Con l'approvazione del "Decreto crescita" alla Camera il 21 giugno scorso, che ora passa all'esame del Senato della Repubblica, dovrebbe essere definita la liquidazione dell'ex Eipli, come previsto dall'articolo 24 del provvedimento, titolato "Sblocca investimenti idrici al Sud", che ha modificato il comma 11 dell'articolo 21 del decreto-legge "Salva Italia" n 201 del 2011, convertito in legge 22 dicembre 2011, n 214. L'esame del Senato dovrebbe essere veloce, poiché il 29 giugno il decreto, ove non definitivamente convertito in legge con gli emendamenti della Camera dei deputati, finirebbe per decadere.
La liquidazione dell'Eipli
Ecco cosa dovrebbe avvenire, una volta approvato il decreto crescita anche al Senato e nell'ipotesi che tutto l'impianto normativo resti come uscito da Montecitorio. Secondo quanto comunicato dal commissario liquidatore Eipli, vanno liquidate passività per 250mila euro. La liquidazione sarà agevolata dalla previsione secondo la quale i crediti e i debiti di cui è titolare l'Ente soppresso, unitamente ai beni immobili di natura non strumentale all'esercizio delle relative funzioni, non sono trasferiti al patrimonio della nuova società. In questo modo, tra i proventi dell'alienazione di questi immobili ed il recupero dei crediti esigibili si farà fronte alle passività.La nuova formulazione del comma 11 articolo 21 del decreto Salva Italia prevista dall'articolo 24 del decreto "Crescita" dispone che la procedura di liquidazione dell'Ente si completi con la presentazione, da parte del commissario liquidatore, del bilancio finale di liquidazione al ministero delle Politiche agricole, che lo approva con proprio decreto, emanato di concerto con il ministro delegato all'Autorità politica per le politiche di coesione e il Mezzogiorno. Si tratta di una previsione mancante nel Salva Italia, e che aveva determinato una situazione di "sospensione" poiché non era nota l'autorità che dovesse approvare il bilancio finale di liquidazione.
La norma dell'articolo 24 del decreto crescita, stabilisce inoltre che i diritti sui beni demaniali già attribuiti all'Ente soppresso in forza di provvedimenti concessori sono attribuiti alla società di nuova costituzione. Si tratta di una previsione che aveva scatenato polemiche su una possibile "privatizzazione" delle concessioni di derivazione delle acque, poiché originariamente il decreto "Crescita" non specificava la natura speciale della futura società pubblica.
La nuova governance per l'acqua al Sud
Una volta liquidato l'Eipli, nasce una nuova società pubblica, costituita dallo Stato e dalle regioni Puglia, Basilicata e Campania, che detengono sul proprio territorio le infrastrutture e le risorse idriche. Queste regioni non potranno partecipare alla nuova società pubblica mediante altre società già incaricate dell'espletamento del servizio idrico integrato, come l'Acquedotto Puglise Spa. E non potranno incrementare la loro partecipazione alla società conferendo altre infrastrutture idriche. Lo statuto della nuova società deve contemplare il divieto di cessione delle quote di capitale, a qualunque titolo, a società previste dal titolo V del libro quinto del Codice civile e ad altri soggetti di diritto privato. Queste limitazioni sono state inserite con gli emendamenti approvati in sede referente alla Camera.Viene invece confermata la possibilità, per le altre regioni interessate ai trasferimenti idrici tra regioni del Distretto idrografico dell'Appennino meridionale di partecipare alla nuova società, tra queste c'è sicuramente la Calabria, che riceve già oggi acqua irrigua da queste infrastrutture. Il ministero per l'Economia e le finanze, eserciterà i diritti del socio di concerto, per quanto di rispettiva competenza, con il dipartimento delegato all'Autorità politica per le politiche di coesione e per il Mezzogiorno, il Mipaaft e il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Provvisoriamente, e fino al 31 dicembre 2023, le funzioni del Servizio idrico integrato dell'ex Eipli saranno esercitate dall'Acquedotto Pugliese Spa, per dare tempo alla nuova società di costituirsi e prendere possesso delle infrastrutture.