Quanto ancora durerà la pandemia è impossibile da prevedere, così come è impossibile predire la ripresa dell'economia. Quello che è certo e che "l'agricoltura del futuro dovrà essere un'attività economica che produce beni essenziali per la sopravvivenza dell'umanità. L'agricoltura del futuro è quella che crede che il futuro sia nell'agricoltura e, coerentemente, si prepara a far diventare realtà ciò che altrimenti sarebbe solo uno slogan vuoto".
Sono queste alcune delle conclusioni alle quali è giunto il professor Dario Casati, già prorettore dell'Università di Milano e uno dei più autorevoli economisti agrari europei.
Al professor Casati, presidente della Sezione Nord Ovest dell'Accademia dei Georgofili, è stata affidata la prolusione "Oltre la pandemia, quale futuro per l'agricoltura" in occasione dell'inaugurazione del 268esimo anno accademico dei Georgofili.
La crisi del Covid-19 non è stata solamente una crisi sanitaria, ma anche - per la rapidità e l'impatto della sua diffusione (sottovalutata nella sua dirompenza, con 2,8 milioni di morti su una popolazione di 7,8 miliardi di persone, seppure i numeri siano inferiori alla Spagnola di inizio Novecento, decisamente più impattante) - una crisi economica.
"La sua diffusione - analizza Casati - è favorita dagli scambi di merci, servizi e persone sempre più numerosi, che complicano la tracciabilità e aumentano i contatti. In sostanza, quella del Covid-19 può essere vista come una crisi sanitaria con una serie di impatti numerosi e molto diffusi sui sistemi alimentari, sociali e sullo sviluppo economico".
L'effetto reale è una colossale frenata dell'economia provocata dalle misure di contenimento (-3,5% a livello globale nel 2020), con prospettive di ripresa nei due anni successivi.
"L'andamento del settore agricolo in Italia è meno negativo rispetto al resto dell'economia: dopo un calo del 2% nel 2019, nel 2020 il valore aggiunto dell'agricoltura scende del 6%" dice Casati. "Anche l'industria alimentare realizza una prestazione migliore del complesso dell'industria e nel 2020 perde l'1,8% contro l'11,0% dell'industria manifatturiera".
L'impatto del Covid-19 sulla bilancia commerciale italiana inverte il trend, con l'export addirittura superiore alle importazioni, proprio perché è l'import a frenare del 14%. Anche il debito pubblico, evidentemente, ne risente, "e con lo scostamento di bilancio di 32 miliardi del marzo di quest'anno e lo scostamento di aprile il rapporto fra debito pubblico e Pil secondo stime ufficiali si collocherà al 160%".
L'agricoltura già nelle prime settimane della pandemia ha sofferto la mancanza di manodopera straniera, bloccata nei paesi di origine, con ripercussioni anche sulla capacità di acquisto delle economie mondiali, in particolare di quelle più deboli legate all'import di prodotti agricoli. Ricorrere agli stock potrebbe essere una delle soluzioni e si vede, infatti, che "la Cina nel 2020 ha acquistato grandi quantità di commodity alimentari. A fine anno aveva importanti stock strategici di riso e di mais che arrivavano a due terzi di quelli mondiali e per il frumento alla metà".
Se il sistema agricolo e alimentare almeno in Italia è riuscito a reggere lo choc del Covid-19 (impossibile prevedere tuttavia gli effetti su un periodo pandemico più lungo), innegabilmente "si sono avute ripercussioni sull'economia, sui modelli di consumo e gli stili di vita e, quindi, anche sul settore agricolo e alimentare, come la chiusura di bar e ristoranti, il ricorso allo smart working hanno dimostrato".
Quale modello agricolo potrebbe essere proposto in futuro? Saremo preparati a una nuova pandemia, quando e se capiterà? Come conciliare qualità e quantità di cibo?
"Il costante incremento delle conoscenze scientifiche, i risultati della ricerca e il trasferimento delle tecnologie all'attività produttiva sono oggi la strada maestra per la crescita", afferma il professor Casati. L'obiettivo di fondo per il sistema agricolo/alimentare si è dunque confermato quello originario: produrre cibo a sufficienza per tutti e ovunque.
Oltre a produrre a sufficienza, ha sottolineato infatti Casati, l'agricoltura dovrà d'ora in avanti fornire prodotti di alta qualità che derivano da processi produttivi avanzati, sicuri e di alta tecnologia, nonché produrre in condizioni pienamente compatibili con una vera sostenibilità ambientale ed economica.
"L'agricoltura del futuro è un'attività economica che produce beni essenziali alla sopravvivenza dell'umanità" puntualizza Casati. "Per questo è indispensabile adottare un sistema di integrazione dei redditi che preveda un sostegno all'esercizio della professione commisurato al contributo fornito nella produzione e nel mantenimento degli stock strategici, eventualmente collegato ai meccanismi esistenti nella Pac, per ovviare a prezzi agricoli tanto bassi da scoraggiare la produzione".
"Il perno di tutta la strategia dell'agricoltura del futuro - è convinto il professor Casati – è aumentare la produttività, con il settore agricolo che dovrà imparare nuovi modi di produrre, usando i nuovi ritrovati della scienza e che, inoltre, dovrà prepararsi ad operare in un sistema con un elevato grado di apertura al mercato mondiale".
Allo stesso tempo, l'agricoltura del futuro "dovrà essere responsabile e assumersi l'impegno di pensare ai Paesi meno fortunati, producendo in proprio ciò che può produrre e non facendo conto di comperare sul mercato mondiale ciò che non produrrà più per un malinteso ambientalismo".
L'agricoltura del futuro è etica, consapevole e guarda al mondo con ottimismo e fiducia.