Una tendenza confermata dalla Ricerca 2020 riguarda la relazione tra Sau aziendale e adozione delle tecnologie 4.0, intese come unione tra precision farming (guida parallela, sensori, etc.) e smart farming (software gestionali, Dss, etc.). Se infatti oltre i 500 ettari il 100% delle aziende utilizza tecnologie innovative, quando si scende sotto i 10 ettari la percentuale si abbassa al 45%. È pur vero che la crescita percentuale più marcata rispetto alla rilevazione 2018 è nel cluster delle aziende con meno di 10 ettari, segno che dopo gli early adopter ora anche i più reticenti si stanno affacciando a questo mondo. E i primi segnali indicano che anche nel 2021 la propensione ad investire in innovazione è alta.
Cresce la Sau, ma cresce anche il mercato. Come spiegato da Andrea Bacchetti, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood (School of management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & innovation for smart enterprises dell'Università degli studi di Brescia), il comparto ha raggiunto i 540 milioni di euro di valore nel 2020, crescendo del 20% rispetto al 2019 e di oltre il 500% rispetto al 2017.
A guidare l'innovazione lato offerta sono soprattutto gli attori tradizionali (80%), tra i quali i produttori di macchine agricole e attrezzature fanno la parte da leone, con il 73% dell'offerta. E infatti tra le tecnologie maggiormente utilizzate in campo troviamo proprio quelle di precision farming, legate soprattutto alla meccanica e alle operazioni di campo. Mentre i software gestionali si fermano ad un 13%.
Ma ciò che accomuna tutte le tecnologie è il dato, inteso come l'elemento che abilita tutte le applicazioni dell'agricoltura 4.0. Dalla raccolta all'analisi, il dato rappresenta la ricchezza da sfruttare. E infatti tra le tecnologie abilitanti la voce Data & Analytics arriva a quota 73%.
Analizzando la slide sottostante è interessante notare come ci siano ampie praterie per quanto riguarda l'adozione di nuove tecnologie. Ma occorre partire prima di tutto dalla comunicazione. Quasi la metà degli intervistati infatti non conosce l'uso dei robot o di sistemi di gestione e monitoraggio delle colture protette, come anche l'impiego dei Dss.
Salta agli occhi poi come il principale ostacolo riscontrato da chi oggi utilizza soluzioni 4.0 sia la mancanza di interoperabilità tra le diverse piattaforme, seguita dalla connettività in campo e solo in terza posizione dal rientro dell'investimento.
Un ostacolo, quello della mancanza di dialogo tra sistemi diversi, sottolineato anche da Ivano Valmori, fondatore di Image Line, una società che da oltre trenta anni sviluppa soluzioni digitali per l'agricoltura. La sfida è proprio quella di creare e condividere un dizionario comune, affinché l'agricoltore non perda tempo nel trasferire dati da sistemi diversi, ma possa beneficiare di una vera integrazione di tecnologie, capace di offrire un valore aggiunto ben superiore rispetto alla somma delle parti.
"Vera sfida: creare, confezionare e condividere un "dizionario comune"" Ivano Valmori, Fondatore @ImageLine1504 e Direttore Responsabile @agronotizie spiega come vengono valorizzati i dati come risorsa per nuovi servizi o modelli di business #OSAF21 pic.twitter.com/32S4FtaY5g
— Osservatori Digital (@Osserv_Digital) March 5, 2021
Tracciabilità, ma che sia di filiera
La tracciabilità è uno dei mantra della rivoluzione che sta cambiando il mondo agrifood. Avanzano le tecnologie per la raccolta, la valorizzazione e la condivisione dei dati lungo la filiera, come le soluzioni mobile (presenti nel 25% delle soluzioni), che sono anche quelle maggiormente in crescita (+65%), seguite da blockchain (+59%), data analytics (+57%) e IoT (+47%).La tracciabilità è intesa prima di tutto come strumento per adempiere agli obblighi di legge, ma anche come leva di marketing e infine come elemento per ottimizzare la gestione delle risorse lungo la filiera.
