Al via la seconda fase del 'Progetto Kenya' dell’Università di Udine a sostegno dell’apicoltura nella regione degli altopiani del Paese africano.
Giovedì 16 settembre partirà alla volta del Kenya un gruppo di ricercatori del team del dipartimento di Biologia e protezione delle piante dell’ateneo friulano che ha dato vita all’iniziativa assieme ai missionari pordenonesi don Elvino Ortolan e don Romano Filippi.
Il progetto, avviato nel 2009, durerà cinque anni. L’obiettivo è diffondere l’apicoltura, soprattutto fra i giovani, come mezzo per l’autosostentamento delle popolazioni locali e per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. A partire per il Kenya saranno i ricercatori Desierato Annoscia, Simone Del Fabbro e Francesco Nazzi.
La seconda fase del progetto prevede un laboratorio per insegnare agli studenti di due scuole superiori a realizzare, con materiale di recupero, l’attrezzatura necessaria all’apicoltore. Inoltre, utilizzando il metodo della scrittura collettiva, i ragazzi, guidati dai ricercatori dell’ateneo, inizieranno ad elaborare un piccolo manuale sull’apicoltura impiegando le informazioni via via apprese.
Nello spirito che anima l’istituzione universitaria, il progetto coniuga ricerca e didattica. Attraverso la prima si individuano i metodi di allevamento più adatti ed efficienti per gli altopiani kenyoti. Poi, attraverso le attività didattiche, questi metodi vengono fatti conoscere ai potenziali utilizzatori. In particolare, da un lato i ricercatori udinesi studiano le razze di api locali, le avversità e i metodi apistici del luogo. Dall’altro, effettuano interventi didattici nelle due scuole delle missioni di don Elvino e don Romano, rispettivamente la Sirima Catholic Mission e la Mugunda Catholic Parish, a circa 200 chilometri dalla capitale Nairobi.
L’apicoltura è un’interessante opportunità per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali di tutto il mondo. Non implica il possesso di terra, può essere svolta anche come attività part-time e fa uso di un’attrezzatura particolarmente semplice. Inoltre, facilita la conservazione dell’ambiente naturale e incrementa la resa di numerose produzioni agricole. Infine, fornisce sostanze utili all’alimentazione, come il miele, ma anche prodotti che possono essere usati per l’automedicazione, come il propoli.
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