Il Brasile è una potenza agricola a livello mondiale. Ogni anno esporta 100 miliardi di dollari di prodotti alimentari ed è leader in settori come la carne di manzo, la soia, il caffè e gli agrumi. Una crescita impetuosa che ha attirato l'attenzione della criminalità organizzata che ha messo le mani su un settore assai lucrativo, quello degli agrofarmaci.

Si stima che il 20% del mercato nazionale dei prodotti fitosanitari (che cuba 10 miliardi l'anno), sia in mano a gruppi criminali che producono o importano illegalmente i prodotti chimici e li rivendono sottocosto e senza alcun tipo di tutela ai campesinos delle regioni più occidentali del paese.

Come denuncia il Washington Post in un lungo articolo la mafia brasiliana trasporta i principi attivi attraverso il permeabile confine con il Paraguay. Le sostanze vengono prodotte in Cina senza alcun tipo di controllo oppure vengono sintetizzate direttamente in loco, attraverso procedimenti artigianali. I prodotti vengono poi miscelati e impacchettati per essere venduti al mercato nero.
 

I rischi del traffico illegale di agrofarmaci

Si tratta di un racket miliardario sulla pelle degli agricoltori, dei consumatori e dell'ambiente. Queste sostanze infatti spesso non sono autorizzate all'uso, oppure sono miscelate in maniera poco sicura. Le intossicazioni e le morti sono dunque all'ordine del giorno. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità gli agrofarmaci, contraffatti e non debitamente autorizzati e utilizzati, sono responsabili ogni anno di 3 milioni di intossicati e di oltre 200mila morti, soprattutto tra gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo che hanno poche conoscenze sul loro utilizzo.

Anche l'ambiente, ovviamente, ne risente, visto che vengono utilizzate spesso molecole ormai fuori commercio a causa del loro profilo ambientale sfavorevole. E la Fda - Food and drug administration teme anche per la salute dei consumatori statunitensi, visto che proprio gli Usa sono il primo partner commerciale del Brasile.

Il dramma è che questo racket sembra avvenire sostanzialmente all'oscuro delle autorità competenti. Come riporta il Washington Post l'attenzione è concentrata su altri tipi di racket, come quello della droga, mentre poca attenzione viene posta al traffico di sostanze fitosanitarie, anche se questo crea problemi di salute, ambientali e di ordine pubblico. Non sono infatti rari assalti di bande armate alle aziende agricole per rubare gli agrofarmaci stoccati nei magazzini. Prodotti che vengono poi rivenduti sul mercato nero. E anche il Codice penale non è aggiornato. Basti pensare che la pena per il traffico di agrofarmaci è di appena quattro anni di galera, contro i sedici del traffico di droga.
 

Prodotti illegali anche in Europa

Se il Brasile ha il triste primato in questo tipo di mercato illecito, in molti altri paesi il traffico di agrofarmaci è una realtà consolidata. Secondo l'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale nel vecchio continente il 13,8% degli agrofarmaci commercializzati è di origine illegale. E ovviamente percentuali ancora più alte si registrano in paesi meno sviluppati, come l'India.

D'altronde quello dell'agrochimica è un business da 220 miliardi di dollari l'anno a livello globale, che ingolosisce le organizzazioni criminali, soprattutto per la facilità con cui il traffico viene portato a termine, se confrontato con quello della droga. Queste caratteristiche hanno determinato un aumento del 100% del volume del business illegale in Brasile dal 2007 ad oggi. Un business che è letteralmente esploso anche grazie alla politica agro-espansiva del presidente Jair Bolsonaro e agli effetti dei cambiamenti climatici che hanno reso la vita degli agricoltori sempre più complessa, alle prese con vecchie fitopatie fattesi più impegnative e nuovi patogeni arrivati dall'estero.