Applicazioni sempre nuove vengono lanciate sul mercato, ma gli sviluppi più interessanti si stanno avendo nel settore del monitoraggio delle colture. Un esempio è il satellite Prisma. Ad inizio anno l'Esa (l'Agenzia spaziale europea) ha lanciato dalla Guiana francese e messo in orbita questo satellite costruito dall'Agenzia spaziale italiana (insieme a Leonardo e Ohb Italia).
Si tratta di un satellite che monta un sensore iperspettrale di ultima generazione, in grado di raccogliere molte più informazioni rispetto a quelle catturate dalle camere multispettrali oggi in orbita.
"Se un sensore multispettrale, utilizzato per il monitoraggio delle colture, oggi rileva la riflettanza delle superfici in una decina di bande dello spettro elettromagnetico, quello multispettrale arriva a 239", spiega ad AgroNotizie Lorenzo Genesio, primo ricercatore dell'Istituto per la bioeconomia del Cnr (Cnr-Ibe). E proprio il Cnr è stato incaricato dall'Asi di tarare il sensore in zone del territorio italiano rappresentative di varie tipologie di superficie: agricola, forestale, acque interne, mare e superfici innevate.
In particolare le attività su superfici agricole sono distribuite in aree rappresentative di tutta l'agricoltura della penisola e vanno da Arborea, sede dell'importante cooperativa lattiero-casearia sarda, fino a Jolanda di Savoia di Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana. Passando per Le Rogaie in provincia di Grosseto, le aziende sperimentali di Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura) in Basilicata e l'azienda Segezia in provincia di Foggia.
Con Prisma le bande intercettate passano così dal visibile al vicino infrarosso (Vnir, Visible and near infrared), per estendersi fino all'infrarosso a onde corte (Swir, Short wave infrared). Insomma, Prisma avrà la capacità di raccogliere un numero di dati sul nostro pianeta come mai un satellite ha saputo fare fino ad oggi.
Le applicazioni di Prisma spaziano dall'analisi dei cambiamenti climatici alla valutazione della qualità delle acque marine, fino alla tutela dei beni archeologici e forestali. Ma ha anche applicazioni in agricoltura.
Agricoltura e satelliti, un connubio perfetto
"Grazie all'enorme mole di informazioni che Prisma riesce ad immagazzinare sarà possibile ad esempio conoscere lo stato di salute delle colture con maggiore dettaglio, sviluppando nuovi indici di vigore, molto precisi. Ma si potrà anche valutare la produttività di un campo, stimandone la biomassa. Fino alla valutazione del fabbisogno idrico o nutrizionale", spiega Lorenzo Genesio.Già oggi i satelliti vengono utilizzati in ambito Pac per identificare la coltura che insiste su una parcella, in modo da facilitare la compilazione della documentazione per l'accesso ai contributi comunitari. Un automatismo che tuttavia è poco preciso. Prisma sarà invece capace di raccogliere la firma iperspettrale del campo e di identificare con una accuratezza estrema la tipologia di coltura presente.
Prisma è solo l'inizio
Anche se Prisma è un satellite molto sofisticato avrà una vita operativa limitata: solo cinque anni. L'acronimo Prisma infatti significa Precursore iperspettrale della missione applicativa. Sarà infatti poi rimpiazzato da un nuovo satellite, in fase di progettazione, denominato Shalom e costruito in collaborazione con l'Agenzia spaziale israeliana.Il lancio, previsto nel 2024, permetterà di mandare in orbita un satellite meno pesante e più preciso. Ad esempio Shalom avrà una risoluzione spaziale di soli 10 metri a fronte dei 30 di Prisma. E i dati che registrerà saranno impiegati per un gran numero di servizi commerciali, anche in ambito agricolo.