L'innovazione è oggi la chiave per risolvere la difficile equazione di produrre più cibo, in maniera più sostenibile, utilizzando meno risorse e in un contesto di cambiamento del clima. E sul fronte dell'innovazione aziende come Bayer stanno facendo investimenti importanti. Come raccontato durante una conferenza in streaming da Bob Reiter, a capo della ricerca e sviluppo di Bayer Crop Science, vengono investi ogni anno circa 2 miliardi di euro in R&D.

L'offerta di Bayer si articola in tre settori: sementi, agrofarmaci e digitale. Sul fronte della genetica sono molte le novità sul tavolo. Ad esempio la soia Intacta 2 Xtend, che dovrebbe essere lanciata in Brasile entro la fine dell'anno e offre tratti di resistenza a numerosi insetti. Mentre più avanti dovrebbero essere lanciate delle varietà con tratti di resistenza agli erbicidi.

Se di mais a taglia bassa abbiamo parlato in questo articolo, Bayer dovrebbe lanciare nel 2022 negli Usa il mais SmartStax Pro che semplificherà la gestione degli insetti da parte dei farmer e altre novità importanti seguiranno negli anni a venire. Ma ci sono innovazioni anche sul cotone, con la ThryvOn Technology, e su altre colture minori.

Le novità di Bayer

Le novità elencate si sommano agli oltre 430 ibridi e varietà tra mais, soia, cotone ed orticole già in commercio e alle dieci nuove formulazioni per la difesa delle colture lanciate lo scorso anno. Su questo fronte Bayer ha portato avanti otto nuovi meccanismi d'azione con la pipeline attuale che conta circa dieci sostanze attive. Confermato poi il focus sugli agrofarmaci di origine biologica, come Serenade, che permettono un controllo di insetti e funghi in maniera più sostenibile.


Cresce il business digitale

Grazie all'acquisizione di Monsanto Bayer può offrire agli agricoltori uno strumento potente come Climate FieldView, una piattaforma di agricoltura digitale che permette agli agricoltori di gestire in maniera più consapevole i propri campi.
 
Per capire quali sono gli sviluppi all'orizzonte abbiamo intervistato Brian Lutz, chief scientist di Climate Corporation, società del Gruppo Bayer che ha sviluppato Climate FieldView, usata oggi su 60 milioni di ettari nel mondo, mentre in Italia è impiegata da un migliaio di agricoltori su circa 200mila ettari.

"Il nostro è uno sforzo continuo per rendere facile la raccolta di dati da diverse fonti, come ad esempio il trattore. Lavoriamo perché CFV possa dialogare con qualunque attrezzatura o mezzo oggi sul mercato. Per noi l'interoperabilità tra sistemi è un elemento chiave", racconta Brian Lutz. "Stiamo poi rendendo sempre più performanti le funzionalità di base, dal monitoraggio delle colture alla realizzazione di mappe fino alla condivisione di dati verso soggetti come i tecnici, ma anche verso altre piattaforme, proprio in un'ottica di interoperabilità".
 

Quali sono le ultime funzionalità che avete lanciato?
"Si tratta di uno strumento di analytics davvero potente che l'agricoltore può utilizzare per migliorare le performance del proprio business, identificando da un lato elementi di improduttività e dall'altro modelli di elevata efficienza".

Prima di cedere a BASF la tecnologia Xarvio nell'ambito dell'acquisizione di Monsanto stavate lavorando a delle app per l'identificazione automatica tramite smartphone di insetti e patogeni. È una tecnologia su cui state investendo ancora?
"Certamente, abbiamo lanciato MagicTrap, che è una app che aiuta l'agricoltore a identificare e contare gli insetti catturati in una trappola. E MagicScout, che invece supporta l'operatore nell'identificare infestanti e malattie. Inoltre CFV permette di scattare foto e prendere note direttamente in campo, geolocalizzandole e condividendole ad esempio con il proprio tecnico".
 
Le app di Bayer

Uno degli aspetti più interessanti del digital farming è la possibilità di utilizzare dati di campo, come quelli che CFV raccoglie, per prevedere lo sviluppo di un patogeno o un insetto. State lavorando su Sistemi di supporto alle decisioni?
"È una tecnologia davvero eccitante sulla quale stiamo investendo, ad esempio per quanto riguarda la difesa del frumento da patogeni fungini. A questi tool si devono poi aggiungere strumenti già rodati, come l'identificazione del miglior ibrido di mais o la corretta densità di semina. Sono tutti supporti alle decisioni che rendono la gestione dell'azienda agricola più semplice e produttiva".

Oggi CFV si focalizza principalmente sulle colture estensive, come il frumento o il mais. State lavorando anche sulle colture specializzate?
"A dire il vero già oggi i nostri servizi possono essere usati in orticoltura o in viticoltura. Stiamo comunque approfondendo le peculiarità delle singole colture per capire come possiamo offrire servizi di ancora maggior valore".

In una precedente intervista Liam Condon dichiarò ad AgroNotizie che CFV sarebbe diventata una piattaforma utile alla stima, emissione e vendita di crediti di carbonio. Ci può spiegare meglio qual è il vostro progetto?
"In un contesto di cambiamenti climatici è necessario limitare l'emissione di anidride carbonica in atmosfera e gli agricoltori, attraverso una corretta gestione dei campi, possono sequestrare la CO2 nel suolo. CFV ha le potenzialità per stimare e certificare la quantità di anidride carbonica che l'agricoltore ha davvero sequestrato".
 
In quale modo?
"Stiamo sviluppando, anche con terze parti, dei modelli in grado di stimare correttamente la CO2 sequestrata sulla base di informazioni quali la tipologia di suolo, l'andamento climatico, la coltura seminata, la presenza di cover crop, l'adozione di pratiche di minima lavorazione e così via".

Come avverrà l'emissione dei crediti di carbonio, i titoli cioè che poi l'agricoltore potrà vendere sul mercato?
"CFV fornirà la certificazione dell'avvenuto sequestro e potrà interfacciarsi poi con altri soggetti, come agenzie nazionali, per l'emissione delle certificazioni".

Gli agricoltori giocheranno così un ruolo centrale nel rallentare i cambiamenti climatici e avranno una ulteriore fonte di guadagno...
"Esatto, l'agricoltura può fungere come camera di compensazione mentre l'economia mondiale andrà sempre più speditamente verso un minor impatto ambientale".

Secondo lei tra dieci anni che percentuale dei ricavi di Bayer deriverà dai servizi digitali?
difficile dirlo perché il digital farming potrebbe avere un impatto sull'agricoltura come lo smartphone lo ha avuto sul nostro lavoro e sulla nostra vita. Il nostro approccio al mondo è cambiato e dieci anni fa forse non ce ne saremmo resi conto. Io credo che quando questi strumenti di agricoltura digitale saranno ampiamente diffusi avranno un impatto a cascata su tutte le attività. Sarà un cambio di paradigma in cui le decisioni degli agricoltori saranno guidate dai dati e questo porterà a fare scelte maggiormente consapevoli".