"Con la definizione del piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico - ha dichiarato il viceministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero - viene delineata una strategia nell’ottica di rafforzare la convenienza di impresa, la redditività aziendale e l’occupazione in zone marginali, generando effetti esterni positivi non solo ambientali ma anche in relazione alla salvaguardia della salute di agricoltori e consumatori. Ricerca e innovazione sono le armi vincenti e occorre sfruttare al massimo le opportunità che si aprono in questi mesi, poiché sono in cantiere una serie di iniziative portate avanti con la politica di sviluppo rurale, all’interno dei piani regionali. Il nostro impegno è far sì che la ricerca sia ancorata al meglio ai fabbisogni e nel contempo sfrutti tutte le potenzialità di trasferimento e adozione da parte delle imprese, senza dimenticare che al centro dell’interesse comune vi è il diritto ad un cibo che sia sufficiente, sicuro, sano e nutriente".
Si attesta il primato mondiale dell’Italia per l’export nel settore biologico: crescono infatti le esportazioni in ambito internazionale con 1,42 miliardi di euro, pari al 4% di quelle dei prodotti agroalimentari nazionali. Con quasi 1.400.000 ettari coltivati da 49.070 aziende agricole (+2,5% rispetto al 2013) e oltre 55.400 operatori certificati il comparto bio conferma la sua vivacità anche nel 2014. Sono questi i dati relativi al biologico, contenuti nel Bioreport, strumento di analisi realizzato dal Crea nell’ambito delle attività della Rete rurale nazionale, e presentati ieri all'incontro.
Il Crea è impegnato con 14 progetti di ricerca illustrati, alcuni appena conclusi e altri ancora in corso su cambiamento climatico, tutela del suolo, zootecnia, alternative all’uso del rame, ortofrutticoltura in campo e in serra, la presenza di composti salutistici nei prodotti, agricoltura di precisione.
"Il settore biologico – ha affermato Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea – da tempo si è imposto come un'esigenza produttiva che richiede una ricerca specifica orientata in tale direzione. Occorrono, quindi, studi e progetti finalizzati alla caratterizzazione dei prodotti bio lungo l’intera filiera: una vera e propria sfida per la ricerca, in grado di coniugare le conoscenze più avanzate (dalla genetica alle nuove tecnologie) con il tradizionale rispetto della natura, specifico del bio. La qualità nutrizionale dei prodotti, i cambiamenti climatici, la salute del suolo, il miglioramento genetico sono senz’altro alcuni fra i temi più caldi a cui la scienza è chiamata a dare una risposta e noi, come Crea, siamo in prima linea".
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Fonte: Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria