L’apertura delle frontiere della Corea del Sud ai kiwi italiani è un passo avanti importante per l’export agroalimentare nazionale. È stato un processo lungo e complesso che ha permesso al nostro paese di fare il suo ingresso in un mercato in forte espansione”.
Così il ministro Catania annuncia l'esito positivo del lavoro iniziato nel 2005 e condotto d'intesa con ministero degli Esteri.

La decisione presa dall'Animal, plant and fisheries quarantine and inspection agency, l'Autorità fitosanitaria coreana, “rappresenta, nonostante la notevole distanza - sottolinea Davide Vernocchi, presidente del settore ortofrutticolo di Fedagri-Confcooperativeuna grande opportunità per una delle nostre principali produzioni ortofrutticole”.

Quello del kiwi coreano è un mercato dagli ampi margini di sviluppo vista la sua capacità di auto approvvigionamento pari al trenta per cento della domanda interna; una domanda che l'Italia, forte di una commercializzazione nazionale pari a 500mila tonnellate eccedentarie, la metà è destinata all'export, è assolutamente in grado di soddisfare.

 

Il mercato coreano

La produzione locale che ammonta ad un totale di poco più di mille ettari suddivisi tra le varietà Hort - 100 ettari - e Hayward, pur a fronte di una forte richiesta del mercato, non prevede nuovi impianti per i prossimi tre anni. 
Le importazioni, trentamila tonnellate nel 2010, provengono oggi da Nuova Zelanda e, in parte minore, dal Cile. 
"Una grossa opportunità per l'export italiano, unico partner europeo ad avere accesso a questo mercato, che andando a coprire la stagionalità opposta a quella dei competitors - sottolinea il Centro servizi ortofrutticolo - si colloca in un mercato senza concorrenti". 

 

Non solo kiwi

Per una serie di altri prodotti ortofrutticoli freschi, l'autorizzazione delle autorità coreane è attesa dal 2009; “ci auguriamo – afferma Cristian Maretti, direttore di Legacoop Agroalimentare Nord Italia - che questo primo passo sia di buon auspicio per l'apertura di altre barriere fitosanitarie che limitano fortemente gli sbocchi commerciali dei nostri prodotti, in primis mele e pere per le quali permane il divieto di ingresso negli Stati Uniti”.
Si tratta, in questo caso, di un fronte aperto per l'ortofrutta italiana su cui il Mipaaf sta spendendo non poche energie e che per il ministro Catania rappresenta la partita più importante essendo ormai diventato un problema dai connotati politici da affrontare su più livelli, coinvolgendo Bruxelles.

 

Frutta fresca, il quadro di Ismea

Pubblicato nella prima settimana di marzo 2012, il rapporto Ismea relativo al settore frutta fresca riguardante il quarto trimestre 2011, segna una riduzione degli incassi delle esportazioni verso l'Ue 27 (cui sono riconducibili l'86 per cento degli introiti) di 13 punti percentuali. Ciò è riconducibile sia alla riduzione del valore medio unitario (-10 per cento) che dei volumi spediti (-3 per cento).
Anche gli introiti derivanti dalle spedizioni extra Ue sono scesi di sei punti percentuali, questa volta non a causa dei volumi (cresciuti del sette per cento) ma dei prezzi medi in calo di dodici punti.
In ambito domestico, i consumi scendono di 1,2 punti percentuali cui si accompagna un aumento dei prezzi dell'1,4 per cento.

L'offerta interna cresce di tre punti percentuali e le produzioni contrassegnate dalla maggiore vivacità produttiva sono kiwi e pere; in trend positivo anche la produzione di mele (2,28milioni di tonnellate nel 2011) la cui disponibilità sul mercato per il consumo fresco rimane però invariata vista la maggiore quantità avviata alla trasformazione.