Al via il Piano nazionale per il Sud approvato dal Consiglio dei ministri. Stando a quanto comunicato da Palazzo Chigi, si tratta di un “un atto di impegno politico e di indirizzo strategico e di un decreto legislativo nell'ambito del federalismo fiscale approvato in via preliminare che dovrà ora trovare attuazione concreta in successivi provvedimenti di cui dovranno farsi carico le Amministrazioni competenti”.
Partendo dall'indicazione di un numero limitato di priorità, il documento tiene conto delle proposte delle parti sociali in materia di crescita ed occupazione nel Mezzogiorno, mettendo a disposizione circa 100 miliardi di euro di cui, come spiega il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, “20 sono in programmazione e altri 80 o non sono stati spesi o sono bloccati da mille rivoli”.

Il piano si articola in otto punti: infrastrutture, ricerca, scuola, giustizia, sicurezza, pubblica amministrazione e servizi pubblici, incentivi alle imprese e Banca del Sud.
Gli interventi prioritari rivolti al sistema agricolo meridionale, si prefiggono di definire un efficace coordinamento interregionale ed azioni supportate da linee strategiche di sviluppo in grado di promuovere, in raccordo con la programmazione regionale, la cultura dello sviluppo sostenibile del territorio attraverso un sistema consolidato di relazioni tra le imprese agricole.

Si prevede, pertanto, la creazione di una rete di servizi materiali e immateriali attraverso il ripristino del sistema dei Consorzi agrari, così da aumentare la competitività del sistema di costi; il potenziamento della capacità finanziaria del Fondo di garanzia nazionale istituito dall'articolo 17 del decreto legislativo 102/2004 il rafforzamento patrimoniale dei confidi agricoli e la concessione di garanzie suppletive per l'accesso al credito.

Nella medesima ottica, si punta l'indice sul sostegno alla nascita di giovani imprese attraverso interventi di ricambio generazionale e l'attuazione del regime di aiuti relativo alle agevolazioni per l'insediamento di giovani in agricoltura. Per assicurare azioni di sistema orientate alla competitività sui mercati nazionali ed esteri, completa il quadro, la realizzazione di accordi di filiera interregionali.

“L'impostazione del Piano” ha fatto sapere Fitto, “anticipa di fatto i nuovi orientamenti che stanno emergendo a livello europeo dal confronto tra i 27 Paesi membri sulle potenzialità ed i problemi della politica di coesione. La concentrazione degli interventi su poche e rilevanti questioni e la maggiore attenzione alla loro efficacia, costituiscono le linee guida che il Governo ha adottato”.

Durissima la reazione di Sergio D'Antoni, responsabile Pd dell'organizzazione e delle politiche sul territorio il quale descrive il piano come “fumo negli occhi dei meridionali per coprire il più totale immobilismo e persino un nuovo e spudorato taglio alle risorse destinate alle aree deboli del Mezzogiorno. Con questa operazione” spiega D'Antoni, “il Governo non mette un euro aggiuntivo, e anzi arriva a sottrarre oltre 5 miliardi di euro dalla dotazione del Fas, 3 dalla dotazione regionale e 2,1 dal residuo della quota nazionale”.

“La parte del Piano per il sud che riguarda il settore agricolo è solo un elenco di parole vuote e non rappresenta, certo, la base di partenza per il rilancio di un comparto a cui il governo sta costantemente sottraendo risorse” ha fatto eco Gino Rotella, Segretario nazionale Flai-Cgil, che ha proseguito affermando che “l'esecutivo in questo modo, sposta l'attenzione dalle sue mancanze nei confronti dell'agricoltura e della forestazione italiana presentando un piano che, ad una prima lettura, sa tanto di operazione mediatica ed elettorale. Il governo, rispetto alle problematiche connesse all'agricoltura del sud, dovrebbe elaborare una posizione chiara e condivisa sulla riforma della Pac in previsione di un negoziato con la commissione europea che rischia di concludersi con un ingente taglio di risorse per il nostro paese e, quindi, anche per le regioni del mezzogiorno".

Seppur meno negativa, Confeuro esterna preoccupazione per la corretta gestione degli 80 miliardi di euro messi a disposizione chiedendo, inoltre, maggiore chiarezza sulla ripartizione delle risorse ed avanzando dubbi, in particolare, sulla misura in cui sarà coinvolta l'agricoltura. “La dispersione e la mala gestione dei fondi” ha dichiarato il presidente nazionale, Rocco Tiso, “sono due piaghe del nostro Paese che soprattutto al sud hanno sempre generato danni gravissimi e attutito ogni tentativo di rilancio economico. Lo stato” ha aggiunto, “dovrebbe garantire un organismo di gestione trasparente, solido e super partes. Compito senza dubbio reso più difficile dalla paralisi governativa”.

Secondo Franco Verrascina, presidente Copagri, si tratta di entrare nel dettaglio e capire quali siano le risorse destinate al pacchetto agricolo e quale può essere l'effettivo impatto strategico delle misure previste. “Sottolineo l'esigenza di un efficace impegno sul fronte della leva creditizia” ha commentato Verrascina, spiegando che il numero delle aziende che investono in innovazione è in caduta libera a causa delle difficoltà finanziarie e di accesso al credito.

“Certo è” ha proseguito “che un qualsiasi piano di sviluppo non può essere avulso dalla realtà territoriale verso la quale è orientato. Il Sud è fatto di aree rurali e agricoltura cui sono legate gran parte delle potenzialità turistiche ed i produttori agricoli italiani sono tutt'altro che restii a innovare”. Positivo, secondo Verrascina il rilancio dei confidi e del sistema consortile, a patto che quest'ultimo sia fondato sulle originarie finalità di sostegno della produzione agricola e della sua commercializzazione senza che si crei terreno fertile per interessi che nulla hanno a che fare con il settore agricolo.