L’Europa è la grande culla della viticoltura biologica, con l’84% della superficie bio del mondo, dove il 4,5% della superficie vitata totale è biologica. La classifica mondiale vede il Messico al primo posto con il 15,6% della superficie, seguita dall’Austria (10,7%) e dall’Italia (10,3%). Per superfici vitate bio in ettari, l’Italia con 72361 ettari si trova al secondo posto in Europa dopo la Spagna (84381 ettari). Nell’arco di tempo 2003-2014, il Paese iberico ha registrato una crescita del +413%, mentre l’Italia ha visto un aumento più contenuto seppur importante (+128%). Segue al terzo posto la Francia, con 66211 ettari e una grande crescita negli ultimi anni (+307%).
Segnali incoraggianti arrivano anche dal mercato di consumo. Nel 2015 le vendite di vino bio made in Italy hanno toccato i 205 milioni di euro, realizzato per un terzo sul mercato interno (68 milioni di euro) e per la restante parte (137 milioni) sui mercati internazionali. L’export è infatti cresciuto del 38% rispetto al 2014. Si allarga poi anche la consumer base italiana, infatti negli ultimi 12 mesi il 21% della popolazione italiana over 18, ovvero 10,6 milioni di persone, ha bevuto in almeno un’occasione vino biologico certificato. Una percentuale in continuo avanzamento, segnale del forte apprezzamento da parte del consumatore.
“Il marchio biologico è indubbiamente un valore distintivo di grande successo, non solo per l’alimentare ma anche per il vino – sottolinea Silvia Zucconi, survey coordinator di Wine Monitor Nomisma – in soli due anni la quota di consumatori italiani che beve bio è raddoppiata. Ma il successo non si ferma ai confini nazionali: l’export di vino bio nell’ultimo anno cresce del 38%, a fronte di una crescita complessiva del vino italiano del 5%. Questo significa che la qualità dei vini biologici italiani ha un ottimo posizionamento anche all’estero, soprattutto in Germania, primo mercato di destinazione dell’Italia”.
“Oltre che nel canale specializzato il vino bio sta acquisendo peso nella Grande distribuzione – spiega Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio – il gradimento è giustificato dal fatto che il vino bio è di qualità superiore; i produttori devono prestare la massima attenzione alla qualità delle uve non essendoci trattamenti chimici in vigneto”.