Giovanni Busi è stato rieletto, per la quarta volta consecutiva, presidente del Consorzio Vino Chianti, una delle maggiori realtà vitivinicole della Toscana che raccoglie 3mila produttori, più di 15.500 ettari di vigneto per 800mila ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie.

Lo abbiamo intervistato per capire come vuole gestire le nuove sfide che il Consorzio si troverà ad affrontare.

Presidente Busi, i soci del consorzio continuano ad accordarle grande fiducia e sostegno...
"E' una riconferma che mi rende orgoglioso. In questi anni abbiamo iniziato un percorso di crescita e di progettualità condivisa, necessario ad affrontare le continue sfide che il mercato ci lancia, sia dal lato della domanda che dell'offerta. Siamo chiamati nei prossimi tre anni a gestire situazioni in continua evoluzione, a prevedere e a programmare con strategico anticipo le nostre attività di promozione e valorizzazione sia a livello nazionale che internazionale, anche per conquistare nuovi mercati. Abbiamo avviato una fase di cambiamento e continueremo su questa strada".

La denominazione Chianti Docg sta avendo un grande successo commerciale, qual è il principale motivo?
"La qualità e la presenza diffusa nei mercati. Oggi ci sono oltre 100 milioni di bottiglie sugli scaffali di tutto il mondo. Un prodotto che è espressione del miglior made in Italy, di una qualità che migliora sempre più con gli anni. Riuscire a comunicare il livello alto del prodotto, è questa la sfida. In questi anni abbiamo lavorato tanto per dare ai consumatori un vino sempre migliore. Per dare qualche cifra: ad oggi il 75% degli impianti è stato rinnovato, con un investimento complessivo di 600 milioni di euro".

Quali sono i principali temi su cui vorrà lavorare in questo suo nuovo mandato?
"Una modifica strutturale del disciplinare e non più solo interventi di adeguamento alle contingenze. Poi il completo rifacimento dei vigneti, sfruttando al massimo i fondi Ocm ristrutturazioni: un passaggio fondamentale, questo, per il miglioramento dei livelli di qualità della denominazione . Tra le altre priorità c'è la risoluzione, in maniera seria e continuativa, del problema causato dalla massiccia presenza di ungulati nelle campagne. Non da meno la questione delle giacenze, problema in parte tamponato dalla proposta di gestione dell'offerta avanzata dal consorzio e recepita dalla Giunta regionale toscana che con una delibera ha ridotto le rese massime di uva a ettaro e a ceppo per la vendemmia del 10%.

Sul fronte della promozione, si procederà con i piani promozionali avviati, al rilancio della denominazione sul mercato nazionale e all'implementazione di nuovi percorsi promozionali verso mercati strategici, anche attraverso la registrazione del marchio consortile nei paesi emergenti. Sul piano della vigilanza sui mercati, il consorzio proseguirà l'attività con l'intento di bloccare la diffusione ingannevole e impropria di falsi vini Chianti fatti con kit di polverine, false etichette o uso improprio della denominazione"
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Cosa si vuol cambiare del disciplinare e perché? 
"Renderlo moderno, in linea con le nuove esigenze di mercato e flessibile, un punto di riferimento per i nostri soci. Questioni che affronteremo nel prossimo Consiglio di amministrazione del 26 luglio".

E a che punto è questo processo di modifica?
"Abbiamo già fatto diverse modifiche nel tempo, ora interveniamo in maniera strutturale. Dobbiamo essere in grado di adeguare la produzione anche alle esigenze dei mercati. Ad esempio, un'idea è di portare il limite minimo di gradazione alcolica per l'immissione in commercio da 11,5 a 12 gradi. Oppure, un tempo era ammesso un 40% di mosto di vitigni bianchi, quota che oggi è ridotta al 10% e alcuni produttori non ne mettono nemmeno nulla. Se il mercato cambia noi dobbiamo cambiare. E questo si può fare solo rendendo il disciplinare flessibile e adeguato".

Molti vedono il Chianti Docg come una grande denominazione che però raccoglie una grande quantità di etichette e una grande massa di vino, spesso a prezzi concorrenziali. C'è l'idea di puntare anche a categorie superiori, sempre all'interno della Docg?
"Assolutamente sì. Questo è un obiettivo del consorzio. Già nell'ultima assemblea abbiamo fatto cambiare il disciplinare sulla Gran Selezione per alcune sottozone e ora dovrà essere fatto per tutte le sottozone".

Quali sono oggi le principali problematiche del consorzio, ma soprattutto dei viticoltori del Chianti e come pensate di affrontarle?
"Trovare nuovi sbocchi commerciali. Il consorzio continuerà nella sua attività di supporto e sostegno alle imprese nel loro processo di internazionalizzazione. Lo faremo potenziando le attività di promozione e valorizzazione. Tutte attività che richiedono uno sforzo congiunto e sinergico con le istituzioni locali, in primis la Regione Toscana, per dare la giusta spinta alla denominazione e valorizzare le imprese del territorio.

Altra questione è il sistema finanziario e le condizioni degli istituti di credito spesso inaccessibili per le piccole imprese. Il consorzio anche in questo caso  interviene per dare alle piccole realtà una soluzione e aiutarle a svilupparsi, soprattutto sul piano della promozione all'estero"
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La tematica della sostenibilità in agricoltura è sempre più al centro dell'interesse generale, e nel caso della viticoltura rappresenta anche un importante strumento di marketing oltre che una ormai non rimandabile necessità ambientale. Quali sono le idee del consorzio a questo riguardo?
"La sostenibilità è alla base di tutto. I nostri produttori amano la terra e la rispettano, da sempre. La salvaguardia del paesaggio è un aspetto che si intreccia indissolubilmente con l'attività delle imprese vitivinicole e il consorzio promuove e sostiene strategie che vanno in questo senso, in un'ottica di lungo periodo. L'incremento dell'offerta di prodotti biologici e biodinamici va anche in questa direzione".