Aggregazione dei produttori e concentrazione dell’offerta. E’ questo l’invito che emerge dalla tavola rotonda 'Prospettive delle imprese ortofrutticole siciliane alla luce della nuova Pac: sviluppo e competitività', tenutosi il 5 aprile a Catania. Organizzata da Confagricoltura e Fruitimprese, è stata moderata da Raffaella Quadretti.

L'importanza dell'aggregazione è una via che ha trovato d'accordo i partecipanti: Vincenzo Lenucci, direttore dell’Area economica e Centro studi di Confagricoltura,  Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, Salvatore Giardina, vice presidente di Confagricoltura, Salvo Laudani, presidente di Fruitimprese Sicilia e il deputato al Parlamento europeo Giovanni La Via.
Che eliminare la frammentazione sia un passo fondamentale è ribadito anche dall’Europa: perseguire con lungimiranza la via degli accordi di filiera è un percorso virtuoso, questo è l’indirizzo che giunge attraverso le righe della Pac 2014-2020.

Durante l'incontro sono stati resi noti i dati statistici più recenti, dando anche evidenza di un disequilibrio in Italia della produttività tra nord e sud rispetto ai fondi di esercizio assegnati ad oggi a ciascuna regione. Il Sud sembra non ottenere pari risorse rispetto alla produzione immessa nel mercato.

Solo se la competitività e la crescita nel settore implica un’intesa tra i piccoli e grandi produttori sarà possibile costruire un futuro più stabile, le azioni di filiera infatti potrebbero finalmente rispondere adeguatamente alle condizioni imposte dal mercato globale e contribuire ad ottenere il supporto economico previsto ed offerto dai prossimi fondi di esercizio europei.

L’Italia da oggi al 2020 riceverà dall’Europa più risorse in assoluto rispetto al passato – ha spiegato Lenucci di Confagricoltura – Gli aiuti economici per ettaro subiranno delle variazioni, secondo quanto previsto c’è chi vince e c’è chi perde, non ci sarà uno sviluppo paritario dei comparti produttivi. Il settore agrumi sarà svantaggiato, ecco perché bisogna perseguire progressivamente aggregazione, maggiore tutela per le produzioni e innovazione nei territori meno privilegiati”.

Tutte le colture mediterranee saranno sostenute dai fondi di esercizio, le coltivazioni fino ad oggi svalutate o escluse dagli aiuti, come quelle in serra, partendo da zero potranno progressivamente ottenere fino al 60% in più, mentre quelle che fino ad oggi avevano ottenuto maggiori budget scenderanno fino a – 30% ma saranno compensate in parte da aiuti diretti. Abbiamo posto le basi della riforma non per sostenere il reddito – ha chiarito Giovanni La Viagli incentivi verranno assegnati in maniera selettiva e premieranno gli agricoltori attivi e non vi saranno più obblighi sul numero di colture per riceverli (prima erano minimo 3)”.

Le statistiche Istat ci dicono che importiamo più agrumi e frutta secca di quanti ne esportiamo, solo la produzione di kiwi riesce a registrare l’80% di export – evidenzia Salvi di Fruitimprese – L’Italia dovrebbe guardare ai modelli virtuosi d’Europa, ci sono Paesi come Belgio e Olanda che hanno porti e trasporti più efficienti ed economici, per favorire l’export hanno il supporto di una burocrazia snella, hanno catene di distribuzione internazionali, hanno uno Stato che li assicura quando decidono di affrontare i rischi d’esportazione e si affidano alle ambasciate per presentare i prodotti all’estero”.

Potremo avere contezza degli aiuti dall’Europa solo quando le soglie teoriche della Pac giungeranno ai produttori – spiega Giardina di Confagricoltura – Intanto per poter affrontare il mercato dobbiamo ridurre i costi del lavoro, di gestione, di trasporto e bilanciare il peso tra qualità e prezzo”.

Mentre la Pac ritiene cruciale l’istituzione di Op consistenti e operative, in Sicilia si registra un tasso di organizzazione tra i peggiori d’Italia. Dall’Europa è previsto un supporto per il lavoro di chi, unito a molti altri, mira e raggiunge obiettivi comuni finalizzati allo sviluppo della produttività e alla tutela ambientale.

Solo l’aggregazione può favorire la crescita - conclude Laudani di Fruitimprese Sicilia - Le imprese che hanno già relazioni stabili con la Gdo potrebbero essere vincolate da accordi di filiera con le organizzazioni di produttori, bisogna costituire gruppi consistenti e performanti. Invece viviamo in un sistema frammentato dove esistono tante, forse troppe Op con pochi produttori, se non invertiamo la rotta gli aiuti assegnati non potranno mai oculatamente ottenere risultati competitivi”.