Le famiglie riescono ad arrivare a fine mese solo con una feroce spending review tra le mura domestiche, come dimostra il crollo dell’1,8 per cento della spesa per i consumi nei primi sei mesi dell’anno. Purtroppo il potere d’acquisto continua a rimanere in territorio negativo (-1,7 per cento) e le famiglie, di conseguenza, sono costrette a tagliare su tutto, anche su quantità e qualità del cibo portato in tavola. E l’aumento dell’Iva al 22 per cento non fa che rendere tutto ancora più difficile. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati diffusi dall’Istat.

La tavola degli italiani, come nota la Cia, è sempre più low-cost: il 62 per cento delle famiglie riduce le quantità di cibo acquistate, mentre per 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica alternativa praticabile per resistere ai colpi della crisi. Nel 2013 si è ridotta di netto la spesa per pesce (-18,4 per cento) e carne rossa (-4 per cento), ma anche quella per pasta (-9 per cento) e latte fresco (-7,5 per cento).

"La situazione degli italiani è drammatica e che non si intravede alcun recupero della domanda interna - spiega la Cia - Bisogna fare tutto il possibile per cancellare l’aumento dell’Iva, dando un segnale di fiducia alle famiglie e alle imprese. Non si può ignorare il fatto che l’aumento dell’imposta riguarda il 60 per cento dei consumi e che questo innalzamento di un punto percentuale dell’aliquota avrà un costo compreso tra i 200 e i 300 euro annui a famiglia. Continuando su questa strada, quindi, si deprime ancora di più la crescita e si allontana la ripresa dell’economia e del Paese".