La flavescenza dorata è una malattia che colpisce le viti e ogni anno causa milioni di euro di perdite per gli agricoltori. Anche se le piante non muoiono per l'infezione causata dal fitoplasma della flavescenza dorata, la quantità e la qualità della vendemmia ne risente sensibilmente. Inoltre, per legge, i vignaioli sono obbligati ad eradicare le piante infette, con danni economici ingenti.

Ecco perché ha suscitato molto interesse la ricerca svolta dall'Università degli Studi di Milano e da quelle di Torino, Pavia, Modena e Reggio Emilia sullo Scaphoideus titanus, una delle numerose piccole cicaline della vite. Un insetto che vive sulla pagina inferiore della foglia succhiandone la linfa. A causa delle punture effettuate dall'insetto per nutrirsi, il fitoplasma della flavescenza dorata viene trasmesso di foglia in foglia, di pianta in pianta. E utilizzando lo Scaphoideus come vettore allarga il contagio.

Il fitoplasma vive all'interno della pianta e viene trasmesso dallo Scaphoideus del quale infetta l'apparato digerente e le ghiandole salivali”, spiega ad AgroNotizie Daniele Daffonchio, professore dell'Università degli Studi di Milano e coordinatore del team di ricerca. “C'è però un altro batterio, il Cardinium, che vive anch'esso all'interno della cicalina. È un microrganismo innocuo per la pianta e anche per lo Scaphoideus. Anzi, i due vivono in simbiosi, poiché il Cardinium presumibilmente determina benefici per la biologia del suo ospite”.

Ma come può il Cardinium, una sorta di batterio buono, combattere quello cattivo, il fitoplasma della flavescenza dorata? “Ci sono principalmente due strade”, continua il professor Daffonchio. “La prima è 'armare' il Cardinium perché diventi un antagonista del fitoplasma. La seconda è sfruttare la sua capacità di modificare la sessualità e l’efficienza riproduttiva dell'ospite”.

In diversi altri insetti il batterio 'buono' è infatti in grado di sbilanciare la popolazione dell’ospite comportandosi da manipolatore sessuale. Estremizzare questo comportamento ed estenderlo allo Scaphoideus significherebbe rendere più difficoltosa la riproduzione e quindi abbattere sensibilmente il numero di cicaline della generazione successiva.

Ma la scoperta più sorprendente della ricerca riguarda la trasmissione del Cardinium da un insetto all'altro. In passato si pensava che l'unico modo di trasmissione fosse per via verticale, tra madre e figlio. Il batterio è infatti già presente nell'uovo, all'interno del citoplasma. I ricercatori hanno invece scoperto che il Cardinium è in grado di passare nella linfa della vite, in seguito alle punture dello Scaphoideus, e se altre cicaline si nutrono sulla stessa foglia possono contagiarsi.

Questa scoperta è importante”, spiega il professor Daffonchio, “perché dimostra la trasmissione orizzontale del Cardinium. Se infatti identificassimo dei ceppi naturali di questo batterio capaci di contrastare il fitoplasma della flavescenza dorata o li modificassimo per questo obiettivo, rimarrebbe il problema di inocularli negli ospiti. Attraverso il contagio orizzontale, cicalina-pianta-cicalina, è invece possibile diffondere il batterio buono tra tutti gli ospiti”.

La ricerca però è ancora agli inizi. Una volta compresa la vita e il comportamento di questi batteri è necessario mettere a punto delle strategie di intervento. È questo può essere fatto solo con degli studi ulteriori, ancora da finanziare.
 

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