L'export vitivinicolo continua a crescere e nel 2019 tocca la cifra record di 6,4 miliardi di euro, mettendo a segno un +3,2% sul 2018. L'incremento deciso è sui volumi, che sfiorano i 22 milioni di ettolitri, con un netto +10% su base annua rispetto al 2018. Un dato che permette all'Italia di riconquistare il primato mondiale in volume.E' questo il dato principale che si evince dall'Osservatorio del vino dell'Unione italiana viniIsmea su base Istat.

Il segno positivo maggiore lo rileva il vino comune, perlopiù sfuso, con 4,9 milioni di ettolitri (+18%) anche se in calo dal punto di vista del giro d'affari (-3%), conseguenza della decisa riduzione dei listini alla produzione. Fra i mercati di sbocco principali del mercato sfuso, cresce in particolare sul fronte quantitativo la progressione in termini quantitativi verso i paesi Ue (+12%), rispetto a quella dei Paesi terzi (+7%). La situazione è ribaltata sul fronte del valore, con un +1% sul mercato Ue e +6% sui mercati terzi.

Forte anche la propensione degli spumanti, con un export di bollicine superiore ai 4 milioni di ettolitri (+8%) per un controvalore di 1,6 miliardi di euro (+4,5% rispetto al 2018). A trainare la domanda estera del comparto sparkling è il Prosecco (+21% in volume e +16% a valore), mentre in contrazione c'è l'Asti (-10% in quantità, -2% a valore).

Buone performance anche per i vini Dop fermi (+13,5% a volume e +9% a valore), che compensano la riduzione registrata sulle Igp (-10% a volume, -13% in valore). Il trasferimento è dovuto in particolare sul mercato del Pinot Grigio Delle Venezia.

Nel complesso, dal punto di vista dei clienti, i primi tre mercati di destinazione equivalgono a oltre il 505 del totale venduto all'estero. Gli Stati Uniti, come primo mercato, crescono del 3,6%, mentre in Germania il boom degli sfusi (+39%) porta l'export globale a +20%. Infine, il terzo mercato, il Regno Unito, l'export tiene sostanzialmente in volume, anche se in valore c'è un -5% importante.

Negli altri mercati di sbocco, si registrano incrementi a doppia cifra in Giappone (+18% in volume e +13% in valore), un mercato spinto anche dalla firma dell'accordo di libero scambio con la Ue. La Cina, infine, un mercato potenzialmente sconfinato, mette a segno un +10% nella domanda di vino made in Italy.