Tracciabilità fa rima con blockchain. Come spiegato da Chiara Corbo, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood (Politecnico di Milano), il consumatore vuole conoscere la storia dei cibi e così le aziende si attrezzano. E infatti le imprese sperimentano la blockchain prima di tutto per ragioni commerciali e di marketing (nel 61% dei casi), per migliorare l'efficienza della supply chain (45%) e per una maggiore sostenibilità ambientale e sociale (24%).
Positivo il fatto che l'agrifood sia il terzo settore per numero di progetti di blockchain a livello internazionale, pari al 7% delle 1.242 iniziative mappate. Il 31% sono progetti pilota, mentre appena l'8% sono iniziative realmente operative, contro il 61% di meri annunci.
Anche la trasformazione può essere 4.0
Se il dato è una nuova ricchezza per il futuro del settore agroalimentare, questo assume valore solo se raccolto e condiviso lungo tutta la filiera. E infatti la Ricerca 2020 dell'Osservatorio Smart AgriFood analizza l'intero comparto agroalimentare.L'87% delle 135 imprese di trasformazione analizzate applica o sperimenta almeno una tecnologia digitale, principalmente nei processi distributivi e produttivi, fra le quali spiccano i software di gestione dei fornitori e del magazzino (75%) e i dispositivi portatili (57%).
La tracciabilità alimentare è uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale (89% del campione), che genera i maggiori benefici per il settore e in cima alle preferenze di investimento #OSAF21 pic.twitter.com/fQxHRLzr0o
— Osservatori Digital (@Osserv_Digital) March 5, 2021
Non mancano però realtà che si concentrano su tecnologie più innovative: soprattutto data analytics (il 19% le applica, il 9% le sperimenta), cloud (18% e 10%), IoT (16% e 10%), advanced automation (13% e 3%) e blockchain (2% e 6%).
Le aziende utilizzano le soluzioni digitali principalmente per rendere più efficienti i processi produttivi (52%), ridurre la distanza col consumatore (47%) e migliorare la gestione logistica e la tracciabilità (45%). L'85% del campione intende investire in strumenti 4.0 entro i prossimi tre anni, soprattutto in soluzioni mobile (54%), software gestionali per fornitori e magazzino (43%), data analytics (33%) e blockchain (18%).
#OSAF21 @FilippoRenga Quanto stiamo implementando? Possiamo fare molto di più: creiamo le competenze adeguate!
— Cristiano Spadoni (@cspadoni) March 5, 2021
Cita il tema degli #SmartData indicati da @ivalmori.
Dati che garantiscono il consumatore del #MadeInItaly. I dati - e l'#agricolturadigitale - aiutano a collaborare! pic.twitter.com/khLIV3QpL0
Questo è solo un assaggio...
Image Line, come partner dell'Osservatorio Smart AgriFood, dedicherà nei prossimi mesi degli articoli con approfondimenti sui singoli aspetti della Ricerca. Stay tuned!Durante il convegno sono molti gli stakeholder che hanno portato il loro contributo alla discussione. Tra questi ricordiamo (in ordine alfabetico) A2A Smart City, Abaco Group, AgroAdvisor, AlmavivA, Cobo Group, Enapra-Confagricoltura, Genagricola, AgroNotizie - Image Line, Ioppì Agricola Op, KUHN Italia, Latteria sociale Valtellina, SDF, SISSPre, Vega e xFarm.
L'evento è stato aperto da Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura di Regione Lombardia, e ha visto i saluti di Marco Perona, direttore Scientifico dell'Osservatorio Smart AgriFood (Università degli Studi di Brescia). Le conclusioni sono state invece affidate a Filippo Renga, co-fondatore Osservatori Digital Innovation (Politecnico di Milano).