L'Unione europea si è impegnata a ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti fino ad arrivare entro il 2050 alla neutralità climatica. Per raggiungere questi obiettivi sono state sviluppate differenti strategie che hanno il compito di traghettare tutti i settori produttivi verso un futuro a zero emissioni.

Nel frattempo però è necessario che il vecchio continente mitighi le sue emissioni di anidride carbonica (come di altri gas ad effetto serra). In altre parole mentre le industrie, il settore dei trasporti, quello energetico, etc. sono avviati verso un percorso di taglio delle emissioni, è necessario che l'anidride carbonica che emettono sia tolta dall'atmosfera e questo compito viene affidato all'agricoltura.


La Carbon farming initiative

La Commissione europea ha pubblicato lo scorso 27 aprile un report (Technical guidance handbook – setting up and implementing result-based carbon farming mechanisms in the EU), frutto di due anni di studi, in cui i tecnici di Bruxelles analizzano come si potrebbe realizzare il Carbon farming europeo, nient'altro che un sistema di incentivi e regole per spingere gli agricoltori ad adottare comportamenti in grado di aumentare la quantità di CO2 sequestrata nel suolo.

Tale studio preliminare sfocerà poi in una Carbon farming initiative che avrà il compito di tradurre in atti concreti le conclusioni contenute nel report approvato.
In particolare lo studio identifica cinque aree promettenti su cui intervenire:
  • il ripristino e la riumidificazione delle torbiere;
  • lo sviluppo del comparto agroforestale;
  • il mantenimento e l'aumento del carbonio organico del suolo;
  • la gestione del carbonio nelle praterie;
  • la gestione degli animali negli allevamenti.

La Carbon farming initiative dovrebbe essere resa pubblica entro la fine dell'anno e dovrebbe poi sfociare in una serie di progetti pilota che avranno il compito di testare gli approcci agronomici volti a sequestrare il carbonio atmosferico o ridurre le emissioni, creare dei modelli per misurare la CO2 sequestrata e aumentare la consapevolezza sul tema da parte degli stakeholder.


Verso un carbon credit market

Un aspetto chiave riguarda la misurazione e la certificazione del carbonio imprigionato nel terreno. Se la Commissione validerà dei modelli di misurazione dell'anidride carbonica sequestrata nei suoli agricoli (o non emessa dalle attività del settore primario) per gli agricoltori sarà poi possibile ottenere dei carbon credits, crediti di carbonio che poi potranno essere venduti sul mercato.
 
"Il carbon farming offre nuove opportunità di reddito per gli agricoltori. È un esempio di come gli ecoschemi previsti nella Pac e i finanziamenti privati possano premiare le pratiche agricole che ci aiutano a combattere le crisi del clima e la perdita di biodiversità", ha dichiarato il commissario Ue Frans Timmermans.

Ricapitolando. In futuro gli agricoltori che adotteranno pratiche in grado di sequestrare anidride carbonica nel suolo (come la minima lavorazione) o ridurre le emissioni climalteranti (ad esempio gestendo meglio i reflui zootecnici) riceveranno dei crediti di carbonio. Tali crediti potranno essere venduti dagli agricoltori alle aziende che vogliono mitigare la propria impronta ambientale (mercato volontario) oppure alle imprese che sono soggette all'Emission trading system (mercato obbligatorio). In ogni caso per gli agricoltori si apre un interessante nuovo business che negli Stati Uniti è già esploso.
La Carbon farming initiative si inserisce all'interno della nuova Pac, approvata da poco, ma anche della strategia From farm to fork (all'interno del Green deal) e anche della strategia Biodiversity e del Circular economy action plan. Insomma, sulla carta la Commissione europea ha creato una serie di iniziative di portata continentale che se funzioneranno come devono renderanno il settore primario più verde e remunerativo per gli agricoltori.