Questo livello rappresenta un calo dell'1,1% rispetto ai quantitativi record del 2014, con un miglioramento rispetto alle proiezioni fatte il mese scorso. L'Indice Fao dei prezzi alimentari è diminuito nel mese di giugno dello 0,9% rispetto a maggio e con 165,1 punti, l'indice è ora in calo del 21% rispetto a un anno fa e al suo livello più basso dal settembre 2009. La flessione dell'indice Fao è stata principalmente il risultato di un calo del 6,6% del prezzo dello zucchero e del 4,1% dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, che hanno più che compensato la ripresa delle quotazioni dell'olio di palma e del grano.
L'aumento della domanda a livello mondiale dell'alimentazione animale, in particolare Brasile, Cina e Stati Uniti, sostiene i prezzi dei cereali secondari, incluso il mais. Secondo il rapporto, l'andamento e le prospettive favorevoli mascherano però aree localizzate d'insicurezza alimentare. Secondo il rapporto della Fao, almeno 34 paesi del mondo, di cui 28 in Africa, hanno bisogno di assistenza alimentare esterna.
Sono appunto tante le aree che destano preoccupazione in Africa, specialmente a causa di un calo della produzione rispetto all'alto livello dello scorso anno, con tutte le regioni che avranno quantitativi ridotti, ad eccezione del Nord Africa e dell'Africa Centrale. In Africa Australe la previsione per la produzione aggregata di cereali è di una diminuzione del 17%, soprattutto a causa delle irregolari piogge stagionali e di un periodo di siccità prolungata.
La produzione complessiva di mais è prevista pari a 20,6 milioni di tonnellate, con un -26% rispetto al record 2014. Pesante riduzione produttiva anche in Sudafrica, principale produttore di mais, con 10,5 milione di tonnellate, ovvero il 30% in meno rispetto al 2014. Diminuiscono i raccolti anche in Zambia, Malawi, Lesotho, Namibia, Botswana e Swaziland, così come in Zimbabwe, dove si prevede una riduzione del 50% della produzione.
Anche in Africa Occidentale le cose non vanno meglio, e desta preoccupazione anche la situazione in Africa Centrale, dove fra l'altro è in corso un conflitto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Il rapporto Fao mette in luce condizioni di “allarmante sicurezza” nelle zone coinvolte nel conflitto del Sud Sudan, dove il numero di persone con grave insicurezza alimentare è quasi raddoppiato, raggiungendo dall'inizio del 2015 circa 4,6 milioni.
Passando al Vicino Oriente, nonostante buone prospettive di crescita della produzione cerealicola, i conflitti continuano a tenere banco e avranno un “grave” impatto sull'agricoltura, con l'Iraq, lo Yemen a la Siria che dovranno fare i conti con una “crescente crisi umanitaria”. Situazione critica nello Yemen, dove oltre 6 milioni idi persone sono in una fase di emergenza a livello di insicurezza alimentare. Crescono infine i raccolti in Asia, ma anche qui i problemi persistono. Cina e Pakistan registrano raccolti record, compensato però dalla riduzione in India.