“Per far funzionare le nostre economie oggi, stiamo prendendo in prestito le risorse che ci serviranno domani. Si tratta di un circolo vizioso che non potrà durare ancora a lungo: se continuiamo con questo trend, tra poco più di cinquant’anni rischieremmo di iniziare l’anno ed aver già esaurito quanto a nostra disposizione - osserva Marta Antonelli, responsabile del programma di ricerca della Fondazione Bcfn che ha aggiunto -. Come Fondazione Barilla sposiamo questa campagna perché se vogliamo centrare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu dobbiamo adottare una cultura del cibo che ci porti a premiare diete sostenibili, come quella Mediterranea, che propone sistemi alimentari in grado di impattare meno sull’ambiente, soprattutto considerando che oggi la richiesta di cibo rappresenta il 26% dell'impronta ecologica globale”.
Cosa fare?
Ognuno di noi può fare qualcosa in concreto secondo Bcfn, che consiglia di scegliere un sistema alimentare sano e bilanciato, aumentare il consumo di alimenti di origine vegetale come frutta, verdura, cereali e frutta secca e cercare di consumare moderatamente proteine animali come carne rossa, pesce o pollame, oltre ad acquistare in modo intelligente, comprando il giusto ed evitando gli sprechi.Gli italiani sono attenti a questa tematica come risulta da un'indagine Coldiretti/Ixè. Sarebbero infatti quasi tre su quattro i cittadini del Belpaese che attuano strategie per evitare gli sprechi, come l'uso degli avanzi in cucina, hanno una maggiore attenzione alla data di scadenza e richiedono la family bag al ristorante, oltre ad acquistare prodotti ortofrutticoli a km 0.
Ottimizzare le risorse
Gli italiani non vengono invece promossi da Coldiretti per quanto riguarda l'efficienza energetica, lo sviluppo urbanistico e lo sfruttamento delle risorse da parte della popolazione.Ripensare ai modelli di produzione e consumo è l'invito che rivolge Assosementi e suggerisce di farlo attraverso l'innovazione.
Alberto Lipparini, segretario generale dell'associazione che rappresenta le aziende sementiere italiane, ha dichiarato: "Circa il 26% del peso della nostra impronta ecologica è riconducibile all’alimentazione e dunque quello dell’agroalimentare è uno degli ambiti in cui è essenziale ottimizzare l’uso delle risorse naturali".
Lipparini ha evidenziato inoltre, commentando la sentenza della Corte di giustizia Ue che ha inserito le nuove tecniche di miglioramento genetico (Nbts) all’interno degli obiettivi della direttiva Ogm (2001/18), che è stata persa una grande opportunità. “Le Nbts permetterebbero di accelerare i tempi della ricerca per ottenere varietà più produttive (con conseguente riduzione della quantità di suolo necessaria per avere le rese attuali), più tolleranti agli stress idrici (con, in prospettiva, una riduzione delle risorse idriche impiegate nell’irrigazione), più resistenti ai patogeni (e quindi meno esigenti in termini di fitofarmaci)" ha affermato il segretario auspicando che i policy-maker europei e nazionali possano rivedere le decisioni in materia di Nbts.