Il segno positivo maggiore lo rileva il vino comune, perlopiù sfuso, con 4,9 milioni di ettolitri (+18%) anche se in calo dal punto di vista del giro d'affari (-3%), conseguenza della decisa riduzione dei listini alla produzione. Fra i mercati di sbocco principali del mercato sfuso, cresce in particolare sul fronte quantitativo la progressione in termini quantitativi verso i paesi Ue (+12%), rispetto a quella dei Paesi terzi (+7%). La situazione è ribaltata sul fronte del valore, con un +1% sul mercato Ue e +6% sui mercati terzi.
Forte anche la propensione degli spumanti, con un export di bollicine superiore ai 4 milioni di ettolitri (+8%) per un controvalore di 1,6 miliardi di euro (+4,5% rispetto al 2018). A trainare la domanda estera del comparto sparkling è il Prosecco (+21% in volume e +16% a valore), mentre in contrazione c'è l'Asti (-10% in quantità, -2% a valore).
Buone performance anche per i vini Dop fermi (+13,5% a volume e +9% a valore), che compensano la riduzione registrata sulle Igp (-10% a volume, -13% in valore). Il trasferimento è dovuto in particolare sul mercato del Pinot Grigio Delle Venezia.
Nel complesso, dal punto di vista dei clienti, i primi tre mercati di destinazione equivalgono a oltre il 505 del totale venduto all'estero. Gli Stati Uniti, come primo mercato, crescono del 3,6%, mentre in Germania il boom degli sfusi (+39%) porta l'export globale a +20%. Infine, il terzo mercato, il Regno Unito, l'export tiene sostanzialmente in volume, anche se in valore c'è un -5% importante.
Negli altri mercati di sbocco, si registrano incrementi a doppia cifra in Giappone (+18% in volume e +13% in valore), un mercato spinto anche dalla firma dell'accordo di libero scambio con la Ue. La Cina, infine, un mercato potenzialmente sconfinato, mette a segno un +10% nella domanda di vino made in Italy.