Secondo un recente studio l'Austria sarebbe in grado già oggi di convertire la propria produzione agricola totalmente al biologico e di essere autosufficiente dal punto di vista agroalimentare.

Lo studio, prodotto dalla Boku (Glabalenwandel der Universität für Bodenkultur) e dalla FiBL (Forschungsinstitut für Biologischen Landbau), ha dimostrato la possibile totale sovranità alimentare dello stato alpino a due condizioni: che le perdite e gli sprechi di cibo siano ridotti del 25% e che il consumo di carne diminuisca del 10%.
Raccomandazioni simili si possono ritrovare in altre ricerche riguardo lo sviluppo sostenibile prodotte in differenti paesi del mondo. Nello studio, certamente di impronta ambientalista e non scevro da ombre radicali e massimaliste, compaiono però diverse considerazioni interessanti.

Si notano certo i problemi di carattere ambientale e la diminuzione delle biodiversità, ma anche la forte pressione a cui sono soggette le aziende agricole per effetto dell'enorme competizione internazionale: di fatto in tutti i paesi europei (e non solo) si nota un certo declino delle imprese agricole, una china la cui evidenza è sempre più difficile da ignorare.

Secondo gli austriaci la risposta per la salvaguardia dell'agricoltura – vista, si noti bene, come patrimonio comune di tutta la popolazione – è la ricerca della sostenibilità e della qualità. Da piccoli stati come la Svizzera, la Danimarca e appunto l'Austria arrivano in questi anni interessanti suggerimenti per l'agricoltura.
Trascurarli sarebbe (forse) radicale e massimalista.