in linea con la nostra cultura e tradizione.
Lo scenario che si potrebbe aprire è quello di una demonizzazione del consumo di vino, che danneggerebbe in misura significativa il nostro export.

Se passasse questa tesi la prima misura a venire coinvolta è quella della promozione dei consumi di vino all'estero, un budget per l'Italia di oltre 100 milioni di euro l'anno.
Sostegni che per il vino italiano si sono dimostrati particolarmente importanti, tanto che l'export di vino made in Italy è passato da un fatturato di 4 miliardi nel 2010 ai 6,47 miliardi dello scorso anno.
All'azzeramento delle promozioni potrebbe aggiungersi un sistema di nuove imposizioni fiscali, finalizzate a ridurre i consumi di alcol.
In questo scenario appaiono evidenti le contraddizioni di una Commissione europea che da una parte incentiva il settore primario e dall'altra ne mette a rischio una fetta importante come il vino.
 

L'olio che verrà

In questi giorni è partita la nuova campagna olearia, che si presenta a macchia di leopardo.
Mentre la Puglia si collocherà ai vertici per quantità prodotta (140mila tonnellate), Calabria e Sicilia si fermeranno a 35mila tonnellate a testa.
Sono le prime stime sull'andamento della produzione, commentate da Carlo Ottaviano sulle pagine de "Il Messaggero" del 26 settembre.
Ma le note più dolenti arrivano da Campania e Lazio, dove il raccolto sarà inferiore del 20/25% rispetto allo scorso anno.
Numeri peggiori salendo verso Nord, con Umbria, Toscana e Liguria che segnano un meno 30/40%, per arrivare al tracollo (meno 80%) per l'olio del Garda e del Trentino.
A fare la differenza sono stati i cambiamenti climatici, dalle gelate di aprile ai venti caldi durante la fioritura, per finire con la prolungata siccità estiva.

Nonostante queste difficoltà l'Italia dovrebbe mantenersi al secondo posto nella graduatoria mondiale dei produttori di olio, dietro alla Spagna, il cui raccolto è in flessione.
L'Italia, ricorda l'articolo, è un forte esportatore di olio, come emerge dai dati di Unaprol.
Quasi la metà del nostro olio esportato è destinato ai mercati europei, ma si assiste a un significativo interesse dei mercati asiatici, dove le esportazioni sono triplicate.
Gli Usa, dove si concentra un terzo delle nostre esportazioni, si confermano come il mercato più importante per l'olio italiano.
Eccellente la qualità, dove la produzione italiana vanta primati ancora ineguagliati, ma occorre affrontare anche la sfida della quantità, afferma David Granieri, presidente di Unparol.
A questo fine occorrono interventi strutturali di rinnovamento degli impianti e recupero degli uliveti abbandonati.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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